Quo vadis
I territori oleari italiani, questi sconosciuti
Se ne parla tanto in occasione di convegni, incontri e dibattiti ma si fa poi ben poco per promuovere e pubblicizzare le specificità locali, a tutto vantaggio di standardizzazione e globalizzazione
09 ottobre 2014 | Francesca Gonnelli
Il potere della pubblicità potrebbe aiutare le imprese frantoio?
Lo abbiamo chiesto ad alcune aziende frantoio associate AIFO dislocate in varie regioni italiane. Ciò che emerge sembra una mancanza di comunicazione mediatica a livello locale nel promuovere il “territorio” di cui tutti parlano tanto in occasione dei convegni. Ma i consumatori sono messi in condizione di conoscere davvero le risorse enogastronomiche e turistiche italiane?
Nel Lazio, a Viterbo il Frantoio Archibusacci F. & C. sas di Simona Archibusacci proprio al fine di valorizzare al meglio il territorio ed i suoi prodotti, riterrebbe utile costituire un Consorzio di tutela del marchio Dop Canino, sia per agevolare l’attività delle aziende quanto per pubblicizzare maggiormente il prodotto ed i luoghi di interesse storico presenti. Una mancanza di pubblicità avvertita anche dall’Antico Frantoio Trampolini sas, che ha la sua attività in Umbria, vicino Perugia il quale riterrebbe fondamentale un maggior coinvolgimento delle istituzioni e un maggior sostegno alle aziende artigiane medie e piccole proprio al fine di valorizzare la tradizione ormai secolare dei processi di lavorazione che, tramandati di generazione in generazione, consentono di ottenere prodotti di alta qualità.
Anche sul territorio siciliano, a Marsala la dott.ssa Burgarella dell’Azienda Agrituristica Fontanasalsa, socio Aifo Sicilia sottolinea come l’alta qualità dei prodotti è strettamente collegata alle buone tecniche di coltivazione e trasformazione del prodotto, dal nascere del fiore sulla pianta fino alla consegna del confezionato al rivenditore finale e dove, per ogni cultivar, vengono applicati in azienda protocolli appropriati al fine di ottenere il top da ogni tipologia di oliva. Una lavorazione attenta e precisa finalizzata ad estrarre un extravergine con caratteristiche ben definite strettamente collegate sia fattori pedoclimatici sia alle tecniche di estrazione e lavorazione applicate.
E proprio nella Regione Molise, a Campobasso che il socio AIFO Frantoio Oleario Di Vito Giovanni evidenzia in maniera precisa e dettagliata come sarebbe semplice far conoscere il lavoro dei frantoi partendo proprio dal territorio regionale per come si presenta e per le numerose opportunità che offre. Segnala come sarebbe importante far conoscere ai consumatori il suo territorio a partire dai Tratturi, le vie della transumanza: l'Aquila-Foggia, Centurelle-Montenero, Ururi-Serracapriola. Con un’ora di macchina è possibile spostarsi dal mare alla montagna, passando attraverso gli invasi del Molise: il Lago del Liscione o di Guardialfiera, dal paese omonimo, ottenuto negli anni Sessanta per effetto dello sbarramento del corso del fiume Biferno con una diga di 497 metri; il lago di Occhito costruito a valle del Ponte 13 Archi, che ha sempre unito l'antico Contado di Molise con il Tavoliere delle Puglie, è un suggestivo richiamo turistico per gli aspetti naturalistici e la pescosità delle sue acque; il Bacino di Castel San Vincenzo, in provincia di Isernia, è formato da un poderoso sbarramento che imbriglia ed incanala le acque delle sorgenti del Volturno alle pendici delle Mainarde, ad un chilometro dall'abitato di Rocchetta. Il lago occupa una superficie di 61,40 chilometri quadrati ed ha una capacità di 10 milioni di metri cubi d'acqua. Lungo il percorso si trovano siti archeologici quali Larino ed Altilia; tutto può essere fatto anche all’insegna dell’enogastronomia, partendo dal basso Molise con la Pampanella di San Martino si arriva fino alla stracciata di Carovilli e il caciocavallo di Agnone. Un territorio collinare che dista pochi km dal mare, con un clima mite che rende possibile la coltivazione di numerose colture, oltre all’olio extravergine di oliva DOP Molise ottenuto da selezione Gentile di Larino e Leccino, espressioni del territorio, che creano un prodotto con note di amaro e piccante ben dosati ed equilibrati e con sentori di erba tagliata, carciofo e retrogusto di mandorla.
Un viaggio, quindi, variegato, ricco ed interessante che sarebbe giusto valorizzare e consigliare per far conoscere, anche agli stranieri, la risorsa del domani: un‘Italia multisensoriale.
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