Italia

L’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio apre ai giovani

Tra le nuove nomine ad Accademico Corrispondente quella dell’oleologo e nostro coordinatore editoriale, Alberto Grimelli

03 maggio 2008 | Marisa Giuliani

L’Accademia, che ha sede a Spoleto, è stata fondata nel 1960, si propone di contribuire al progresso delle conoscenze volte alla valorizzazione delle produzioni olivicole, riunendo docenti, ricercatori e professionisti attivamente impegnati nel settore.

Gli Accademici Corrispondenti, in particolare, sono scelti fra le persone che si sono distinte negli studi, nell’esercizio della olivicoltura e dell’elaiotecnica, nella valorizzazione dei prodotti di pregio e nelle scienze agrarie, economiche, giuridiche e nutrizionali ad esse attinenti.

“Siamo fermamente convinti – ha annotato il Presidente dell’Accademia, Prof. GianFrancesco Montedoro – che le sue alte qualità morali e professionali contribuiranno a elevare il prestigio di questo Consesso e allo stesso tempo a soddisfare in maggior misura le esigenze e gli obiettivi statutari tutti improntati alla valorizzazione dei prodotti dell’olivo, tra questi ovviamente il suo prodotto finale più qualificato, l’olio extra vergine.”

“Questa nomina – afferma Alberto Grimelli – è stata una vera sorpresa. Essere accolto nella prestigiosa Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio è motivo di grande soddisfazione.
La lontananza delle istituzioni ma soprattutto un deficit culturale degli attori della filiera olivicolo olearia hanno e stanno incidendo negativamente e profondamente sullo sviluppo del settore, segnandone un declino visibile.
Ritengo tuttavia che questo processo non sia irreversibile, anche se oggi richiede un’energica inversione di tendenza.
Se la supremazia produttiva italiana è compromessa e, anche a livello commerciale, assistiamo a una progressiva escalation della Spagna e di altri Paesi produttori, il nostro primo fronte di difesa deve e può essere quello della conoscenza.
L’Italia gode ancora di notevole prestigio in tale campo e credo occorra moltiplicare gli sforzi affinché questa leadership si consolidi, così rafforzando l’immagine oliandola del nostro Paese.
L’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio non solo può esserne il baluardo ma può divenire il vettore e il propulsore di una rivoluzione culturale nel mondo olivicolo.
Troppo spesso olivicoltori e frantoiani sono alla ricerca di soluzioni e innovazioni miracolistiche. Penso alle forme di allevamento a Y e a palmetta, al monocono e al sesto dinamico, per passare, più recentemente, a denocciolato e impianti superintensivi. Fino ad oggi tali soluzioni sono state solo cocenti delusioni per gli attori della filiera che con inusitata tenacia continuano a seguire mode e novità, sintomo di una latente vivacità del settore.
L’Università e la pratica sul campo mi hanno insegnato a diffidare di “ricette miracolose”, di “formule universali” che difficilmente possono trovare applicazione ubiquitariamente, che raramente si adattano alle diverse e molteplici olivicolture italiane.
Ritengo e spero si possa iniziare a tracciare una via italiana di ricerca, innovazione e trasferimento della conoscenza che, lungi dall’inseguire le tendenze di altre Nazioni, sia originale e identitaria.
Linee guida semplici e chiare che il mondo accademico può tracciare e che la nuova, nascente, classe di tecnici di comparto, gli oleologi, debbono applicare in campo.
Penso infatti che solo chiudendo la catena, solo creando stabili e solidi vasi intercomunicanti tra ricerca e produzione possa cominciare il riscatto della nostra olivicoltura.”