A regola d'arte

Il cocktail più trendy dell'estate è all'olio d'oliva e si chiama The Oliveto

Dal capo barman del miglior bar al mondo nel 2016 una proposta molto creativa che vede l'olio extra vergine di oliva come protagonista. “Ho creato The Oliveto nel periodo in cui stavo giocando con il fat-washing" spiega, in esclusiva per Teatro Naturale, Phillip ‘Pip’ Hanson, svelandoci anche la ricetta

05 agosto 2016 | Ylenia Granitto

Forse non tutti sanno che a Londra si può bere il miglior cocktail al mondo a base di olio extra vergine di oliva. Ebbene sì, l’oro liquido non smette di stupire e in una delle sue ormai innumerevoli declinazioni di utilizzo finisce addirittura nel bicchiere insieme al gin grazie a un’idea di Phillip ‘Pip’ Hanson.

Pip è da poco il nuovo capo barman dell’Artesian di Londra, il quale per il quarto anno consecutivo si è aggiudicato il primo posto nella classifica dei 50 migliori bar del mondo. All’interno del Langham Hotel, nel quartiere chic di Marylebone, il suo bancone offre la più alta qualità e la miglior proposta creativa a detta di una giuria di oltre 400 esperti coordinata da Drinks International, rivista autorevolissima nel mondo del beverage. L’Italia si è fatta onore nella classifica con il 21° posto del Jerry Thomas di Roma (che ho provato e consiglio caldamente) e il 46° posto del Nottingham Forest di Milano. In attesa di scoprire il prossimo ottobre i migliori del 2016, ho contattato Pip per sapere qualcosa in più sul suo cocktail a base di olio extra vergine di oliva che si chiama, guarda caso, ‘The Oliveto’.

Americano di Minneapolis, città dove ha ricoperto il ruolo di ‘beverage director’ presso un altro pluripremiato bar, il Marvel, il nostro bartender d’eccellenza ha all’attivo un periodo di ‘studio’ con il guru giapponese del cocktail Uyeda Kazuo, (il cui è celebre tra l’altro per aver inventato la tecnica di miscelazione ‘hard shake’ che favorisce lo scivolamento del ghiaccio all’interno dello shaker evitando i movimenti che causano la frantumazione dei cubetti). Da pochi mesi a Londra, Pip fonde nei suoi cocktail “meticolosa cura della tecnica classica ed eleganza nell’innovazione essenziale”, come si legge nella presentazione che fa di lui il Langham Hotel.

Questa è la ricetta di The Oliveto:
6 cl (abbondanti) Martin Miller’s Westbourne gin (oppure Gordon’s gin)
1 cl Licor 43
3 cl succo di limone fresco
1 cl sciroppo di zucchero
1,5 cl olio extra vergine d'oliva
1 albume
‘dash’ (un pizzico, in gergo) di soluzione salina

Combinare gli ingredienti nello shaker e agitarli senza ghiaccio. Aggiungere il ghiaccio e agitare nuovamente per circa 2 minuti. Filtrare in un bicchiere del tipo ‘old fashioned’ precedentemente riempito con ghiaccio.

Ho innanzitutto chiesto a Pip del perché abbia pensato di utilizzare l'olio extra vergine di oliva come ingrediente per uno dei suoi cocktail. “Ho creato ‘The Oliveto’ nel periodo in cui stavo giocando con il ‘fat-washing’”, racconta. Mi spiega che si tratta di una tecnica di aromatizzazione dell’alcool per mezzo di ingredienti ad alto contenuto di grassi, come il burro o addirittura il bacon. Dopo aver sciolto il grasso nell’alcool, mescolato e raffreddato per un certo periodo di tempo, viene rimossa la parte grassa che lascia sapore allo spirito.
“In questo senso ho pensato di utilizzare l’olio extra vergine di oliva con il gin, in quanto avevo a disposizione un prodotto di alta qualità il cui sapore non risultava troppo preponderante e sembrava unirsi bene al distillato. Quindi ho realizzato che se avessi usato un bianco d'uovo nel cocktail non avrei neanche avuto bisogno di fare ‘fat-washing’ con il gin. Avrei potuto mettere l’olio direttamente nel cocktail e l'albume lo avrebbe emulsionato!” Ha provato e si è reso conto che il cocktail riusciva alla perfezione.

Riguardo l’origine dell’evocativo nome italiano, scopro che ‘The Oliveto’ in effetti deriva da qualcosa di nostrano. “Lo chef che lavorava con me aveva appena concluso il suo lavoro nelle cucine dell’Oliveto di Oakland in California, mi racconta. È stato un omaggio a lui e una scelta quasi naturale visto il significato.”

A questo punto sono curiosa di sapere quale tipo di olio extravergine si debba usare e Pip mi dice che per ottenere un buon risultato è ovviamente importante, anzitutto, prediligere un prodotto di alta qualità. “Con i diversi oli evo da tutto il mondo possiamo avere a disposizione moltissimi aromi e sentori differenti e la sperimentazione con diversi prodotti originari delle varie regioni può essere non solo divertente ma anche interessante”, considera lui mentre riguardo la provenienza mi dice di aver avuto a disposizione alcuni oli d’oliva biologici spagnoli con cui si è trovato molto bene. “In ogni caso - spiega - si può utilizzare un olio che sia abbastanza piccante o magari abbia dei sentori di spezie o pepe perché penso che queste caratteristiche leghino bene con la nota di vaniglia agrumata del Licor 43 e con la connotazione erbacea del gin.”

Pip mi racconta di essere stato nel nostro Paese. Gli chiedo cosa ha apprezzato di più e delle bevande e del cibo che ha amato. “Io amo l'Italia!” - esclama e ricorda con grande piacere di aver trascorso un paio di giorni a Cocconato e a Torino come ospite di Roberto Bava, viticoltore e produttore del celebre Cocchi vermout. “Mi è piaciuta moltissimo la città di Torino con i suoi piccoli ristoranti e bar, dove ho bevuto così tanti caffè da farmi girare la testa!”, racconta da bravo americano non avvezzo all’espresso e, aggiunge, “mi piace quasi tutto quello che ho assaggiato ma ammetto che adoro la pasta con il ragù alla bolognese.” Per quanto riguarda i drink beh, mi confida che secondo lui “c’è qualcosa nell’aria in Italia che rende l’Aperol Spritz più buono che in qualunque altra parte del mondo!”

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Rocco Fiorenza

17 agosto 2016 ore 03:24

Tanto per conoscenza .... Sono 15 anni che faccio il gin sour all'olio extravergine d'oliva Dop "Nocellara del Belice" pressato a freddo .... così tanto per dire .... purtroppo sono in Sicilia e non a Londra ..... quindi non conta !!!...