Associazioni di idee 02/05/2023

L'avanzata di Xylella fastidiosa minaccia l'olivicoltura italiana

L'avanzata di Xylella fastidiosa minaccia l'olivicoltura italiana

La Xylella ha contagiato oltre 21 milioni di piante, provocando un crollo produttivo del 75% nella provincia di Lecce, del 20-25% in quella di Brindisi e del 15% in quella di Taranto


Con una media di 20 chilometri all’anno nell’ultimo decennio, la Xylella, il batterio killer arrivato dal Centroamerica ha devastato gli ulivi italiani, con un’area invasa da piante zombie che va dal Capo di Leuca e Gallipoli, nell’estremità meridionale della provincia di Lecce, fino alle porte di Bari fra Polignano, Monopoli e Castellana Grotte. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sull’avanzata dell’epidemia di Xylella diffuso in occasione della giornata in difesa degli ulivi al Villaggio contadino di Bari, a 10 anni dall’arrivo della Xylella in Italia.

Siamo di fronte – evidenzia Coldiretti – a una vera e propria emergenza che non riguarda più solo alcune zone della Puglia ma rischia di estendersi a livello nazionale ed europeo con la guerra al batterio che ha un valore ambientale, scientifico ed economico. La Xylella – spiega Coldiretti – viene diffusa da un insetto, la “sputacchina”, che inocula il batterio nei canali linfatici delle piante, prosciugandole dall’interno e uccidendole senza pietà.

Ogni sputacchina – spiega Coldiretti – riesce a percorrere da sola fino a 400 metri, ma può restare attaccata a camion, moto e automobili coprendo decine di chilometri ogni anno come dimostra l’avanzata dell’epidemia in Puglia. L’insetto si infetta con il batterio della Xylella fastidiosa prendendolo da piante già contaminate e per tutta la sua vita rimane un portatore attivo del contagio.

Dal 2013 ad oggi la Xylella portata dalla sputacchina ha camminato e dopo aver praticamente azzerato il patrimonio olivicolo del Salento, compromesso gravemente gli oliveti di Brindisi e a Taranto, è arrivata in provincia di Bari – sottolinea Coldiretti - tanto da dover istituire una nuova area infetta denominata “Valle d’Itria” a causa dell’’elevato rischio sanitario confermato nell’area tra Monopoli, Polignano e Castellana Grotte dove è stato rinvenuto un pericoloso focolaio attivo.

Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo – denuncia la Coldiretti – che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni.

Il “Libro nero della Xylella” copre gli ultimi dieci anni e si apre con i primi ulivi morti scoperti nella zona di Gallipoli nell’ottobre del 2013 e i mesi successivi che portano all’individuazione di nuovi focolai nella zona del Capo di Leuca con la malattia che – sottolinea Coldiretti - trasforma le piante in scheletri grigi, azzerando la produzione di olive. A luglio 2014 viene delimitata l’area infetta, individuando una fascia di eradicazione, una zona cuscinetto e un iniziale cordone fitosanitario. A febbraio 2015, il ministero nomina un commissario delegato per l’attuazione degli interventi per far fronte all’emergenza. Nel 2015 nuovo focolaio nel brindisino, a Oria.

Ad aprile 2016 le stragi degli ulivi proseguono nel sud Salento fra Giuggianello e Minervino di Lecce e nuovi focolai vengono ritrovati nel Brindisino a distanza di circa 50 chilometri dalla prima zona infetta di Gallipoli. A febbraio 2017 – continua Coldiretti – l’area cuscinetto viene allargata a nord con il batterio che dilaga a Ostuni e nel Brindisino. A marzo 2017 in provincia di Taranto le campagne di Manduria e Fragagnano sono per la prima volta interessate dal ritrovamento di piante infette.

A ottobre dello stesso anno si aggrava la situazione dei nuovi focolai in Valle d’Itria – evidenzia Coldiretti - e la nuova zona tampone si prepara a sconfinare per la prima volta in provincia di Bari, con l’epidemia ormai alle porte della pianta degli olivi monumentali. A marzo 2018 la zona cuscinetto viene creata per la prima volta in provincia di Bari. Fra gennaio 2019 e dicembre 2020 il batterio rafforza la sua presenza mortale nel Brindisino e in provincia di Taranto, per raggiungere a fine 2022 Monopoli, Canosa, Polignano e Castellana Grotte. Una marcia della morte che – continua Coldiretti – purtroppo non è ancora finita.

“Occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con 250 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

L'impatto economico di Xylella fastidiosa

La Xylella ha contagiato oltre 21 milioni di piante, una strage di ulivi che ha lasciato un panorama spettrale, con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio infettato pari al 40% della regione Puglia. Sono i risultati del monitoraggio della Coldiretti sull’epidemia del batterio killer diffusi in occasione della giornata in difesa degli ulivi al Villaggio contadino di Bari, a dieci anni dall’arrivo della Xylella in Italia. Una vera e propria tempesta perfetta sugli agricoltori senza reddito da dieci anni, milioni di ulivi secchi, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia e 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva e un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il “disastro colposo” nel Salento e rilanciare la più grande fabbrica green italiana che vantava, prima dell’arrivo del batterio, ben 60 milioni di ulivi dal Gargano al Capo di Leuca.

I danni causati dalla Xylella non riguardano solo la disponibilità di olio Made in Italy, ma si allargano anche all’ambiente, all’economia e al turismo con intere fasce di territorio ridotte a distese spettrali di alberi morti in un momento importante per la ripresa dell’economia nazionale. Una situazione che – evidenzia Coldiretti – pesa sulla produzione nazionale di olio extravergine di oliva visto che in Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, si arriva quest’anno – sottolinea Coldiretti - a un taglio del 40% delle produzioni a causa della Xylella dei cambiamenti climatici e della siccità. A causa del batterio sono andate perse 3 olive su 4 solo in provincia di Lecce con il crollo del 75% della produzione di olio di oliva. In provincia di Taranto si registrano ulivi secchi a macchia di leopardo, con un calo della produzione in quelle aree del 15%. In provincia di Brindisi la raccolta ha subito una riduzione generale del 20-25% a causa degli eventi atmosferici, con particolare riferimento al lungo periodo di mancanza di precipitazioni e temperature elevate che hanno stressato e indebolito gli oliveti con la continua avanzata della Xylella fastidiosa.

Il batterio killer e i cambiamenti climatici – spiega Coldiretti - hanno bruciato quest’anno un potenziale pari al 30% della produzione nazionale di olio crollata a circa 208 milioni di chili nella stagione 2022/2023 contro i 329 milioni di chili della stagione precedente. Se l’espansione della zona infetta non venisse arrestata, l’impatto economico per l’Italia – afferma la Coldiretti - potrebbe crescere fino a 5,2 miliardi di euro, sulla base dello studio della prestigiosa rivista americana PNAS (Atti della Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d'America) sulla valutazione dell'impatto di Xylella fastidiosa pesa sull’olivicoltura in Italia, Grecia e Spagna, realizzato da un team multinazionale di ricercatori guidato da economisti dell'Università di Wageningen (Olanda).

di C. S.