L'arca olearia 10/07/2015

Raccogliere la sfida di un olio d'oliva Igp Puglia dall'alto valore salutistico

Raccogliere la sfida di un olio d'oliva Igp Puglia dall'alto valore salutistico

Lo spettro che aleggia è questo: che l’indicazione di origine si tramuti in una IGP baricentrica fondata sulla cultivar Coratina. Tutte le cultivar pugliesi, se coltivate con le giuste pratiche agronomiche, opportunamente lavorate, possono garantire oli ricchi in polifenoli ben più dei limiti minimi necessari per l’utilizzo dei claim


IGP Puglia, un argomento oggi spinoso a cui desidero approcciarmi in punta di piedi, ma che voglio provare ad analizzare dall’esterno affinché, se una soluzione esiste, possa essere dedotta da ciascuno.

Sono una giovane ricercatrice in Scienze e Tecnologie Alimentari presso l’Università degli Studi di Bari, nel Dipartimento di Scienze agro Ambientali e Territoriali, luogo fisico e spazio scientifico all’interno del quale si concentrano le maggiori competenze regionali sull’olivicoltura, i processi di trasformazione delle olive ed il marketing degli oli di oliva. Ho quindi un osservatorio accademico privilegiato che si arricchisce del fermento di idee, opinioni, punti di vista dei colleghi che attraverso un continuo confronto scientifico e dialettico riescono a creare, nel ricco contesto multidisciplinare, una coscienza critica trasversale. Porrò le domande che io stessa mi sono posta per comprendere le opportunità che l’Indicazione Geografica Protetta Regionale offre, e le risposte che sono scaturite da anni di studio nel campo.

Quale situazione si presenta oggi nella Puglia olearia che lavora per una Indicazione geografica protetta Regionale?

Due Comitati promotori con punti di vista che ancora non collimano sulla questione IGP Puglia.

Cosa hanno in comune?

Desiderano entrambi ottenere un riconoscimento di una Indicazione Geografica Protetta per l’olio pugliese, in modo da restituire dignità, valore e reddito alle produzioni olearie della regione, che le attestazioni di origine esistenti (Dop Terra di Bari, Dop Dauno, Dop Terra d’Otranto, Dop Colline di Brindisi e Dop Terre Tarentine) non hanno ancora ottenuto.

Quale argomento non mette d’accordo i due Comitati?

In cima alla graduatoria degli argomenti conflittuali c’è il numero di polifenoli che deve possedere un extravergine per fregiarsi del marchio IGP Puglia.

Perché l’argomento dei polifenoli è così spinoso?

I polifenoli:
-sono tra gli antiossidanti più preziosi degli oli vergini di oliva;
-conferiscono al prodotto le caratteristiche note di amaro e piccante;
-contribuiscono a prolungare la shelf life del prodotto;
-la loro maggiore o minore presenza nelle olive è una caratteristica fondamentalmente varietale;
-esistono pratiche agronomiche in grado di incrementare la loro concentrazione nelle drupe;
-la scelta dell’epoca di raccolta è il primo strumento per modulare la loro concentrazione finale nell’olio;
-una profonda conoscenza delle materie prime e delle tecnologie di estrazione consente al frantoiano esperto, in grado di coniugare artigianalità, preparazione scientifica e abilità tecnica, di enfatizzare il contenuto fenolico di un olio in funzione della varietà e dell’epoca di raccolta delle olive;
-non tutti gli oli extravergini di oliva sono ricchi in polifenoli;
- rappresentano i protagonisti dell’unico claim salutistico specifico per gli oli di oliva.

Quali vantaggi offre l’indicazione di un numero elevato di polifenoli?

Innanzitutto la possibilità di utilizzare il claim salutistico in etichetta.
Per quanto riguarda l’olio di oliva, l’EFSA ha fornito parere favorevole soltanto a una delle sette indicazioni "funzionali generiche" sulla salute (sensi dell'art. 13 par. 1) sottoposte a valutazione (EFSA Journal 2011; 9(4):2033; EFSA Journal 2011; 9(4):2044). Tale indicazione è stata successivamente autorizzata dalla Commissione Europea (Reg. UE 432/2012). In particolare l’indicazione salutistica autorizzata è la seguente:
“I polifenoli dell’olio di oliva contribuiscono alla protezione dei lipidi ematici dallo stress ossidativo” accompagnata dalla seguente frase: “L’effetto benefico si ottiene con l’assunzione giornaliera di 20 g di olio d’oliva”.
Secondo il parere dell’EFSA esiste un’adeguata evidenza scientifica circa la relazione causa-effetto tra l’assunzione di polifenoli dell’olio di oliva e la protezione del LDL (Low Density Lipoprotein) dal danno ossidativo. L’utilizzo del claim è consentito soltanto per quegli oli di oliva con un contenuto in polifenoli (standardizzato in base al contenuto di idrossitirosolo e suoi derivati) almeno pari a 5 mg per 20 g di olio oliva.

Perché i claim salutistici sono una opportunità?

Come da tempo il Prof. Bernardo De Gennaro (DISAAT-Uniba) si “affanna” a spiegare, le indicazioni salutistiche (claim) utilizzabili per l’olio di oliva, e in modo particolare quella specifica relativa ai polifenoli, possono diventare un potente strumento di marketing per i migliori extravergini Pugliesi e Nazionali. Il mercato degli oli vergini di oliva è caratterizzato da crescenti livelli di concorrenzialità e di contemporanea riduzione dei livelli di redditività, soprattutto per gli operatori della fase agricola. Utilizzare e comunicare adeguatamente i claim salutistici è una strategia per incrementare la redditività, la sostenibilità e la competitività dell’intera filiera olivicola Pugliese puntando alla produzione di oli di elevata qualità.
Le condizioni strutturali e produttive dell’olivicoltura Pugliese non consentono, allo stato attuale, di prevedere miglioramenti della competitività in termini di costi di produzione. Per questo motivo è necessario puntare sulla qualità quale unica strategia percorribile. Solo attraverso l’offerta di “nuovi prodotti” di qualità certificata, marchi di tutela (IGP Puglia) e health claim è possibile invertire la tendenza del mercato che, ancora oggi, registra un’ampia preferenza del consumatore verso un olio con caratteristiche qualitative standard a prezzi bassi. 
La strategia di marketing deve essere quella di riuscire a creare e comunicare adeguatamente un prodotto a cui i consumatori attribuiscano un valore aggiunto e per cui siano disposti a sopportare un premium price (differenza di prezzo rispetto al prodotto standard) nella consapevolezza che si tratti di un alimento con proprietà nutraceutiche superiori.
Le proprietà salutistiche, possono quindi essere utilizzate come strumenti di segmentazione della oramai troppo ampia categoria merceologica dell“Extra-vergine”. Infatti non tutti gli oli vergini di oliva possono riportare un claim in etichetta, ma solo gli oli ottenuti attraverso le adeguate pratiche agronomiche e tecnologiche. Considerato che numerose ricerche hanno dimostrato l’interesse generale dei consumatori nei confronti degli health claim stupisce che il settore oleario non abbia colto e non intenda cogliere e pienamente sfruttare l’occasione offerta dell’esistenza di più di un claim approvato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare sugli oli vergini di oliva, in particolare quello sui polifenoli biologicamente attivi. Tale strategia contribuirebbe a superare l’attuale problematica dell’asimmetria di informazione che caratterizza il mercato dell’olio di oliva vergine e che comporta una progressiva riduzione del prezzo di acquisto e la conseguente perdita di redditività dei produttori.

Perché prevedere che nel disciplinare sia indicato un contenuto polifenolico elevato può essere percepito come una minaccia per alcuni?

Lo spettro che aleggia è questo: che l’indicazione di origine si tramuti in una IGP baricentrica fondata sulla cultivar Coratina, la varietà a maggior contenuto polifenolico in Puglia e in tutto il territorio nazionale.

Ma solo la Coratina in Puglia può ambire a riportare in etichetta il claim sui polifenoli?

Tutte le cultivar pugliesi, se coltivate con le giuste pratiche agronomiche (Salvatore Camposeo docet), raccolte al giusto grado di maturazione, opportunamente lavorate scegliendo per ciascuna la tipologia giusta di frangitore, i tempi opportuni e le temperature adeguate di gramolazione, possono garantire oli ricchi in polifenoli ben più dei limiti minimi necessari per l’utilizzo dei claim.
La frammentazione varietale che caratterizza la Regione, anziché essere considerata uno dei limiti del comparto deve essere considerata una leva di competitività. Rappresenta l’opportunità di disporre olive differenti per molteplici e differenziate tipologie di prodotto, differenziabili per caratteristiche organolettiche e salutistiche.

Quale è l’anello debole di questo discorso?

Da tecnologo, ho girato il quesito di marketing al collega De Gennaro. Proverò a sintetizzare i concetti:
-Il prodotto IGP competitivo, per il quale si può immaginare già la campagna di comunicazione basata sulle proprietà salutistiche maggiori rispetto alla tipologia standard, per il quale il consumatore medio è in grado di percepire una differenza qualitativa veicolata dall’informazione salutistica sui polifenoli, oggi ancora non esiste, ma esisterà nel breve periodo se gli olivicoltori ed i frantoiani decideranno di attuare un cambio di paradigma: applicare le giuste pratiche agronomiche e tecnologiche utili ad enfatizzare il valore nutraceutico del prodotto per ciascuna cultivar in ciascun areale pugliese. Tutte le cultivar Pugliesi sono adatte a produrre oli con un elevato contenuto polifenolico se adeguatamente coltivate ed estratte. Gli strumenti esistono e sono rappresentati dal patrimonio di conoscenze scientifiche che ricercatori e scienziati come Maurizio Servili, oggi il massimo esperto dell’influenza varietale e delle tecnologie di trasformazione sul contenuto fenolico degli oli, insieme a noi altri colleghi delle università pugliesi, che viviamo ed operiamo sul territorio, possiamo divulgare ai diversi attori della filiera olivicola olearia in Puglia.
- il prodotto IGP che non accoglie la sfida del contenuto polifenolico è un prodotto che esiste già: è quello che ogni olivicoltore e frantoiano già produce. Alcuni oli hanno un valore salutistico minore, altri maggiore, ma il consumatore non ha strumenti per discriminare. Il marchio IGP Puglia rischia di non diventare lo strumento di competitività che ambisce essere. Non sarà uno strumento di marketing utile a rompere la barriera dell’asimmetria di informazione che caratterizza il mercato dell’olio di oliva. Non si trasformerà in un elemento di competitività in grado di garantire redditività ai produttori perché mancherà di elementi distintivi da comunicare per cui il consumatore sarà disposto a pagare di più. Rischia di tramontare prima di nascere.

Quale è l’obiettivo da tenere a mente?

Creare un marchio unico, che unisca anziché dividere le produzioni olearie, mettendo in luce tutti gli areali produttivi, senza privilegiare alcune province rispetto ad altre, ma esaltandole invece tutte assieme.

Chi ha avuto per primo l’idea dell’IGP Puglia?

Il primato è documentato e nessuno può negarlo. Proviamo a guardare la questione da un altro punto di vista. Se abbiamo per primi una idea, e dopo un po’ qualcuno la emula, dobbiamo sentirci onorati. La nostra idea era così bella che è stata condivisa da un altro essere umano. È una grande attestazione di ammirazione. Non deve essere motivo di contrasto, ma la base su cui costruire un progetto comune. L'approccio campanilista, o manicheo, per quanto si ritenga professato in virtù di nobili ideali o valori, è sterile: il sentimento di divisione è un veleno che inibisce la capacità creativa e impedisce di attingere alle migliori risorse per costruire opportunità di crescita per gli imprenditori agricoli, i frantoiani, gli imbottigliatori e i commercializzatori di tutto il territorio pugliese.
È necessario un cambio di prospettiva: fare in modo che tutti lavorino per il bene dell’olivicoltura Pugliese e fare tutto ciò che è necessario per conciliare punti di vista distanti. Rinunciare alla logica del rigido conflitto ed entrare in quella del confronto dinamico, grazie al quale ogni parte trova arricchimento nelle idee dell’altro. Lavorare per una soluzione comune confidando nelle competenze dei ricercatori Pugliesi e non.

di Maria Lisa Clodoveo

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Commenti 14

maria lisa clodoveo
maria lisa clodoveo
18 settembre 2015 ore 17:59

Raccogliere la sfida di un olio d'oliva Igp Puglia dall'alto valore salutistico, nonostante la necessità di valutare e soppesare le minacce e le opportunità di questa linea di pensiero, potrebbe significare essere al passo con le tendenze attuali a livello internazionale...

leggete l'articolo: La Spagna olearia punta tutto sul binomio olio-salute

http://www.teatronaturale.it/tracce/mondo/21780-la-spagna-olearia-punta-tutto-sul-binomio-oliosalute.htm

Domenico  Musicco
Domenico Musicco
15 luglio 2015 ore 21:28

Mi creda Signor Enrietta, non sono il solo a seguire certe regole, partendo dal presupposto che la serietà professionale ... non ha punti cardinali, mi piace ricordare che la sola Puglia produce circa il 40% del prodotto nazionale, personalmente (e non solo io) le mie olive vengono molite nelle 6/8 ore dalla raccolta, l'olio prodotto viene messo in un silos di acciaio inox e dopo aver atteso una 20 di gg imbottiglio giusto per dar sfogo alle richieste precoci!
Preciso che l'imbottigliamento avviene a mano e per caduta, senza alcuna meccanizzazione.
Poi a dirla tutta, perchè Voi gli Ulivi li potate ??

Sergio Enrietta
Sergio Enrietta
15 luglio 2015 ore 11:13

Fatte salve tutte le ragioni che il signor Musicco ha segnalato, mi duole però ricordare che forse non è il suo caso, però qui in genere arrivava dell'olio che aveva evidenti difetti di conservazione, produzione, ecc, quando non truffaldino e io ne sono stato una delle vittime per mezzo secolo.

Proprio come nel magnifico articolo circa "i ricordi storici sui gusti" ha ben messo in evidenza, io ricordo quasi uno a uno i gusti delle varie partite negli anni acquistati da un po' tutte le regioni del Sud.

Erano sempre partite che amici mi fornivano vuoi di produzione personale o di amici o conoscenti.

Se in tutti questi anni devo mettere in elenco veramente positivo una sola fornitura, vorrà dire che sono sfortunato, oppure che sono troppo esigente, sta il fatto che negli ultimi anni mi ero ridotto a comprare l'olio della Lidel in bottiglie da un litro.

Ora per fortuna, i miei oltre 717 olivi, di oltre 60 varietà diverse, tra cui 30 Coratina, stanno cominciando a produrre e da tre anni non sto più comprando olio.

Visto che ho anche il frantoino, mi faccio i monovarietali o miscele che mi aggradano, scopro che se si sbaglia nelle lavorazioni il risultato finale è disastroso sotto il piano del gusto.

Quindi, non me ne si voglia male, ma quando dico che la cultura olivicola delle regioni del Sud va svecchiata di credenze errate o per lo meno superate, non lo faccio per spirito di contraddizione, ne per totale incompetenza.

Io la mia l'ho detta, mi esporrò a critiche feroci, però una previsione ve la faccio lo stesso:

Senza un generale rinnovo, e delle sofferte fatiche, per rimediare al male fatto in precedenza nei confronti della qualità, non vi sarà alcun roseo futuro dell'olivicoltura nazionale.

Qualità sarà anche il giorno in cui non vedremo più contenitori inadatti alla pulizia dopo utilizzo, non avremo olio ossidato, con morchie, olive troppo mature o per troppo tempo in attesa di spremitura, ecc.

Sono regole di un'evidenza assoluta, eppure spessissimo violate.

Questo è il primo problema, poi vengono tutti gli altri, però se intanto non si risolve il primo e non diventa patrimonio comune il suo rispetto, tutto il resto non servirà a niente.

Buon lavoro a tutti, intanto da me, per ora, il carico di olive è al 50% delle possibilità, direi quindi bene, anche se la campagna prima di arrivare alla frangitura è ancora lontana.

Domenico  Musicco
Domenico Musicco
14 luglio 2015 ore 22:03

Enrichetta Sergio, mi viene da sorridere, e me ne scuso !!!!
E qui stà il fatto !!!
Si crede che fare e consegnare dell'olio sia come consegnare un qualsiasi prodotto !!
Ci si inventa di confezionare l'olio che dall'apparenza sembrerebbe più una bottiglia di profumo che di EVO, ci si affida a corrieri che sono solo corrieri, che si affidano ad autisti, norme del codice della strada che giustamente prevedono un x ore di viaggio e di riposo; crede che si parcheggi all'ombra ?
Nelle esposizioni, specie quando si sa di avere un Prodotto di nicchia spesso lo mettono sotto un riflettore; La ristorazione che ha una distesa di tavoli esterna etc si vedono bottiglie di olio ed aceto sotto un sole di 40 gradi; e potrei continuare ......
Abbiamo un testa, un cervello, impariamo ad usarlo !!!! Basta con questa TV e pubblicità !!!

Sergio Enrietta
Sergio Enrietta
14 luglio 2015 ore 19:33

A me piace amaro e che pizzica, però non stantio, ossidato, mal conservato.

Sono stato sfortunato se per anni, (oltre cinquanta) invece dei due valori primari, mi sono dovuto accontentare dei successivi?

Ancora un mese fa ho ricevuto omaggio una bottiglia di "Coratina", chi me l'ha portata era convinto di avere un eccellente suo prodotto.

Era completamente rovinato da cattiva conservazione o lavorazione.

Invece di piagnucolare non sarebbe il caso di cominciare a istruirsi sulle regole basilari per intanto non rovinare nella culla un olio giustamente Amaro?

Per quanto si dovranno ancora vedere pubblicità di contenitori ribattuti, (che ovviamente si continua comprare) sentire discorsi che si tira dal recipiente finché è finito, e altre "perle" del nonno.

Ma si va be, a che serve, "tanto quelli sono faziosi e comprano solo oli del Nord".
Con questa motivazione, tutto è risolto, e tutto continua come prima.

maria lisa clodoveo
maria lisa clodoveo
14 luglio 2015 ore 12:48

Caro Domenico,
ti vedo preoccupato dell'amaro e piccante.
Io sono Molisana e voglio raccontarti cosa si dice e si fa da Noi.
L’Arsiam Molise ha scelto un motto, scientificamente provato: “Nella vita si può scegliere tutto ma l’olio d’oliva deve essere di qualità, amaro e piccante”.
La posizione è chiara, l'olio migliore DEVE ESSERE AMARO E PICCANTE!
Non parliamone come un ostacolo o un difetto, ma come il pregio degli oli salutistici, ricchi in polifenoli, antiossidanti efficaci nella prevenzione di malattie cardiovascolari, neoplastiche e neuro-degenerative, legate allo stress ossidativo, che il consumatore deve imparare a riconoscere ed apprezzare.

Paghiamo oggi un olio di qualità, amaro e piccante, invece di pagare domani cure e medicine.

Domenico  Musicco
Domenico Musicco
14 luglio 2015 ore 11:35

Gentile Maria Lisa, perdonami il "TU" confidenziale, le Tue parole, si mi confortano, ma .....
Fornivo una antica drogheria in Veneto, l'anno scorso al mio olio ha preferito il ligure, garda, toscano, umbro ecc, questo perchè ? Il mio pizzica ed è amaro !!
La campagna dell'ulivo 2014 è stata disastrosa, le olive, ed anche pochette, erano solo qui in Puglia, sono piombati in Puglia a LUGLIO, e sottolineo Luglio, per acquistare le olive che dovevano ancora crescere vicino gli alberi. Le hanno raccolte a novembre e se le sono portate. Si sono fatti l'olio e lo hanno messo sul mercato ....... ligure, garda, toscano, umbro ecc
Ora non si sà se l'olio che hanno prodotto è stato "aggraziato" o al consumatore basta leggere ad esempio ... Garda, per convincersi che è dolce e non pizzica.

maria lisa clodoveo
maria lisa clodoveo
14 luglio 2015 ore 09:56

Ciao Domenico,
ho seguito con interesse il Tuo intervento nella trasmissione televisiva che hai segnalato. Ho provato un forte rammarico nel constatare quanti sforzi e quanta delusione si trovino nelle Tue parole.

Riflettendo, torniamo sempre sulle stesse questioni. La difficoltà che ha un produttore di olio extravergine di alta qualità a vendere il proprio prodotto al giusto prezzo risiede nella condizione di asimmetria di informazione in cui si trova il consumatore.

Qui devo ancora una volta tornare agli insegnamenti di Economia di Bernardo De Gennaro, sperando che la mia "traduzione" non ne alteri i contenuti.

Oggi l'olio vergine di oliva è considerato una commodity. Un bene per cui esiste una forte domanda ma che è offerto sul mercato senza differenze qualitative e che appare per i consumatori come lo stesso prodotto indipendentemente dalla cura o incuria chi lo produce, vale a dire come un bene indifferenziato.
Inoltre è utilizzato dalla GDO come Prodotto Civetta

http://www.teatronaturale.it/strettamente-tecnico/l-arca-olearia/19536-l-ingloriosa-fine-dell-olio-extra-vergine-d-oliva-come-risalire-dal-fondo.htm

Un “prodotto civetta” è un bene venduto ad un prezzo molto basso, o addirittura sotto costo, per attirare la clientela in un punto vendita.

La questione importante è quindi comprendere le ragioni per le quali un consumatore medio ha difficoltà ad attribuire un “premio di prezzo” al prodotto migliore, cioè perché è non è propenso a pagare un prezzo più alto della media per un prodotto di qualità superiore.

Il consumatore spesso si trova in una situazione di asimmetria di informazione.
Nell’asimmetria di informazione:
-chi vende sa esattamente cosa sta vendendo, mentre
-chi acquista non sa cosa sta comprando!
I venditori di “olio di elevata qualità” non possono vendere il prodotto al di sotto di una certa soglia di prezzo: il prezzo di un buon prodotto necessita di essere mediamente elevato.
I venditori di “olio standard” possono applicare prezzi sensibilmente più bassi.
I potenziali acquirenti non sanno se l'olio che stanno per comprare è di buona o cattiva qualità perché dall’etichetta non è facile individuare elementi chiari di distinzione nella medesima categoria commerciale, e molte delle certificazioni d’origine non sono ancora riuscite a creare un valore aggiunto. I consumatori che si trovano in una situazione di asimmetria informativa saranno disposti a spendere un “prezzo medio” tra il prezzo dei venditori di “olio di elevata qualità” ed il prezzo dei venditori di “olio standard”.
Ma con tale prezzo riusciranno a comprare solo “olio standard”!
La conseguenza di una situazione di asimmetria informativa è il fenomeno della selezione avversa : i venditori di “olio di elevata qualità” usciranno dal mercato lasciando posto solo ai venditori di “olio standard”.
L’IGP PUGLIA può essere l’occasione per chi produce “olio di elevata qualità” , attraverso l’impiego del claim sui polifenoli, supportato da una corretta comunicazione da parte del mondo scientifico e accademico, di rompere il muro dell’asimmetria di informazione e dare agli utilizzatori finali uno strumento chiaro per differenziare il prodotto sugli scaffali, e giustificare, attraverso il valore salutistico evidente in etichetta, un prezzo superiore che restituisca dignità agli sforzi, alla fatica ed alla fede che produttori come Te mettono nella gestione dell’uliveto e nella cura del processo di trasformazione.

Spero che nella campagna che arriverà, chi acquisterà il Tuo prodotto premierà la qualità che deriva dalle attenzioni che dedichi! Buona giornata MLC

Domenico  Musicco
Domenico Musicco
13 luglio 2015 ore 22:38

Se va al minuto 26:30 mi sono esposto in prima persona sul problema xylella fastidiosa in una TV che trasmette sul digitale terrestre e proseguendo passando oltre i commenti politici degli altri ospiti ci sono altri interventi della Signora Roberta presente in studio, un intervento telefonico di Gino Ancona, e altro!
Cmq ho pubblicato il link segnalatomi sulla mia pagina FB !!

https://www.facebook.com/pages/Azienda-agricola-Domenico-Musicco/169014820555?ref=hl
Sempre pronto a far emergere la Nostra Terra visto che i nostri politici e sopratutto le associazioni di categoria sino ad oggi non lo hanno mai fatto !!
https://www.youtube.com/watch?v=xj7XiWcsTMo

Domenico  Musicco
Domenico Musicco
13 luglio 2015 ore 14:29

Io ci provo ogni volta, ma i risultati sono scadenti "economicamente" parlando !!

maria lisa clodoveo
maria lisa clodoveo
13 luglio 2015 ore 14:10

Carissimo Domenico,
grazie del commento che mi offre l'opportunità di parlarti di altre preziose iniziative che il mio Dipartimento di Scienze agro Ambientali e Territoriali dell'Università di Bari sta portando avanti in termini di comunicazione della qualità degli oli extravergini di oliva ad elevato contenuto polifenolico.
Io, Salvatore Camposeo e Bernardo De Gennaro stiamo promuovendo il consumo di extravergine di qualità all'interno dei corsi di preparazione al parto, perchè crediamo che le puerpere possano cambiare le abitudini alimentari delle famiglie se riusciamo a veicolare in modo adeguato l'informazione scientifica.
Se ti fa piacere, se hai tempo e voglia, visita il seguente link: parla dell'importanza di creare nel bambino, fin dalla vita intrauterina, l'abitudine al consumo di oli ricchi in polifenoli.

http://www.teatronaturale.it/strettamente-tecnico/l-arca-olearia/21377-la-dop-terra-di-bari-in-bilico-tra-il-rischio-svendita-ed-opportunita-di-valorizzazione.htm

Ti ringrazio del contributo che unito ad altri, che spero giungeranno, saranno una leva per indirizzare l'IGP Puglia nella giusta direzione. A presto MLC

STEFANO CAROLI
STEFANO CAROLI
13 luglio 2015 ore 09:02

Sono d'accordo che non piace!
Ma se tutti insieme riusciamo a spiegare quali sono i pregi e quali sono difetti..... probabilmente i consumatori (almeno una parte) possono cambiare opinione.
STEFANO CAROLI

Domenico  Musicco
Domenico Musicco
13 luglio 2015 ore 07:50

Anche io vorrei tanto .....
Ma poi mi chiedo, il consumatore è pronto a questo ?
Ricordiamoci che il pizzicore e l'amarognolo sinonimo di Qualità alla stragrande maggioranza, dei consumatori, ...... non piace !!!

STEFANO CAROLI
STEFANO CAROLI
11 luglio 2015 ore 08:55

Condivido in pieno! sono contento che il mondo scientifico entra nel merito e contribuisce a mettere d'accordo produttori - trasformazione - confezionatori per cercare di valorizzare una grande ricchezza della Puglia .
STEFANO CAROLI