Libri 22/12/2023

I libri di Natale da regalare e regalarsi

I libri di Natale da regalare e regalarsi

L'Università Cattolica consiglia un sacco di volumi e consiglia un santo Natale in compagnia dei libri, degli altri, nella sintonia tra cuore e ragione


Dal libro che ne contiene molti altri, non a caso scritto da un allievo di Borges come Alberto Manguel, ai sermoni natalizi di R.L. Stevenson scritti dalle Samoa; dall'invito di Anne Dufourmantelle a difendere la nostra interiorità, senza mettere sempre tutto in mostra, alla riflessione sull'essere lettori e interpreti di pagine scritte e della vita reale che spesso si incrociano, come raccontano Trevi, Manicardi e Mazzucato in Lolita, Teheran e noi. Fino al percorso di luce di Pablo d'Ors, al desco condiviso di Dotti e Aldegani sulle tracce del Vangelo, alle soglie di luoghi che spesso sottovalutiamo come racconta Borsotti e al grande miracolo del Natale raccontato Pierangelo Sequeri: l'umanità del Dio. Scopri il nostro percorso di libri da leggere e regalare.

Un invito alla semplicità si trova nelle pagine di Sermone di Natale e altri scritti religiosi del grande scrittore Robert Louis Stevenson, testi ricchi di sensibilità umana che invitano a una gioiosa sobrietà: «essere onesto, essere buono, guadagnare poco e spendere meno, rendere nel complesso la famiglia più felice con la propria presenza, rinunciare quando è necessario senza amareggiarsi, avere pochi amici ma questi senza riserve, e soprattutto preservare l’amicizia con noi stessi: ecco l’impegno per quanto c’è di forte e di delicato in un uomo». Stevenson è il maestro di «una filosofia felice, grata per le piccole e grandi benedizioni della vita», scrive Alberto Manguel nella prefazione. Manguel a sua volta cita più volte Stevenson nella sua Una storia della lettura, un classico per gli amanti dei libri, riccamente illustrato e ricco di aneddoti che riguardano la vita tra i libri (ad esempio le letture per Borges) e le vite dei libri (dalla Biblioteca d’Alessandria d’Egitto allo Espaço Atlantida di Lisbona), un libro che non ha fine perché ogni riga invita a nuove letture.

La poetessa Chandra Candiani nell’introduzione a Segni dei luoghi. Vivere lo spazio, abitare il senso di Emanuele Borsotti sostiene che «leggere un libro è fermarsi; ascoltare un altro battito, cercare vie di scampo al dare per scontato». Un messaggio che emerge in tutto il volume di Borsotti, che ci esorta a fermarci e ad ascoltare il battito delle cose, i suoi silenzi e sfumature, riscoprendo i luoghi più comuni in cui siamo immersi: «l’umano vive e respira aprendo varchi, disegnando porte e finestre, praticando aperture lungo i muri delle sue case, per vedere l’altro e lasciarsi guardare dall’altro, per ascoltare l’altro e lasciare che l’altro ci ascolti, per uscire verso l’altro e per lasciare che l’altro entri, per sfiorare l’altro e lasciare che l’altro ci tocchi». Giardini, strade, mura, soglie, casa e dintorni tra sacre scritture e letteratura.

E tra i luoghi più soliti e comuni non possiamo non citare la tavola, quella attorno a cui ci si riunisce in famiglia per Natale. Johnny Dotti e Mario Aldegani nel libro Venire a mangiare con me ne sottolineano l’importanza simbolica, perché «la condivisione porta con sé anche il dono dell’unità e della pace; condividere crea una comunione di animi e di intenti, svela una unità profonda tra le persone. La condivisione è il ritmo stesso dell’esistenza». Gesù è spesso invitato a banchetti e a tavola si svolgono molti dei suoi dialoghi. Non è un caso, spiegano gli autori: «Gesù invita a stare a mensa insieme; rende grazie per il pane, il pesce, il vino; esorta a condividere; raccomanda di celebrare e ricordare».

Il teologo Tomáš Halík in Si destano gli angeli ci dice che «le persone che si convertono dall’egoismo all’amore, anche nelle notti buie e fredde della storia, possono brillare come la stella che ha mostrato la via per Betlemme».

Il sacerdote e maestro di meditazione Pablo d’Ors alla luce ha dedicato un’intera biografia, una lettura mistica del Vangelo nella quale, reinterpretando la nascita del bambino nella mangiatoia, si legge: «un bambino compare dove non c’era nulla e pur così piccolo fa in modo che – persino ancora prima di nascere – ogni cosa ruoti attorno a lui. Scombina la vita dei suoi genitori… Nel frattempo, nel cielo di Betlemme, timida ma visibile, ha iniziato a brillare una stella. Questo significa che tutto ciò che accade dentro di noi, per quanto modesto, ha una ripercussione universale. La luce dell’anima trova la sua corrispondenza nella luce  del cielo: entrambe sono lì per illuminare e irradiare. Questo è il senso della venuta alla luce del nostro bambino interiore: collaborare all’illuminazione generale».

Il teologo Pierangelo Sequeri in L’umanità del Dio fa emergere compiutamente un aspetto stupefacente della rivelazione: «Dio si annuncia e si spiega, nell’inaudita novità dell’incarnazione del Figlio – che cambia la storia – entro la grammatica del lessico famigliare e dentro la sintassi della vita quotidiana». Il farsi uomo come altri, senza grandi eventi mitici o politici è una chiave di accesso al modo stesso di pensare Dio, più umano e comune di quanto possiamo immaginare. «Il Figlio è Gesù, quello nato da Maria». […] Dio stabilisce una comunità di origine e di destino, perfezione dell’amore del prossimo che Gesù porta alla stessa altezza dell’amore di Dio.

di C. S.