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Quarant'anni Cia: gli agricoltori chiedono una rappresentanza evoluta e servizi più mirati
20 settembre 2017 | C. S.
Da quarant’anni con gli Agricoltori Italiani. Per Impresa, Autonomia, Rappresentanza. Al centro della nuova iniziativa della Cia, nell’ambito delle celebrazioni per il suo quarantennale, c’è la storia: il percorso politico e sociale dell’unificazione tra Alleanza Contadini, Federmezzadri e UCI, da cui nacque nel 1977 la Confederazione italiana coltivatori che poi, nel 1992, evolse nell’attuale Confederazione italiana agricoltori.
Un excursus che racconta anche l’evoluzione della rappresentanza sindacale e dell’impresa agricola in Italia. Teatro dell’appuntamento l’Auditorium Giuseppe Avolio di Roma, dove il presidente nazionale Dino Scanavino ha disegnato l’identikit della nuova organizzazione agricola professionale. “La Cia di oggi guarda alle sue radici, ma vive nel presente ed è proiettata nel futuro -ha sottolineato- per definire una nuova rappresentanza: concreta, connessa con il reale, vicina ai bisogni degli imprenditori associati, specifica, competente, non generalista, non autoreferenziale”.
Una rappresentanza moderna che è frutto di tante battaglie: per difendere il reddito dei produttori, per uno stato sociale più equo, per una Pac semplice e senza ritardi nei pagamenti, per un’amministrazione più veloce ed efficiente, per affermare l’immagine di un’agricoltura seria e coraggiosa, fatta di agricoltori e non di slogan.
D’altronde, ai produttori non interessano le parole. Come dimostra l’indagine Cia-Censis presentata oggi su La rappresentanza nell’epoca digitale, alle aziende agricole importa: la semplificazione degli adempimenti burocratici in capo alle aziende (49%); l’abbattimento del carico fiscale (22,8%); la tutela del Made in Italy (12,1%); il sostegno economico all’avvio dell’attività di impresa da parte dei giovani (8,3%); la promozione di accordi quadro e di filiera (4,5%) e il supporto all’innovazione e all’internazionalizzazione del settore (3,2%).
Insomma, fatti reali. Il 54,2% degli italiani afferma che, per dare un contributo alla ripresa dell’Italia, le strutture di rappresentanza devono impegnarsi in progetti concreti che coinvolgano i cittadini. Un dato che cresce se la platea di riferimento sono gli agricoltori. Per i quali -secondo lo studio di Cia e Censis- la spinta all’iscrizione a un’associazione di rappresentanza dipende oggi da due fattori essenziali: l’idea che ci sia qualcuno in grado di rappresentare in sede politica interessi ed esigenze degli imprenditori agricoli (76,6%) e la possibilità di avvalersi di servizi ad hoc che l’associazione mette a disposizione dei propri iscritti (93,6%).
“Non solo saper fare ma saper ascoltare, non aspettare negli uffici ma andare nelle aziende -ha commentato Scanavino- non essere soltanto i migliori in un singolo servizio, ma offrire una gamma di servizi che sia completa e integrata. Alla persona e all’impresa. Questo è l’obiettivo della Cia, da qui ai prossimi 40 anni”.
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