Quo vadis 25/03/2021

Il mondo dell'olio d'oliva visto da alcune coraggiose imprenditrici in rosa

Il mondo dell'olio d'oliva visto da alcune coraggiose imprenditrici in rosa

In Umbria per incontrare tre donne associate Assoprol, rappresentanti di realtà che hanno voluto portare una sferzata femminile in un settore tradizionalmente maschile. Che si tratti di olivi, di frantoio o turismo, la visione cambia le prospettive


Nel settore olivicolo-oleario italiano le donne sono una minoranza, anche se molto “rumorosa”.

Vincono premi e concorsi, innovano, prendono le redini di aziende tradizionali cambiando strategie e visioni.

Il mondo dell'olio d'oliva, oltre a essere tendenzialmente maschile, è anche molto tradizionalista e sopporta l'innovazione. Le abitudini diventano davvero il fulcro, il business core dell'azienda, tanto che, ancor oggi, troviamo le macine in molte etichette e brochure, quando si tratta, per lo più, di reperti storici.

Ecco allora che siamo voluti andare in Umbria a incontrare tre imprenditrici, associate Assoprol Umbria, che, nel loro territorio, stanno facendo la storia, portando una ventata di freschezza, oltre il fruttato dell'extra vergine.

A Torgiano incontriamo Vittoria Iraci dell'azienda La Montagnola con un controllo totale della filiera, oliveti antichi e moderni.

- i vecchi olivi e oliveti non sono una "palla al piede" rispetto alla gestione più economica e profittevole di quelli più giovani e moderni? Perchè non pensare di estirpare e reimpiantare?
Sarebbe bello poter impiantare dei nuovi oliveti! Noi abbiamo ereditato l’azienda dei nonni, e la maggior parte degli olivi sono secolari. Nel corso degli anni, mio padre prima e i miei fratelli ed io poi, abbiamo messo alcuni impianti nuovi, ove possibile. Purtroppo essendo tutta l’azienda sotto vincolo paesaggistico non è consentito estirpare le vecchie piante, anche se cariate e improduttive. Ci auguriamo che nei prossimi programmi di politica olivicola si presti attenzione a questo problema, che riguarda comunque molte aziende. Si può avere attenzione al paesaggio agrario anche reimpiantando nuovi oliveti dove l’abbandono scaturisce dall’impossibilità di gestione agronomica.

- quanto conviene realmente produrre l'olio e quanto è invece più redditizio l'utilizzo dei sottoprodotti dell'olivo a fini energetici?
La nostra azienda agricola oltre gli oliveti, il frantoio e un agriturismo, ha un impianto a biomassa. Si tratta di un digestore anaerobico. Da 5 anni ritiriamo i sottoprodotti da oltre 30 frantoi nella provincia di Perugia. Su questo argomento voglio sottolineare che più che l’aspetto redditizio è importante valutare l’aspetto ambientale e sostenibile. Sarebbe da auspicare in futuro un circuito virtuoso in cui l’olivicoltore e il frantoiano possano ritirare il prodotto digestato, cioè il residuo del processo di digestione anaerobica, per la fertilizzazione i propri terreni, restituendo così la sostanza organica e minerale sottratta con il ciclo produttivo.

Ci spostiamo di pochi chilometri, a Terni dall'azienda Fioretti, che vede in Virginia Antonini la punta di diamante. Un frantoio che ha un importante impianto di stoccaggio e un importante agriturismo.

- l'Umbria è un piccolo territorio olivicolo con una produzione limitata, ha senso regolare la domanda e offerta attraverso lo stoccaggio?
Lo stoccaggio per noi è importante per conservare grossi quantitativi di olio durante l’anno da immettere nel mercato nelle migliori condizioni. Offriamo anche al piccolo produttore, cliente del frantoio, la possibilità di stoccare e imbottigliare nei nostri locali il loro olio. Questo infatti non sempre ha strutture a norma di legge, dedicate a questa attività. I locali di stoccaggio sono adeguatamente climatizzati per mantenere una temperatura ideale intorno ai 15° e l’olio è tenuto sotto gas inerti (azoto, argon) così da evitare che il contatto con l’aria ossidi e deteriori il prodotto.

- il turismo rurale può aiutare a far apprezzare e vendere l'olio, è noto. Ma quanti turisti poi, a casa, ritornano a comprare le offerte al supermercato dopo aver degustato l'olio umbro?
E’ molto importante insegnare al turista a capire l’olio attraverso l’assaggio. Quasi nessuno ha mai assaggiato un olio prima di acquistarlo ritenendolo semplicemente un prodotto da usare per cucinare. Dopo le nostre semplici spiegazioni ci accorgiamo che per loro si apre un mondo. Con estrema soddisfazione posso dire che abbiamo avuto dei riscontri molto positivi adottando questo metodo, facendo entrare i nostri ospiti negli oliveti, in frantoio, nelle cucine, accompagnandoli nella scoperta dei sapori. Tanti sono gli ospiti che comprano i nostri oli e che hanno contagiato parenti e amici. E’ così che con soddisfazione abbiamo incrementato la vendita diretta.

Infine, ci siamo spostati presso l'azienda Federici, nel frantoio Sassovivo, amministrato da due cugine intraprendenti e volitive, Chiara e Jessica, che, oltre a gestire il proprio innovativo frantoio, coordinano l'attività di molti olivicoltori locali.

- quanto gli olivicoltori umbri sono ancora legati alla tradizione e quanto amano che il frantoio utilizzi le ultime tecnologie?
Gli olivicoltori umbri sono profondamente legati alla tradizione, soprattutto quelli più anziani, che associano a questa la vera qualità, quella dell’olio di un tempo. E’ con loro che abbiamo faticato di più per far accettare le nuove tecnologie, per convincerli all’uso di temperature di estrazione più basse e minori tempi di gramolazione. Alla fine ce l’abbiamo fatta, li abbiamo convinti con la qualità, la gentilezza e l'attenzione. Lo scorso anno abbiamo ammodernato alcuni macchinari, che aiutano ad esaltare ancor più le caratteristiche organolettiche, con grande apprezzamento di tutti i clienti che trovano nel nostro frantoio quelle condizioni di igiene e capacità lavorativa in grado di soddisfare le loro aspettative.

- il frantoio è sempre stato visto come un ambiente maschile, come hanno preso i suoi clienti due donne frantoiane?
Nel 2013 abbiamo deciso di rilevare il vecchio frantoio e l’impatto iniziale per i nostri clienti è stato indubbiamente forte. Regnava lo stupore, la perplessità e a tratti anche l’apprensione. Sensazioni che sono svanite poco dopo nel momento in cui si sono resi conto che non solo eravamo in grado di svolgere tutte le mansioni da “vero frantoiano” come lo scarico delle olive con il carrello elevatore, la gestione della clientela e della parte amministrativa e il controllo della parte tecnica fondamentale per la conduzione dell’impianto oleario, ma anche che le innovazioni apportate e la cura dei dettagli erano un importante valore aggiunto. Siamo la quota rosa non per diritto ma per merito.

di T N