Quo vadis

L'isola di Pianosa e il ritorno al vino, con l'intervento dei Frescobaldi

Fu il Granduca Leopoldo II a capire che si poteva trattenere le persone in quell’isola con una carcerazione a dimensione umana. La storia enoica di Pianosa è durata un secolo, 1882-1985 con l’istituzione caceraria per scopi umani e sociali

15 gennaio 2016 | Nadio Stronchi

Dopo avere letto molti aspetti della sua storia, mi verrebbe di apostrofarla cosi: brutta, ostile e scomoda.

E’ logico che l’isola di Pianosa è ben altro; Molte altre cose determinate dall’uomo nel tentativo innato di scoprire e dominare ogni cosa, ma Pianosa è come una brutta donna che tutti ne sentono parlare (dell’isolata) tutti vorrebbero vederla, avvicinarla, parlarne, fare dei progetti per (lei), per renderla meno ostile, ma nessuno la vorrebbe possedere perché occorre uno sforzo psicologico e sociale notevole.

Lo sforzo sociale e psicologico lo hanno fatto tutti gli attori istituzionali e i soggetti che ci hanno dovuto lavorare per realizzare i progetti altrui; Solo il Granduca Leopoldo II capii che si poteva trattenere le persone in quell’isola con una carcerazione a dimensione umana.
E a proposito di progetti basta vedere la rassegna stampa sull’eccezionale sito dell’Associazione per la Difesa dell’Isola di Pianosa, per rendersi conto della ressa di soggetti che hanno proposto “la Luna” e non hanno nemmeno acceso una candela. Questa Associazione che stimo moltissimo, dovrebbe passare dal livello sociale e culturale di difesa a quello di progetti; diranno che non è compito loro, forse, diranno che l’isola deve rimanere così come è. In quest’ultimo caso subiranno sempre decisioni di altri, se ci saranno.

L’ultima proposta di riportare l’isola alla produzione di vini con una famiglia di ispirazione enoica notevole, i Frescobaldi già in Gorgona. Sul mio libro sui vini dell’Elba ho documentato la storia enoica di Pianosa con l’aiuto dell’allora Rodolfo Craia agronomo. La storia enoica di Pianosa è durata un secolo, 1882-1985 con l’istituzione caceraria per scopi umani e sociali. Non è un territorio, collocato in un contesto economico produttivo moderno, adatto a fare solo vini economicamente convenienti ma, se ci sono persone sensibili alla cultura enoica, se ci sono volontà istituzionali di favorire e aiutare questi attori enoici coraggiosi, penso che sia l’occasione per ridare un senso sociale, culturale e economico a quell’isola tanto chiacchierata ma, anche tanto evitata; Non dai turisti: loro hanno voglia di scoprire la storia de territori e della gente. Tornare a fare vini in Pianosa vuol dire, perché no, coinvolgere il sistema carcerario e imprenditori che hanno volontà di lavorare di ricamo accostando ai vini, strutture per recepire i visitatori che conoscendo la storia dell’isola, ne assaporano il prodotto vino che si ricollega al passato con una continuità, senza dubbio, migliore. Pianosa è un isola che merita di essere vestita e abbellita; Se non dovesse succedere, il risultato sarebbe la continuità di una ressa di voci che fanno parte di un mondo del predicato in cui viviamo da anni. Per ciò faccio un augurio alla società vitivinicola Frescobaldi di buon lavoro e risultati; Potrebbe essere una soluzione nella quale con una vita “carcerata” ben organizzata dimostreranno di far meglio del Granducato.

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