Quo vadis

La Vernaccia di San Gimignano sulla tavola dei Papi

Oggi Papa Francesco, più di 500 anni fa Papa Innocenzo VIII. La tradizione vitivinicola toscana ha radici lontane, anche grazie all'attività di un promoter di eccellenza come Lorenzo Il Magnifico

30 marzo 2016 | Graziano Alderighi

La Vernaccia di San Gimignano è un bianco toscano di nobile lignaggio.

Lo attesta Dante Alighieri che cita il vino nella sua Divina Commedia: "... e quella faccia di là da lui più che l'altra trapunta ebbe la Santa Chiesa e le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l'anguille di Bolsena e la Vernaccia" (Purgatorio, XXIV, 20-24)

Dagli archivi storici della Tenuta di Cusona dei principi Strozzi Guicciardini, a San Gimignano si scopre anche dell'altro.

Giusto 525 anni fa - il 22 marzo 1491 - Lorenzo de' Medici, signore di Firenze, scriveva all'ambasciatore fiorentino a Roma, Piero Alamanni, di esser pronto a fornire una partita di Vernaccia per il Papa Innocenzo VIII dopo un primo assaggio. "Se quel saggio di vernaccia che io vi mandai sarà piaciuto a Nostro Signore (il Papa), manderò questo resto o per le poste o per uno vecturale, come me adviserete che venga meglio".

Quindi un promoter di eccellenza della Vernaccia di San Gimignano fu proprio Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, che già ne consumava sulla propria tavola, anche se gratuitamente. Sempre dagli archivi della Tenuta di Cusona, infatti, si legge che a fine del 1400 che: ": "E adì XVI (settembre 1482), soldi 11 piccioli sono per porto di 20 fiaschi di vernaccia si mandò a donare a Lorenzo de' Medici".

Oggi come allora, seguendo una tradizione che ha radici molto antiche, la Vernaccia è sulla tavola dei grandi del mondo e dei Papi.

"Appena un mese fa, nel menu del volo papale organizzato da Alitalia che portava Papa Francesco allo storico incontro con il patriarca Kirill a Cuba, c'era tra i vini ancora una bottiglia di Vernaccia, la nostra 'Cusona 1933'", fanno notare le sorelle Natalia e Irina Strozzi Guicciardini.

 

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