Energia verde
Stop alle tasse sulle energie rinnovabili

Niente più il contributo annuo da 10 euro/Kw per i titolari di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di potenza superiore a 20 kW. Approvato alla Camera un emendamento della Lega
24 gennaio 2024 | C. S.
La Camera ha approvato la soppressione del criticato comma 2 del quarto articolo del DL Energia, eliminando così la discussa tassa sulle energie rinnovabili in Italia. Questo passo, accolto con sollievo dal settore, è stato possibile grazie a una serie di emendamenti identici presentati sia dall’opposizione che dalla maggioranza durante il processo di conversione in legge.
La versione originale proposta dal Governo Meloni prevedeva la creazione di un fondo da 200 milioni di euro. Tale fondo sarebbe stato sostenuto in parte dagli sviluppatori di tali impianti. Il controverso comma 2, ora abrogato, imponeva ai titolari di sistemi produttivi alimentati da Fonti di Energia Rinnovabile (FER), con una potenza superiore a 20 kW e un titolo di costruzione ottenuto tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2030, di versare un contributo annuale di 10 euro/kW installato per i primi tre anni.
Il gettito avrebbe dovuto alimentare un nuovo “fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale” allo scopo di incentivare le regioni e le province autonome ad ospitare impianti a fonti rinnovabili, visto anche che l’iter autorizzativo per gli impianti spesso si blocca proprio quando a dare il via libera sono chiamati gli enti locali.
"Esprimiamo soddisfazione per la modifica al Dl Energia, che ha consentito di cancellare la tassa pari a 10 euro a kw che sarebbe andata a gravare sulla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di potenza superiore a 20kw", scrive in una nota, l'Alleanza per il Fotovoltaico. "Si tratta di un'inversione di rotta fondamentale, coerente con gli impegni assunti dal Governo di triplicare la quantità di energia proveniente da rinnovabili entro il 2030. La nuova tassa avrebbe, invece, generato l'effetto opposto, allontanando l'Italia dal raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica del PNIEC e del PNRR, e fatto lievitare il costo dell'energia. Allo stesso tempo si sarebbe configurato un arretramento nella creazione di nuovi posti di lavoro e un indebolimento del Paese sotto il profilo dell'attrattività di investimenti. Quello di oggi è un ottimo segnale per l'Italia, in linea con il necessario e progressivo processo di decarbonizzazione che occorre garantire senza esitazioni. Il lavoro sinergico del Ministro Pichetto Fratin e del Parlamento, in particolare dei relatori del provvedimento e dei deputati della Commissione Ambiente, ha dato i suoi frutti, a testimonianza di come il confronto sia un elemento essenziale del rapporto tra politica e imprese".
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