Turismo

STRADE DEL VINO IN SICILIA. SCENDE IN CAMPO ANCHE LA POLITICA

Occorre muoversi in modo coordinato e coeso. Non si può prescindere da un lavoro sinergico fra i diversi operatori e in particolar modo fra organismi pubblici come gli assessorati dell’agricoltura, del turismo, dell’ambiente e delle attività produttive

07 aprile 2007 | Carlo Ravanello, Cinzia Tosetti

L’Incontro sulle Strade del Vino tenutosi al Vinitaly il 31 marzo scorso ha assunto i toni di un incontro di alto livello malgrado la non voluta assenza dell’on. Raffaele Lombardo, presidente della Provincia Regionale di Catania, che l’aveva fortemente proposto: questo, grazie ai sagaci interventi dell’Assessore Regionale all’Agricoltura, prof. Giovanni La Via, dell’on. Giuseppe Castiglione, deputato europeo e Membro della Commissione Europea per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e del dr. Orazio Pellegrino, Assessore Provinciale alle Politiche di Valorizzazione dell’Etna.

A questi interventi “politici” hanno fatto da contraltare tecnico le riflessioni di Davide Contri, Membro della Giunta esecutiva dell’ Associazione Nazionale delle Città del Vino e Direttore della Strada dei Vini Modena e Bologna, di Maurizio Ninfa, Direttore Associazione Strada del Vino dell’Etna, nonché di Elio Archimede Coordinatore delle 5 Strade del Vino del Piemonte e direttore dell’Associazione Italiana delle Enoteche pubbliche e delle Strade del Vino. Ha concluso gli interventi il cav. Giuseppe Benanti, Presidente dell’Associazione Strada del Vino dell’Etna.

Ma andiamo con ordine. Giovanni La Via, che ha iniziato il suo intervento alle 10 e 20, con cronometrica precisione, ha voluto ricordare che oggi quando si pensa ad iniziative di grande respiro come quelle di organizzare l’offerta enogastronomica di una grande Regione come la Sicilia non si può prescindere da un lavoro sinergico fra i diversi operatori e in particolar modo fra organismi pubblici come gli assessorati dell’agricoltura, del turismo, dell’ambiente, delle politiche produttive, dell’artigianato e così via. E in questo senso, nella prima bozza del documento di Programma di Sviluppo Rurale che andrà ad interessare tutto il territorio isolano nei prossimi sei anni (2006-2013), e che è stata presentata a Palermo il 6 febbraio scorso, sono state inserite anche le Strade del Vino come attori di merito per lo sviluppo e il sostegno dell’enogastronomia siciliana.

A questa, che ci è sembrata un’ottima notizia, ha fatto seguito Giuseppe Castiglione che ci ha riferito di una recentissima visita (il 27 marzo scorso) sul territorio etneo del Commissario Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, Mariann Fischer Boel.
Con l’insigne visitatrice, dopo aver mostrate le realtà produttive orticole, agrumicole e vinicole locali, si è insistito affinché, a seguito delle istanze presentate da tutti Paesi dell’area mediterranea oltre a Germania ed Austria, Bruxelles abbia a dichiarare l’anno 2008 come “Anno europeo dell’enoturismo e dell’Educazione al gusto”. Dello stesso avviso di La Via, Orazio Pellegrino, che più di tutti ha posto l’accento sulla stringente necessità che organismi diversi abbiano a muoversi in stretto concorso fra di loro e non solo quelli operanti all’interno di uno stesso Ente (come la Provincia) ma anche appartenenti a Enti differenti (Camera di Commercio, Parco dell’Etna e altro). A suo avviso, comunque, un rilancio dell’idea federativa delle Strade del Vino darebbe più forza a tutto il comparto turistico legato all’enogastronomia.
Abbiamo ascoltato quindi, con attenzione, le voci di due dei maggiori esperti nazionali sull’argomento Strade del Vino, i quali vivono quotidianamente sul campo le loro difficili realtà operative.

Davide Contri, direttore della Strada dei Vini e dei Sapori “Città Castelli Ciliegi” che interessa un vasto bacino compreso fra le città di Modena e Bologna, ha voluto ricordarci che la sua organizzazione conta ormai ben 14 dipendenti con una ricaduta in termini lavorativi, assolutamente non trascurabile. Alle proposte enogastronomiche si affiancano quelle culturali secondo un principio generale che il turismo non è solo pernottamento e alimentazione: la riprova di essere sulla buona strada lo si ha dal fatto che mentre la vicina costa romagnola ha perso nell’ultimo anno il 20 % dei visitatori, la Strada dei Vini li ha acquisiti. L’oratore ha concluso ricordando che le Strade del Vino Emiliano-Romagnole saranno inserite, anche qui come in Sicilia, nel prossimo P.S.R. e ha insistito sul fatto che, a suo parere, il contenitore naturale delle Strade del Vino c’è già ed è l’Associazione Nazionale delle Città del Vino.

Di tutt’altro avviso, Elio Archimede che vede nella dirigenza delle Città del Vino – composta per statuto da Sindaci e da loro Delegati – una decisa limitazione operativa, dovuta all’opprimente presenza pubblica, che potrebbe inibire nelle Strade del Vino un’azione collegiale pubblico-privato e la conseguente volontà di fare impresa. In sostanza, meno politici e meno organizzazioni sindacali, rimane il messaggio di Archimede cui si affianca, seppur con qualche distinguo, Maurizio Ninfa, per il quale, peraltro, si deve assolutamente creare, nel più breve tempo possibile, un coordinamento nazionale per le Strade del Vino.

Più pragmaticamente, Giuseppe Benanti si chiede, nelle sue conclusioni, se esiste in Italia una reale cultura del territorio e dell’accoglienza e se non sia meglio, allo stato attuale, rivedere il tutto con un po’ più di modestia e ripartire da capo creando strutture consortili (magari con l’ausilio di Camere di Commercio e Province) capaci di organizzare il sistema, di coordinare i rapporti fra produttori grandi e piccoli e di creare marchi di qualità per i prodotti da proporre alla vendita in apposite strutture territoriali recuperate da vecchi edifici rurali. Il tutto spiegando all’agricoltore e agli altri operatori il significato dell’operazione e imponendo severi controlli qualitativi.
Nel breve dibattito a seguire, Giuseppe Spina, direttore del Parco dell’Etna, ha ripreso le parole di Benanti insistendo sulla necessità di sistemare e riorganizzare le Strade esistenti, mentre Vincenzo Cusumano, della Strada di Alcamo, ha aggiunto che è opportuno aggregare ciò che esiste per fare massa critica e poter raggiungere un elevato valore di sistema.

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