Quo vadis

Per conoscere il Parco del Gran Sasso occorre riconoscerne salumi e legumi

Pastorizia e coltivazione di legumi. Questa è la tradizione rurale dei comuni di Baronia di Carapelle, Santo Stefano di Sessanio, Calascio, Castelvecchio Calvisio, Castel del Monte, Barisciano. Un percorso gastronomico che è anche culturale

21 febbraio 2014 | Duccio Morozzo della Rocca

Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei.

E' un motto che dovrebbe valere ancor di più quando si esplora un territorio nuovo. La zona di cui vorrei accennarvi oggi è quella dell'antica Baronia di Carapelle che comprendeva anche gli attuali comuni di Santo Stefano di Sessanio, Calascio, Castelvecchio Calvisio, Castel del Monte, Barisciano.

Siamo nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Oggi come allora qui dominano pastorizia e coltivazione di legumi. Grazie a una valente associazione culturale locale si sta cercando anche di far tornare alla vita cultivar ormai considerate scomparse, perse nei meandri del tempo.

DinamicheBio nasce nel settembre del 2011 per iniziativa di quattro giovani aquilani: Paolo Quaglia, Luca Paolo Virgilio, Benedetta Mastri e Agnese Porto ai quali, già dallo scorso anno si è aggiunta Marianna Colantoni, desiderosi di stabilire un contatto costante con il territorio e di promuoverne le peculiarità, attraverso attività di valorizzazione del patrimonio paesaggistico e naturale e delle eccellenze produttive che ne sono espressione.

Far rivivere le varietà locali non basta, occorre valorizzarle. Ma quali sono questi antichi legumi? Di particolare pregio la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, presidio Slow Food, il cece, la cicerchia, il fagiolo bianco detto Poverello, il farro, il pisello Roveja. Una notevole varietà colturale che testimonia la biodiversità del più ampio territorio ospitante.

Non di minor importanza è la pastorizia, che riesce ad offrire eccellenze nelle lavorazioni casearie. Basti pensare al Canestrato di Castel del Monte, anch'esso presidio Slow Food.

Per far rivivere questi legumi, però, occorre farli assaggiare.

E' quello che hanno fatto con un menu e una serata ideata da Benedetta Mastri e realizzata in collaborazione con Marianna Colantoni.

Durante il piacevole appuntamento sono state proposte tutte le varietà disponibili, non tutte quelle reperibili per ragioni legate alle difficoltà colturali.

Da un lato la resa bassa o bassissima, da un altro un carente legame di rete tra i produttori che ostacola la comunicazione e quindi il monitoraggio della disponibilità di leguminose per la semina e dell'andamento annuale tra le varie zone di coltivazione.

Il percorso intrapreso da questo territorio va vissuto. Un invito dunque a visitare il Parco Nazionale del Gran Sasso e i Monti della Laga, andando a scoprire sapori e profumi dimenticati. E se proprio avete bisogno di aiuto per raccapezzarvi nella gastronomia di queste terre potete farvi consigliare dall'Associazione Culturale DinamicheBio che organizza "Naturale, la prima fiera del vino artigianale in Abruzzo" che quest'anno giunge alla terza edizione che si terrà il 10, l'11 e il 12 maggio a Palazzo Santucci a Navelli (AQ). 

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