Turismo
Pianificazione e formazione, i due elementi cardine per fare turismo da reddito
Sono in tanti a improvvisarsi imprenditori turistici, ma anche le stesse istituzioni dimostrano disinteresse per il settore. Eppure per ottenere risultati duraturi e stabili è necessaria una oculata programmazione
17 ottobre 2009 | Daniele Bordoni
Arona, Lago Maggiore. Due giorni di incontri e dibattiti sui temi centrali del turismo, ovvero: pianificazione e formazione.
Si è appena conclusa la due giorni di dibattiti su alcuni dei temi chiave del Turismo, attraverso il convegno âGiornate del Turismo 2009â, tenutosi ad Arona dallâ11 al 13 ottobre e organizzate dallâUniversità del Piemonte Orientale e dal Consorzio Universitario Re-Tour.
Alla manifestazione erano stati invitati, oltre agli esponenti del mondo accademico piemontese, ma anche del resto dâItalia, che hanno risposto in modo molto positivo alimentando il dibattito e sottolineando le maggiori problematiche del settore, anche esponenti del mondo politico ed istituzionale ed imprenditoriale.
Eâ stato evidente il disinteresse sia delle istituzioni, che dellâimprenditoria, che hanno figurato solo con partecipazioni di circostanza e che hanno contribuito assai poco al dibattito.
I rappresentanti degli imprenditori hanno poi negato con forza lâutilità di una pianificazione nel turismo, forse interpretandola come un ostacolo alle proprie libertà di scelta. Le istituzioni si sono limitate a presenze e relazioni di circostanza o limitandosi ad inviare i propri saluti.
Assenze che sono state rimarcate con forza dal prof. Francesco Adamo, ordinario di Geografia Economico Politica nella Facoltà di Economia dellâUniversità del Piemonte Orientale, "A. Avogadro" di Novara, oltre che responsabile del Consorzio Universitario Re-Tour. Egli ha più volte sottolineato la necessità di pianificazione nel Turismo, come requisito indispensabile per ottenere dei risultati positivi stabili e duraturi.
Proseguendo nel suo intervento il prof. Adamo ha puntualizzato come, oltre agli stakeholders (1) del territorio vengano chiamati al tavolo della concertazione anche le persone comuni, coloro che si troveranno a stretto contatto con i turisti, nella prospettiva della creazione di una più ampia âcultura dellâaccoglienzaâ. In altre parole occorre un clima più favorevole allâaccettazione dellâaltro, inteso come turista, che proviene da mondi ed esperienze diverse.
Ha poi proseguito chiedendo il superamento del provincialismo e dei confini stretti tra territori, avvicinandosi ad una visione più ampia dellâaccoglienza, citando ad esempio la mancanza di utilità o il danno di chiudersi allâinterno della Provincia Novarese, senza considerare Vercelli, Il Verbano - Cusio â Ossola, Varese, fino al Canton Ticino in Svizzera.
Gli interventi che si sono che si sono susseguiti hanno tutti posto lâaccento sullâurgenza di riformare la formazione e di renderla più professionale e maggiormente adeguata ai tempi. Senza formazione è difficile se non impossibile che nasca una cultura dellâaccoglienza, in cui anche la gente comune guardi con simpatia e comunque con rispetto la presenza dei turisti. Se si desidera che il turista ritorni occorre creare un clima favorevole allâaccoglienza, che include in primo luogo non approfittare con ingiustificati aumenti di prezzi e con tentativi di raggiro.Qualità dellâaccoglienza e formazione vanno di pari passo e sono la chiave della fidelizzazione.
Eâ seguito un interessante intervento del prof. Elio Carfagna, preside dellâIstituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri, della Ristorazione e Turistici âG. Varnelliâ di Macerata.
Il relatore ha compiuto unâattenta disamina delle criticità delle scuole alberghiere, sottolineandone i punti da riformare, come una didattica superata, unâinadeguata conoscenza delle lingue (tema più volte emerso nel dibattito), unâinadeguata conoscenza della propria lingua madre, lâItaliano, la
distanza dal mondo del lavoro, la mobilità e precarietà dei docenti, la scarsa alternanza scuola/lavoro in prospettiva di inserimento, eccesso di ore settimanali (erano 40, sono state ridotte a 36 ed ora dovrebbero arrivare a 32). Di conseguenza auspicava un approfondimento della lingua madre e delle lingue straniere ( anche solo 2 ma ben fatte piuttosto che 3 fatte male), competenze matematiche di base in scienze e conoscenza tecnologiche e digitali. Occorre imparare ad imparare, prosegue lâoratore, acquisendo anche competenze sociali e civiche, favorendo lo spirito di iniziativa e lâimprenditorialità , la consapevolezza e lâespressione culturale.
Dal lato docenti, il relatore sottolinea, la necessità di formare i formatori, a cui va insegnato a insegnare e devono di conseguenza aggiornarsi con maggiore frequenza e continuità , anche attraverso una maggiore partecipazione alle comunità scientifiche e professionali.
Il tema della âformazione dei formatoriâ è stato uno dei punti fondamentali dellâintervento di Fosca Gennari, Direttore di Fast â Formazione Avanzata per lo Sviluppo del Turismo (emanazione di Alpitour) e che ha sottolineato la mancanza di coordinamento nazionale nella prospettiva di arrivare ad offrire il territorio Italia nella sua interezza.
La sessione pomeridiana del primo giorno si è aperta con lâintervento del giornalista specializzato in turismo, Andrea Lovelock, che ha cercato di tracciare un quadro dello stato del turismo in Italia, da cui sono risultate luci ed ombre. Nelle note positive è stata collocata la rinascita della figura del Ministro del Turismo, ancora senza Ministero, la nascita di un portale del Turismo Italiano (www.italia.it) il cui precedente fallimento nellâincapacità di creare contenuti è emerso nel dibattito e la pubblicazione mensile del trend dei mercati esteri da parte dellâOsservatorio Nazionale del Turismo. Le note negative, assai più numerose si sono incentrate sul trend negativo delle presenze turistiche, anche se lâItalia, nella crisi economica attuale ha perso âsolo il 4%â di presenze rispetto al 22% della Grecia e al 9,9 della Spagna.
A questo proposito viene spontanea unâosservazione. Nella mia lunga esperienza nei mercati finanziari internazionali, ho sempre notato che spesso i titoli più penalizzati nei periodi di borse o mercati favorevoli, cedevano molto meno nei periodi negativi. Ora la stessa cosa sempre accadere nel Turismo, in cui i mercati in grande crescita negli ultimi anni, come appunto Grecia e Spagna, hanno mostrato di risentire sensibilmente della crisi economica con un brusco arresto delle entrate, mentre lâItalia, che da diversi anni ormai perde quote di mercato, ha reagito perdendo meno. Questo fa vedere le cose in una luce meno positiva, in particolare, come sottolineato dagli operatori, quando il fatturato complessivo delle strutture ricettive scende sensibilmente si ha la dimostrazione che si è abbassata la âqualità degli arriviâ. In altre parole sono arrivati turisti, ma con una minore capacità di spesa (es i campeggiatori e il dato è confermato dal boom nei risultati dei campeggi).
Questo ci dice ancora che lâItalia è una metà ancora desiderata, ma la discriminante decisiva è data dai prezzi, percepiti come âcariâ, senza coinvolgere i casi estremi dellâaumento ingiustificato e anche considerando che i prezzi sono sostanzialmente rimasti al livello del 1997, come sottolineato dai rappresentanti degli operatori, il mercato continua a evitare la destinazione Italia o ad includerla attraverso una scelta di livello medio e di strutture ricettive più economiche.
Lâintervento degli operatori, in particolare di Renzo Iorio, Vice Presidente della Federturismo, Confindustria e dirigente del Gruppo Alberghiero multinazionale Francese Accor (n. 1 al mondo NDR) sottolinea la crisi del mondo imprenditoriale che ha ridotto le entrate derivanti dal MICE (Meetings, Incentives, Conferences & Events), in altre parole il Turismo Congressuale.
Qui appare evidente la politica di scelte molto rigida applicata da molte catene e strutture alberghiere nel voler attendere una ripresa dalla crisi economica invece di ripensare e riprogettare il modello congressuale coinvolgendo le attività aggregative di livello meno elevato, come lâassociazionismo culturale e quello religioso, che hanno forti necessità di spazi aggregativi per convegni e incontri e non possono permettersi spese congressuali pari a quelle delle grandi aziende, ma anche le medie aziende o gruppi di settori più locali hanno frequentemente necessità di questo tipo e che, se si vedessero offrire possibilità di sedi prestigiose e prezzi ragionevoli, vi andrebbero volentieri. Mantenere lâaltissimo standard di servizi a tutti i costi significa avere una rigidità dei costi fissi e quindi quando il mercato cala, anche stagionalmente, ciò comporta forte decrementi di arrivi e presenze con conseguenti inevitabili chiusure per 2 o persino 3 stagioni su 4.
Nessuna idea su come si possa conciliare la necessità di una visione globale della politica del Turismo, che sembrerebbe negli auspici del mondo imprenditoriale, in assenza di una pianificazione del Turismo, osteggiata in modo deciso, è emersa dallâintervento dei rappresentanti del mondo imprenditoriale.
A questo proposito la Responsabile del Settore Turismo dellâANCI (Ass. Naz. Comuni Italiani), Dr.ssa Galdi ha suggerito lâassunzione per ognuno dei propri ruoli con lo Stato coordinatore e le Regioni, Provincie e Comuni, nei loro ambiti con proposte sul territorio. Ha poi suggerito la condivisione di obiettivi minimi, come primo livello di concertazione, individuando quei settori che meritano maggiore attenzione come ad es. le città dellâolio, le città del vino, i borghi antichi, gli eventi culturali e i festival.
Restano le questioni aperte del problema di âcaricoâ (2) delle città dâarte, prima fra tutte Venezia. La dr.ssa Galdi suggeriva una âtassa di scopoâ che poi in realtà si sarebbe tradotta, a parere unanime, in una tassa di soggiorno, aggravando ulteriormente la già precaria situazione economica degli introiti turistici italiani.
Mi verrebbe spontaneo suggerire una maggiore diversificazione delle attrattive turistiche, sfruttando le risorse presenti nelle vicinanze delle grandi città dâarte, allargando così i benefici del turismo ai centri minori, in un certo qual modo esterni alle città ed aumentando quindi la sostenibilità dei flussi turistici in generale, oltre che allentando senza costrizioni la pressione sui centri maggiori.
La formazione è stato comunque il tema dominante, vista anche la presenza preponderante del mondo accademico e, a questo proposito, sono emersi alcuni punti che meritano attenzione. Il primo è quello del Prof. Da Pozzo, Università di Pisa, il quale ha sostenuto che il compito dellâUniversità non può essere quello di contribuire direttamente al mondo del lavoro, perché questo comporterebbe un continuo mutamento dei corsi, senza offrire punti di riferimento e scelte stabili. Questo compito sarebbe invece destinato ai Master, come ad esempio quello costituito tra gli altri dallâUniversità di Pisa, in Comunicazione Ambientale, poi trasformato in Comunicazione, Ambiente e Turismo.
Alcuni degli interventi che si sono succeduti hanno posto lâaccento su diverse criticità del mondo accademico, come la proliferazione dei corsi e la difficoltà da parte del mondo del lavoro, nel comprendere la portata e il tipo di conoscenze che i vari, troppi corsi di laurea comportano. La necessità di una maggiore padronanza delle lingue straniere è nuovamente emersa, nellâintervento della Prof. Manuela de Carlo, IULM, Milano, riportato dalla Prof. Mara Manente, Caâ Foscari, Venezia.
Questâultima ha sottolineato la difficoltà nel gestire una flessibilità nei corsi di laurea, in particolare triennali, mentre ha indicato, anchâessa nei Master il traitâdâunion con il mondo esterno e del lavoro.
Il convegno ha trattato molte tematiche, ma in sostanza il discorso si è sempre incentrato sui vari aspetti della formazione, anche in chiave della creazione di una cultura dellâaccoglienza e sulla necessità di una pianificazione turistica per la proposta unitaria di un prodotto Italia, da offrire agli altri Paesi del mondo dotato di una precisa identità .
Concludendo, verrebbe da chiedersi quali siano le vie più opportune per la creazione di una cultura dellâaccoglienza. Forse la prima dovrebbe coinvolgere non solo il vertice della formazione, il mondo accademico, ma anche la base, come le scuole elementari, medie e superiori. A questo proposito ben si collocano le iniziative del FAI Fondo Ambiente Italiano, che ha creato una sua sezione FAISCUOLA, con lo scopo di far crescere la sensibilità per il nostro patrimonio artistico, culturale e ambientale, attraverso iniziative, studi concorsi e partecipazioni attive, come quella del ruolo di Ciceroni, svolto dai ragazzi delle scuole per la presentazione al pubblico, in cui sono spesso presenti anche genitori, parenti e conoscenti, di beni importanti che vengono portati allâattenzione di tutti, come accade in occasione delle Giornate FAI di Primavera.
La consapevolezza acquisita di quanto siamo in grado di offrire, stimola molti i giovani e li appassiona, li fa sentire coinvolti e quindi parte attiva del processo di apprendimento e di formazione. Se non câè tale premessa, non vi sarà neppure la propensione a comunicare quanto appreso. Il turismo si potrebbe facilmente inserire e diverrebbe subito inserimento dâalto profilo qualitativo se applicato in un contesto di approfondimenti culturali.
Accogliere non significa solo reception di albergo o servizio a tavola, ma anche capacità di trasmettere gli aspetti più significativi della nostra cultura e per dirla col Prof. Cerri Serbelloni, Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, âsenza cultura non câè turismo, ma solo mobilità â. Il valore del turismo è lâesperienza unica, irripetibile e personale. Dallâaltro canto il turismo come qualsiasi prodotto, âconsuma risorseâ, quindi occorre anche attenzione a cosa si propone, ma anche come si propone. Lâofferta turistica deve essere ponderata, altrimenti il consumo dissennato di risorse ambientali, può portare oltre allâevidente danno allâambiente, un calo della qualità di vita per tutti e un danno economico grave.
Da qui anche la necessità di un inventario delle risorse, relativamente facile da realizzare, anche se complesso, come afferma il Prof. Da Pozzo, per i beni culturali ed artistici, ma molto più difficile da realizzare soprattutto se si tratta di beni in divenire come il paesaggio, che è fortemente condizionato dalle nostre scelte e finisce per essere quello che si pianifica o il suo opposto. Le necessità aggregative negate portano al successo dei ânon luoghiâ, come le finte vie cittadine allâinterno dei centri commerciali, punto dâincontro per i giovani in sostituzione delle piazze dei borghi assorbite dallâespansione del grande commercio.
Sempre sul paesaggio, nellâintervento del prof. Scanu, Università di Sassari, si sottolinea la scala di impatto ambientale che le stesse strutture ricettive dimostrano e che vanno dallâalto impatto dellâalbergo, a quello più basso dellâagriturismo, fino a quello pressoché inesistente del Bed & Breakfast
Infine, nellâintervento del prof. Porporato, etnologo, presso lâUniversità del Piemonte Orientale, emerge la necessità di inventariare i BDI i Beni Demoantropologici Immateriali, che sono poi le feste popolari e tradizionali. Il suo gruppo ha operato in questa ottica creando un Atlante delle Feste Piemontesi, mettendo in essere un metodo di approccio che mostra molti punti favorevoli e utilizza in primo luogo internet, attraverso la creazione di un portale www.atlantefestepiemonte.it che riesce a combinare un database di festività classificate con diversi criteri, con la localizzazione GIS di Google Maps e che può essere ulteriormente implementato e arricchito di contenuti, come testi, immagini, musiche, filmati.
Questâultimo è un ottimo esempio di come tutte le discipline e le scienze possano contribuire alla comprensione e ad un utilizzo consapevole dello strumento âturismoâ, siano esse discipline basate sullâEconomia in senso stretto, sulla Geografia, sullâAntropologia, sulla Storia dellâArte, sulla Letteratura, sullâArcheologia, sulla Statistica , sulla Sociologia, sulla Psicologia e probabilmente moltissime altre, tutte concorrono alla comprensione e solo coordinandone le conoscenze sarà possibile misurarne e guidarne gli effetti nellâambito del Turismo, con risultati preziosi per tutti.
1. I portatori di interesse del settore, quindi non solo le strutture ricettive, ma anche i ristoranti, bar, negozi, comuni ecc.
2. Capacità di sopportazione fisica di flussi turistici eccessivi che creano danni al contesto ambientale e socio-economico
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