Turismo
Le strade dell'olio? Sono utili solo se coltivano idee
Occorre puntare sul turismo per rilanciare la cultura del buon olio. Daniela Tabarrini, responsabile dell'associazione delle Strade dell'olio Dop Umbria, ci racconta un'esperienza che ha dato buoni frutti
17 aprile 2010 | Luigi Caricato
Io, debbo ammetterlo, ho una particolare vocazione alla polemica. Infatti incontro Daniela Tabarrini, la responsabile dell'associazione Strade dell'olio Dop Umbria chiedendole subito, in maniera provocatoria, che fine abbiano fatto le tante strade dell'olio sparse per il Paese. E lei, persona mite e operosa, mi dice subito, a scanso di equivoci, di evitare le polemiche. me lo chiede come favore, spiegando che "già di guerre ce ne sono troppe". Così, "almeno noi piccoli evitiamo di farne".
Come non darle ragione. Meglio non fare polemiche, però l'interrogativo resta. Ed è il seguente: perché alcune Strade dell'olio sono così invisibili e mute?
Nessuna polemica, sia ben chiaro. Non sia mai. Tuttavia, la questione resta aperta; e visto che in Umbria la Strada dell'olio funziona, è bene far tesoro della loro esperienza e raccontarla a chi invece sembra come bloccato, incapace di sviluppare idee. Ed ecco l'intervista.

Dottoressa Tabarrini, c'è da chiedersi che fine abbiano fatto le tante strade dell'olio che sono state istituite in giro per l'Italia. L'esperienza della Strada dell'olio Dop Umbria si percepisce al contrario alquanto positiva, vista dall'esterno, anche in ragione di alcuni eventi che hanno avuto ampia risonanza. Cosa è mancato a molte strade dell'olio finora? Perché non sono decollate?
Io credo, con tutta modestia, che anche noi ne dobbiamo ancora fare di strada, ma tanta. Credo che far funzionare unâassociazione come questa sia veramente difficile. Non basta dare la percezione all'esterno che si faccia qualcosa, ma è altrettanto importante dare delle tangibili prove, portando gente nei territori, ma, ancor più, presso le aziende associate. Si tratta di far veicolare indirettamente la qualità del nostro eccezionale olio extra vergine di oliva, invogliando la gente a venirci a trovare per acquistare un olio che altrimenti in altri luoghi è quasi impossibile trovare.
Cosa occorre fare per raggiungere lo scopo?
Eâ necessario creare una rete. Non è poco. Le risorse, come si può ben immaginare, sono ridotte. In compenso ciò che non ci manca è la caparbietà la convinzione che vale la pena spendere del tempo. Insomma, ci crediamo. Ciò che per noi è fondamentale, è il pieno appoggio da parte della Regione Umbria, come pure la dedizione del nostro presidente Giuliano Nalli, sindaco di Trevi, il quale, animato da una grande passione, crede fortemente in questo ambizioso progetto.
Quindi i risultati non sono mancatiâ¦
Una importante conquista è stato il protocollo di intesa tra l'associazione Città dell'Olio, il Consorzio di tutela dell'olio extra vergine di oliva Dop Umbria e la Strada dell'olio Dop Umbria. Insomma, tutto il comparto dell'oio dell'Umbria. Abbiamo lavorato al fine di realizzare iniziative in maniera sinergica in cui promuovere insieme il prodotto olio Dop Umbria, che non può essere veicolato senza promuovere la sua terra madre, châè una vera motrice di attrazione turistica.
Câè qualcosa che vi ha favorito?
Ciò che ci ha aiutato, a mio parere è il fatto che la Strada dell'olio dell'Umbria sia una realtà unica, come unica dâaltra parte è la Dop Umbria, seppure suddivisa in cinque sottozone. 
Noi stiamo  cercando di mostrare, attraverso il nostro sguardo, ed evidenziandone i tratti differenti, una regione che è paesaggisticamente marcata  dall'ulivo e che fortunatamente ne connota a tal punto i suoi tratti da renderla attraente, fino a stimolare la gente a rispondere ai nostri eventi e alle diverse iniziative, che coinvolgono sì le bellezze artistiche, architettoniche e gli stessi eventi culturali, ma sempre amalgamando tutto ciò con i paesaggi e la cultura rurale legata all'olivicoltura e al prodotto olio.
Avete tentato di innovare lâapproccioâ¦
Sì, abbiamo cercato soprattutto di mettere in evidenza una faccia nuova dell'Umbria, raccontata dalla stessa Strada dell'olio, con un approccio che lascia intendere dell'altro, con le piccole realtà fatte da chi le abita, da chi ci lavora, da chi produce l'olio.
Ciò su cui abbiamo molto investito è la comunicazione, curando in particolare la qualità di testi, immagini, eventi (da Frantoi Aperti a Eventi di Primavera lungo la Strada dell' Olio). D'altronde, la Strada dell' Olio è una associazione che si occupa di promozione turistica ed è trainata da un prodotto di alta qualità qual è appunto l'olio Dop Umbria, per cui, ciò che parla di esso, deve nel contempo lasciar trasparire anche il valore.
 
Il turismo dell'olio è stato al momento appannaggio del turismo del vino. Non si può rimanere perennemente legati a un prodotto che ha sicuramente più fascino in quanto si tratta di una bevanda. Non le sembra che sia arrivato il tempo, per quanti si occupano d'olio, di acquisire una maggiore autonomia rispetto al mondo del vino?
E' innegabile la diversità dei prodotti, e il differente protagonismo degli stessi nelle tavole, ma ciò non significa che l'olio non abbia una sua attrattiva. Ciò che è diversa, è la differente penetrazione della comunicazione nel mondo dell'olio, e quindi l'idea dello stesso nell'immaginario collettivo: vecchio, non antico; come se fosse privo di valore. Invece andrebbe semplicemente valorizzato un patrimonio che, purtroppo, è come se non avesse ancora un appeal turistico, come se parlasse soltanto un linguaggio tecnico, come se non fosse in grado di parlare un linguaggio che risulti comprensibile per il turista.  
La nostra esperienza in Umbria con le strade del vino non è di competizione, ma di collaborazione. Nel 2009 è nato il coordinamento regionale delle strade dei vini e dell' olio dell'Umbria (link esterno), tanto da realizzare dei progetti congiunti che parlano nel loro insieme di enogastronomia, entrando poi nello specifico dei territori delle differenti strade dei vini (link esterno; link esterno; link esterno; link esterno;) e dell'olio (link esterno).
 
E che suggerimenti darebbe agli altri operatori impegnati nel promuovere il turismo dell'olio?
Primo: unire le forze pubbliche con quelle private. Secondo: creare prodotti di qualità, ma non soltanto sulla carta. Terzo: investire in comunicazione.  
 
Ci sono mai state riunioni tra i diversi responsabili della gestione delle strade dell'olio in Italia? Non sarebbe il caso di realizzare, alla stregua del Movimento del turismo del vino, una realtà analoga?
Sarebbe davvero importantissimo, per uno scambio di pareri, esperienze, problemi, e, perchè no, anche per fare progetti seri e per diffondere finalmente una solida cultura del buon olio presso i ristoranti, ma anche per organizzare corsi (che non siano noiosi) per individuare e riconoscere quegli oli che meritano per davvero di essere assaggiato.
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La primavera fa il suo primo bagno d'olio in Umbria: link esterno
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