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Maltempo: cerasicoltura ko, in Puglia danni fino al 100%
La Cia commenta gli effetti dell’ultima ondata di maltempo sulle coltivazioni: le grandinate e le piogge violente hanno colpito duramente l’ortofrutta, in primis i ciliegeti, con perdite di quasi 80 milioni di euro di ciliegie nelle province di Bari e Bat. Nel Ferrarese, i forti sbalzi termici stanno distruggendo i frutteti con conseguenze sul 60% del prodotto
24 maggio 2016 | C. S.
Mentre il meteo piano piano migliora, le previsioni dei danni all’ortofrutta dall’ultima ondata di maltempo stanno peggiorando. Le violente grandinate e le bombe d’acqua che hanno colpito nei giorni scorsi il Paese hanno causato grosse perdite al comparto, in primis alla cerasicoltura. In Puglia, soprattutto nelle province di Bari e Bat, sono andati distrutti quasi 80 milioni di euro di ciliegie da inizio campagna. Mentre a Ferrara, ma anche in diverse aree del Bolognese, del Basso Veneto e del Mantovano, la situazione climatica atipica sta provocando un fenomeno altrettanto anomalo e diffuso di Cascola nei frutteti che riguarda quasi la metà delle aziende agricole del territorio. Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani.
Più in dettaglio -sottolinea la Cia- le piogge torrenziali e le grandinate che hanno interessato il Sud Italia nell’ultimo fine settimana hanno assestato un colpo mortale ai ciliegeti pugliesi: distrutte le coltivazioni nella zona di Turi, Castellana Grotte, Putignano, Conversano, Corato, Ruvo di Puglia, Molfetta, Bisceglie. Il danno stimato al settore cerasicolo in queste zone è compreso tra il 70% (nella zona di Corato, Molfetta, Ruvo) fino al 100% (nelle restanti zone), con la grandine, che in alcune zone si è accumulata al suolo per una altezza anche di 20 cm, determinando nelle ciliegie il fenomeno del cerchietto e dello spacco delle produzioni nelle varietà prossime alla raccolta. I chicchi di grandine hanno provocato lesioni ai rami e ai tronchi dei ciliegi, compromettendo così anche le produzioni degli anni futuri.
Un colpo durissimo -evidenzia la Cia- tanto più che la Puglia è la prima regione in Italia in termini di produzione di ciliegie, rappresentando il 40% del totale nazionale, con 17 mila ettari investiti (di cui 15 mila nella sola provincia di Bari), 600 mila quintali prodotti, un volume d'affari di 300 milioni di euro e un fabbisogno annuo di manodopera stimato in 2 milioni di ore lavorative.
Ma le anomalie climatiche, con i forti sbalzi termici, stanno portando danni anche al Centro-Nord. La Cia di Ferrara ha appena lanciato l’allarme sulla Cascola nei frutteti: non si tratta di episodi isolati, ma di una caduta dei frutti generalizzata che interessa quasi la metà delle aziende agricole -riporta la Confederazione-. Un problema iniziato alla fine di aprile che ha portato, in queste settimane, a una perdita di prodotto che sta raggiungendo picchi di 50-60%. Un fenomeno che riguarda i peri, ma anche albicocchi e ciliegi. “Hanno avuto una fioritura abbondante, un buon inizio di allegagione con una grande produzione di foglie di grandi dimensioni e una caduta fisiologica dei frutti normale e positiva. Quelli che si presentavano ai nostri occhi, fino a metà aprile, erano davvero dei gran bei frutteti e c'era la prospettiva di una campagna di raccolta quantitativamente eccellente. Poi, verso la fine di aprile -spiega la Cia di Ferrara- le foglie hanno iniziato a restringersi o ingiallire, i frutti a cadere in modo anormale e sono iniziati i problemi. A compromettere l’andamento sono state, evidentemente, le brusche e improvvise variazioni di temperatura dalla fine di aprile con minime tra 0 e 4-5 gradi e fenomeni di brina seguiti da termometri schizzati, nei momenti centrali della giornata, anche a 28 gradi in pieno sole”.
“Purtroppo gli eventi metereologici estremi sono sempre più frequenti e hanno conseguenze dirette sulle coltivazioni -commenta il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino-. Dal 2007 a oggi, per gli effetti combinati di maltempo e siccità, caldo e gelate improvvise, l’agricoltura ha già pagato un conto di 6 miliardi di euro. E’ chiaro, quindi, che ora come in futuro, c’è bisogno di azioni più incisive tanto per la prevenzione quanto per i risarcimenti alle perdite subite dagli agricoltori”. In tal senso, “è sempre più necessario rafforzare e rendere più tempestivi -conclude Scanavino- sia gli interventi in caso di crisi sia gli strumenti di gestione del rischio, come ad esempio quelli assicurativi e mutualistici”.
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