Libri

NELLE PAGINE DI UN LIBRO LA STORIA DELLO CHEF FULVIO PIERANGELINI

Finalmente una nuova e coraggiosa collana in cui “i cuochi si raccontano” trasmettendo la propria esperienza professionale. Il primo volume è a firma di Raffaella Prandi e ha come protagonista il noto patron del “Gambero Rosso” di San Vincenzo: uno, per intenderci, tra gli artefici della cucina italiana, sicuramente tra i più originali

14 gennaio 2006 | Luigi Caricato

Il libro, edito dalla casa editrice del noto e apprezzato mensile “Gambero Rosso”, l’avevamo già consigliato ai lettori in chiusura del 2005, quale strenna natalizia; e scrivevamo allora – pienamente convinti – la nostra buona impressione circa l’iniziativa, esattamente con queste parole, che riprendo tal quali: “Un’idea vincente, che si spera trovi fortuna e accoglienza tra il pubblico”.

Un’idea vincente, appunto. Sì, perché come tale si presenta in tutta la sua carica di novità nell’attuale scenario editoriale, troppo anchilosato com’è nel presentare le solite formule già sperimentate fino all’inverosimile.
Con questa collana l’approccio è senz’altro più coinvolgente, in quanto per la prima volta ci si accosta alle figure di chi “fa” la cucina in modo inedito e colloquiale, senza il ricorso ai soliti ricettari.

“Fare” cultura gastronomica non significa infatti limitarsi a pubblicare ricette, ma ragionare intorno al “farsi” della cucina, cercando di comunicare un sapere che si nutra di continue sperimentazioni e di un’operosa progettualità. Con questo volume si offre perciò una chiave di lettura inedita, sicuramente a rischio, dal momento che può anche non incontrare i favori di un pubblico spesso distratto, ma è certamente il caso di sostenere una simile operazione perché intelligente e propositiva

I libri devono essere utili e funzionali, non devono in alcun modo costituire, come spesso accade, un puro elemento d’arredo o di esibizione. Leggere un simile volume può soltanto arricchire. Attraverso il percorso di un personaggio che si racconta svelando la propria identità, si scopre infatti un mondo con cui confrontarsi. La scrittura di Raffaella Prandi rende la lettura piacevole e intrigante, ma una delle sue doti è anche quella di sapersi accostare a un personaggio così intransigente da apparire perfino antipatico e scorbutico, con grande grazia e capacità di ammorbidirne i tratti più spigolosi del carattere. Non si tratta del solito libro sulla cucina di un cuoco, qui c’è l’anima profonda di Pierangelini, offerta in tutta la sua immediatezza, senza alcun filtro, unitamente al corredo fotografico, in bianco e nero, di Marco Delogu.

“I piatti migliori della mia cucina – si legge nel libro – sono quelli che non metto in carta. Li preparo solo per pochissime persone e solo quando ne ho voglia pur sapendo che potrebbero anche fare la differenza”. E’ questo, senza tanti giri di parole, il ritratto dal vero di Fulvio Pierangelini. Lo si ricava attraverso le sue stesse dichiarazioni: “Un piatto che è sensazionale – aggiunge – se lo faccio ogni tanto e per chi amo, nel momento in cui finisce tra le proposte del menu perde parte della sua energia, si esaurisce. Se sono obbligato a cucinarlo per tutti, la magia svanisce”. E’ evidente, già solo da queste poche battute, che non si tratti certo di una cucina tra le tante, quella di Pierangelini. Provare per credere.



Raffaella Prandi, Fulvio Pierangelini. Il grande solista della cucina italiana, Gambero Rosso 2005, pp. 126, euro 12,00

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