Libri

LA STRINGENTE NECESSITA’ DI NARRARE LE VICISSITUDINI DELLA VITA PER FARNE MATERIA DI PENSIERO

L’esordio nelle vesti di narratore del filosofo Sossio Giametta apre un nuovo spiraglio. Accanto ai soliti libri di genere, espressamente orientati a inseguire il successo commerciale, si riaffaccia un approccio antico con la letteratura, quello che, al fianco dei classici, non perde di vista i grandi temi

17 giugno 2006 | Luigi Caricato

“Si voltò un attimo a guardare sua moglie che ancora dormiva: il suo volto giovane e innocente, incorniciato dalla sparsa chioma di capelli neri, splendeva di immobile bellezza”
Sossio Giametta

I filosofi Sossio Giametta (a sinistra) ed Emanuele Severino


Sorprende e cattura l’esordio nelle vesti di narratore del filosofo Sossio Giametta. In Madonna con bambina e altri racconti morali, c’è il respiro e la levità dell’uomo colto, capace di spogliarsi dei propri abiti di studioso nel chiaro intento di affrontare la realtà quotidiana con uno sguardo più diretto ma non per questo moralizzatore. Non si emettono giudizi fini a se stessi, non c’è una filosofia camuffata da letteratura, non c’è, soprattutto, alcun tentativo di imporre al lettore una propria visione del mondo. C’è solo il puro racconto, seppure costantemente imbevuto di riferimenti sapienziali; e c’è, in particolare, la stringente necessità, da parte dell’autore, di narrare, di confrontarsi con le varie situazioni della vita attraverso un linguaggio diverso da quello rigoroso e sistematico della filosofia, ma non per questo tanto distante.

Leggendo il racconto d’apertura, “Conversazione con l’antico luminare”, l’impatto può lasciare in qualche modo disorientati. L’approccio è inusuale, per chi è abituato agli stilemi della narrativa contemporanea (quella, per intenderci, più sensibile alle classifiche di vendita) e anche per chi cerca un ritmo serrato nella narrazione. Sembra anzi che l’autore abbia preferito iniziare di proposito con un testo difficile, nel quale si sviscera il legame, piuttosto ingarbugliato e deteriorato, tra un maestro e un discepolo. La storia procede lenta, quasi a scandagliare ogni minimo elemento utile per capire il perché di un distacco così netto e severo tra i due personaggi. I dialoghi sono complessi, corposamente dotti, carichi di un sapere codificato. Si prova dapprima una certa difficoltà nell’approccio, ma poi (sciogliendo anche un po’ le riserve) si scopre volta per volta una sottile e progressiva seduzione: perché si comprende bene come, a partire sin dal primo racconto, Giametta voglia precisare a scanso di equivoci la chiave di interpretazione del libro, e con ciò, ovviamente, la propria idea di letteratura.

Per tali ragioni è da leggere con una certa curiosità, e anche un esplicito senso di stupore, una perentoria dichiarazione d’intenti: “… ciò che conta per il narratore non è che i fatti siano immaginari, ma che figurino come tali. Poiché scopo del narratore – scrive sempre Giametta – è far esplodere nei fatti reali, cioè presentati come reali ma per definizione immaginari, la legge superiore, di trasfonderli e assumerli nell’universale”.

Come si può notare, le intenzioni dell’autore sono esplicitate con grande chiarezza: la letteratura ha un ruolo importante nella vita e non può essere considerata puro svago. Esiste, certo, una letteratura d’intrattenimento, senza dubbio coinvolgente, ma nel caso di Giametta esiste unicamente la letteratura vera, quella in cui si sono peraltro mossi tutti i grandi narratori del passato.
In Madonna con bambina si parte dall’esperienza diretta con la realtà e si percorre una strada di cui non si conosce bene lo sbocco finale. Per questo motivo si può senza alcun dubbio definire il libro di Giametta un autentico testo di formazione. Alla fine, si scopre infatti l’autentico volto della realtà, alla luce di una irradiante saggezza che si acquisisce volta per volta, caso per caso, intravedendola quale efficace filo conduttore di tutti e cinque i racconti.

Chi intende leggere il libro è avvertito, nelle trecento pagine pubblicate nella oramai storica Bur, la Biblioteca universale Rizzoli, non trova certo racconti come tanti altri ve ne sono in circolazione. Qui si intravede una letteratura robusta – quella “forza ascensionale dell’intuizione creatrice”, come opportunamente la definisce lo stesso Giametta – così poco propensa a concedere sterili motivi d’evasione o impreviste distrazioni fuori programma.

C’è dunque, nel libro, un preciso richiamo alla realtà, ben definito nei suoi contorni; e non c’è nulla di intentato, tanto che il lettore, appena entra nel vivo delle storie, ne viene come assorbito e coinvolto in prima persona.
Sono pertanto racconti impervi solo all’apparenza, perché è sufficiente per esempio saltare il testo d’apertura e leggerlo in ultimo, a conclusione di tutti, per rendersi conto della inusualità dell’approccio narrativo e godere così della immediatezza delle storie, le quali in alcuni momenti si rivelano perfino esilaranti e ricche di una solida carica d’ironia. Infatti, già con il secondo racconto, che da’ peraltro il titolo all’intero volume, si apre uno scenario impreziosito da storie divertenti, marginali e secondarie, anche se solo in apparenza, perché dietro ogni elemento narrativo, va detto, vi sono densi nuclei di ragionamenti, pensieri su pensieri, tra loro strettamente correlati.

Così, accanto a un insieme di aspetti minimi (dai bisticci tra moglie e marito, nel tentativo di tenere accesa la luce del comodino e leggere con sommo piacere un libro prima di addormentarsi, alle puzzette sprigionate da una bimba con disturbi di aerofagia; dal modo di trattare i pesci in cucina ai modi con cui i pescatori, furbi ma non certo privi di garbo, gabbano con destrezza le donne al mercato, rifilando loro pesci congelati presentati come fossero ancora vivi), accanto a un insieme di aspetti minimi, dunque, si snocciolano, in modo altrettanto evidente e indisturbato, i temi più importanti e centrali della grande letteratura di ogni tempo.

Accanto a questioni di storia minima, nei racconti di Giametta traspare la profondità del pensatore puro, del sapiente che si cala negli accadimenti più comuni, e perfino convenzionali, come fossero eventi di centrale rilevanza. Per questo, di fronte alle sapide preparazioni culinarie a base di pesce (“griglia, padella, pentola o forno?”), non mnacano le riflessioni sul senso del vivere anche a partire dal “dramma dei pesci”: la vita umana è sacra per gli uomini, ma anche la vita dei pesci è sacra per i pesci! Le conclusioni sono categoriche: “Ogni vita è sacra per chi ce l’ha. Oppure nessuna vita è sacra”.

Il senso della vita, dunque. Questo porta inevitabilmente con sé anche quello della morte, e tali elementi di indagine si affacciano tra l’altro in più occasioni, qua e là, com’era prevedibile in un testo di narrativa così estremamente concettuale e per nulla “leggero”; ma è soprattutto con il terzo racconto, dal titolo “Prometeo”, che compare con maggiore risalto e drammaticità, il dolore e lo stordimento dovuto alla perdita di un amico colpito dal cancro e le amare riflessioni sul destino degli uomini.
Il malinconico declino, a seguito dell’insorgere e del progredire inarrestabile della malattia, fa di questa terribile esperienza un ulteriore motivo di rfilessione: “Cos’è il cancro? Una rottura unilaterale del patto stretto tra la materia e lo spirito, tra il corpo e l’anima, in virtù del quale soltanto la vita è possibile; e nella vita la giovinezza, in cui l’armonia tra i due potenziali nemici (che si riveleranno alla fine ben effettivi) è massima, sicché lo spirito gode di una grande libertà e si illude di essere solo o di poter fare a meno del partner o almeno di dimenticarlo”.

Segue, poggiando sulla medesima intensità d’ispirazione, un’altra storia dal titolo “Il dono”, sull’onda della canzone pop degli anni Settanta Nothing is Easy, storia incentrata, come già nel racconto d’apertura, sul tema dell’amicizia; quindi, in chiusura, ci si apre invece, con il racconto “Una serata musicale”, a un incredibile approccio con le sinfonie di Haydn: “La musica, come la materia di tutte le arti, è un pieno naturale e non un vuoto, con una propria compattezza e proprie forze attive. Questo pieno – scrive Giametta – si fa penetrare dagli sforzi concentrati, ma reagisce alle intrusioni secondo le sue occulte leggi di coesione e di equilibrio”. Un testo da leggere con curiosità, anche per capire dove voglia giungere con tale racconto lo stesso autore.

La lettura è piacevole e impegnativa. E’ un linguaggio attento e calibrato, quello di Sossio Giametta; e risente della stessa paziente attenzione che il filosofo e traduttore (tra gli altri di Nietzsche e Schopenahuer) ha riservato nel corso degli anni ai testi a lui più congeniali, quelli senz’altro più austeri e densi di significato del pensiero raziocinante. Tuttavia, nonostante la parentesi letteraria dei racconti di Madonna con bambina – parentesi che si spera abbia presto un seguito, e che non costituisca dunque solo un momento episodico – l’imprinting dell’autore non manca nemmeno quando veste i panni del narratore. Accanto alle belle immagini che si scorgono qui è là, laddove per esempio si legge che “l’aereo attraversò lo spesso strato di nuvole e sbucò nell’impero del sole”, una utile riflessione – che compare anche nel racconto conclusivo – ci riporta a una considerazione da accogliere con pieno convincimento e condivisione: ovvero che, anche nello spazio della creatività, la forma non è mai facile, ma diventa una conquista lenta, cui si deve giungere investendo molte energie e tanti e robusti pensieri.



Sossio Giametta, Madonna con bambina e altri racconti morali, Bur, pp. 300, euro 9,20