Libri
Si fa presto a dire cotto. Quando l'antropologo va in cucina
Un volume edito da Il Mulino, di cui è autore Marino Niola, diventa un percorso nella civiltà. E’ un libro da non perdere, la cui lettura, oltre che farci acquisire nuovi saperi, ha il pregio di divertire e affascinare
05 dicembre 2009 | Luigi Caricato

Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina è un libro della casa editrice Il Mulino pubblicato nella collana âIntersezioniâ. Eâ un volume agile, di poco più di 150 pagine, scritto con maestria e garbo da Marino Niola, che, come si evince dal sottotitolo, è uno studioso dell'uomo e dei suoi comportamenti da un punto di vista più strettamente sociale e culturale. E vista la sua colta passione per il cibo, anche nelle vesti di presidente della Città del gusto di Napoli, oltre che di docente di antropologia dellâalimentazione preso lâUniversità SantâOrsola Benincasa di Napoli e presso le Facoltà di Scienze gastronomiche di Pollenzo e di Colorno, possiamo dire che ha tutte le carte in regola per occuparsi di un tema a volte così tanto abusato.
Ciò châè molto apprezzabile del suo lavoro, al di là dei qualificati contenuti che emergono con evidenza, è anche la capacità di raccontare e approfondire con divertimento e leggerezza, senza venir meno al rigore scientifico.
Il libro si suddivide in cinque parti, con unâinteressante analisi iniziale incentrata sullâatto del mangiare con tutte le regole che vi stanno dietro. Ed è importante a questo punto notare lâindovinato accostamento che lâautore fa a proposito dellâalimentazione, paragonandola addirittura al linguaggio: âogni cucina â scrive â anche la più semplice ed elementare, sottrae lâalimento al suo destino naturale per integrarlo in un sistema di combinazioni le cui regole discendono da criteri di selezione culturaliâ.
Non câè alcuna differenza sostanziale, dunque, tra il mangiare e il parlare. Entrambe gli atti obbediscono a regole che si apprendono sin dalla nascita, o addirittura nel periodo prenatale. Di conseguenza, tutto si gioca allâinizio: le prime esperienze, siano esse alimentari o linguistiche, lasciano segni indelebili newgli individui.
I capitoli sono brevi, di facile lettura, scorrono volentieri. Ci si addentra così nel mondo dei simboli, per poi si estende lo sguardo ai prodotti della terra e del mare, fino a scendere in ultimo nel dettaglio dei piatti simbolo dellâItalia nel mondo. Eâ un libro da non perdere, la cui lettura, oltre che farci acquisire nuovi saperi, ha il pregio di divertire e affascinare.
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