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Via libera del'Unione europea al Prosek croato

La decisione della Commissione Ue cade a pochi giorni dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue che si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue
13 settembre 2021 | C. S.
Il via libera dell’Ue al Prosek croato rovina il record storico dell’export di Prosecco nel mondo, cresciuto del 35% nei primi sei mesi del 2021, ma contraddice anche in maniera clamorosa la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea come la star delle bollicine italiane. E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero, nel commentare l’annuncio della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue della richiesta della Croazia di protezione della menzione tradizionale "Prošek", fatta dal Commissario Ue all’Agricoltura Wojciechowski in risposta a due interrogazioni parlamentari da parte di diversi eurodeputati.
“E’ necessario fare presto per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che “si tratta di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Argentina e Australia”. Dopo la pubblicazione in Gazzetta – riferisce la Coldiretti - “tutte le parti interessate disporranno di un termine di due mesi a decorrere dalla data di pubblicazione per presentare un'obiezione motivata che la Commissione analizzerà prima di adottare una decisione finale”.
Una decisione che – sottolinea la Coldiretti – colpisce il prestigioso vino italiano proprio mentre fa segnare un incremento a doppia cifra nelle vendite mondiali per effetto della voglia dei consumatori stranieri di tornare a brindare con le bollicine Made in Italy dopo la lunga astinenza per effetto della chiusura dei ristoranti e degli ostacoli alle esportazioni legate alla pandemia. Gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente di bottiglie di Prosecco con un aumento del 48% ma l’incremento maggiore delle vendite – continua la Coldiretti – si è verificato in Russia dove gli acquisti sono più che raddoppiati (+115%) mentre in Germania guadagna il 37%, seguita dalla Francia (+32%), il paese dello Champagne in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa. E dopo un inizio d’anno difficile il Prosecco torna a crescere persino – continua la Coldiretti – in Gran Bretagna con un +3% delle bottiglie stappate, con gli inglesi che restano al secondo posto tra i clienti.
La decisione della Commissione Europea cade a pochi giorni dalla storica sentenza della Corte di Giustizia Ue che si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue. Il caso è nato – spiega Coldiretti – dal ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (CIVC), organismo per la tutela degli interessi dei produttori di champagne, contro una catena di bar spagnoli che usa il nome “Champanillo” (che in lingua spagnola significa «piccolo champagne») per promuovere i locali, con un supporto grafico raffigurante due coppe riempite di una bevanda spumante. I giudici Ue hanno ricordato che il regolamento comunitario – spiega la Coldiretti – protegge le Dop (Denominazioni di origine protetta) da condotte relative sia a prodotti che a servizi, e il criterio determinante per accertare la presenza di una evocazione illegittima è quello di accertare se il consumatore, in presenza di una denominazione controversa come per lo Champanillo, sia indotto ad avere direttamente in mente, come immagine di riferimento, proprio la merce protetta dalla Dop, nel caso lo champagne. E, secondo la Corte, non è necessario che il prodotto protetto dalla denominazione e il prodotto o il servizio contestati siano identici o simili, poiché l’esistenza del nesso tra il falso e l’autentico può derivare anche dall’affinità fonetica e visiva. Dunque – conclude Coldiretti – se è illegittimo usare un nome o un segno che evocano, anche storpiandolo, un prodotto a denominazione di origine, la sentenza della Corte dovrebbe essere applicata anche al Prosek croato, un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia, oltre che alle tante altre imitazioni diffuse in Europa, dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, dal Whitesecco al Crisecco.
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