Quo vadis

Anche “sotto il mare” si producono vini di grande personalità e tipicità

Dal Po al Rodano. Dalle valli di Comacchio e la Camargue. Un parallelo troppo ardito? Forse no, se parliamo di viticoltura e vini di territori affascinanti con una storia antica. Per l'Italia risale ai tempi degli Entruschi. Oltralpe invece le più antiche testimonianze storiche sono riferibili al primi del 1400

16 maggio 2014 | Emiliano Racca

Quando pensiamo ad un’entità geografica altamente vocata alla coltivazione della vite ci immaginiamo idealmente dei terreni in pendio ben drenati ed arieggiati, con una buona esposizione, delle condizioni climatiche caratterizzate da buona escursione termica tra il giorno e la notte, da alte temperature nel periodo di germogliamento (tardo inverno-inizio primavera) e da uno stress idrico moderato nell’epoca dell’invaiatura e della maturazione.

Ovviamente queste descritte sono condizioni come detto ideali, che difficilmente si riscontrano in natura; anche se, nelle aree ad elevata vocazione dove si producono i cru di grande qualità ci si avvicina di molto a questo optimum teorico.
Più in generale si riscontrano nella realtà sistemi vitivinicoli che hanno congiuntamente punti di forza e talloni d’achille: è la combinazione di questi fattori geoambientali ed agrotecnici positivi e negativi che va a definire l’attitudine di un sito alla viticoltura e ne decreta il successo o meno di un vino.

Ci sono poi situazioni estreme che non consentono un uso viticolo o agricolo dei suoli e che verranno quindi adibiti ad altri impieghi. Questo è il caso ad esempio delle zone umide, ambienti naturali caratterizzati dalla compresenza di terra ed acqua (che può essere stagnate o corrente, dolce o salmastra), come le torbiere, gli acquitrini o le zone di delta.

Non mancano però le eccezioni, infatti proprio in alcune zone di delta – in particolare del fiume Po e del Rodano - si è sviluppata una viticoltura di nicchia, che dà luogo a vini poco conosciuti e poco valutati, ma che in realtà nascondono una forte espressività ed unicità.

Quindi analizziamo brevemente le caratteristiche dei due terroir e le peculiarità dei vini prodotti.

I terroir

Il Po e il Rodano. Le valli di Comacchio e la Camargue, due territori tanto lontani quanto simili. Si tratta di ambienti naturali, selvaggi, suggestivi, in cui tuttavia è tangibile la mano dell’uomo che ha palesemente plagiato i paesaggi di entrambi con le sue opere di regimazione delle acque e bonifica dei terreni.

Gli elementi che li contraddistinguono sono i cordoni dunosi, i canali naturali e artificiali, le saline e le risaie, le dighe e i capanni per la pesca, la ricchezza delle popolazioni faunistiche e delle essenze vegetali.

Si tratta di aree depresse, per molti tratti sotto il livello del mare. Molto”movimentate” per l’incessante vagare dei rami divergenti della foce, con le loro abbondanti sedimentazioni.

Per questo i suoli sono spesso rielaborati, risultando poco differenziati, caratteristiche tipiche degli entisuoli, in particolare del sottordine aquent. La reazione è alcalina, per l’abbondanza di Sali sodici. I colori delle terre sono tipicamente grigio-verde paonazzo, indice di orizzonti ridotti con drenaggio difficoltoso. Sono suoli prettamente sabbiosi, di origine marina ed eolica, con apporti di limi ed argille deposte dai fiumi nel loro tratto di fine corso.

I climi di queste due zone si caratterizzano entrambe per la forte umidità, ma in Camargue l’influenza mitigatrice del Mediterraneo si fa sentire, mentre nel ferrarese il clima è subcontinentale, più freddo, con il fenomeno invernale specifico dell’inversione termica che provoca nebbie e rigidità termica.

I vini

Sono vini, come dicevamo, che possiedono una spiccata personalità, ma che hanno alle spalle anche un certo vissuto storico. Non si tratta quindi di viticolture di recente sperimentazione. Entrambe hanno origini molto antiche: nel ferrarese si fa risalire l’innesto dei vigneti addirittura al periodo etrusco; oltralpe invece – come riportato sul sito del Syndicat de defense – le più antiche testimonianze storiche sono riferibili al primi del 1400, con le lettere inviate da Carlo VI a Carlo VII in cui si discuteva proprio delle vigne di Aigues Mortes.

Si tratta quindi di vini “consolidati” e certificati: i vini del delta del Po sono raggruppati sotto il marchio di origine controllata Bosco Eliceo Doc, quelli del Rodano invece si fregiano del marchio Sable de Camargue Igp.

La gamma dei vini è molto varia per entrambi: si va dai bianchi ai rossi, ai rosé (Il Sable de Camargue dall’atipica tonalità “salmonata” – dal sito vin-sable-camargue), dai frizzanti ai vini fermi.

Per la produzione di questi vini, vengono utilizzati principalmente vitigni nazionali ed internazionali (Sauvignon, Merlot, Malvasia e Trebbiano per il Bosco Eliceo, Syrah, Petit Verdot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay per il Sable). L’unico ad essere un monovitigno autoctono è il Fortana Bosco Eliceo doc, un rosso giovane, brioso, frizzante, asciutto e tannico (85-100% da uve Fortana).

Ma tutti i succitati comunque possiedono una certa salinità “all’acqua di mare” (e non poteva essere altrimenti per questi “vini delle sabbie”) che li lega indissolubilmente e simbionticamente al proprio territorio.

Gli abbinamenti

La scelta degli abbinamenti ricade in ambedue i casi sui prodotti e le ricette tipiche tradizionali, visto anche il succitato intenso legame di questi vini al proprio terroir di origine.
Si tratta quindi di abbinamenti “territoriali”; ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta: si va dal brodo di anguilla, alla salama da sugo, dal gardiane de taureau, dalle anguille del Rodano en bouillabaisse, alla barbouillade di carciofi.

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