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La tagliola europea sul grano russo: dazio da 95 euro a tonnellata

La tagliola europea sul grano russo: dazio da 95 euro a tonnellata

Mezzo milione di tonnellate di grano russo entrate in Italia nel 2023, oltre a un milione di tonnellate dalla Turchia, spesso oggetto di triangolazioni dello stesso grano russo. Il prezzo del grano italiano è crollato

19 marzo 2024 | C. S.

La decisione della Ue di imporre dazi sul grano di Putin si tradurrà in una “stangata” da oltre 40 milioni di euro di dazi aggiuntivi sulle importazioni di prodotto dalla Russia e risponde alle richieste di Coldiretti di tutelare i produttori italiani colpiti dal drammatico crollo delle quotazioni causate dall’invasione selvaggia di prodotto straniero. E’ quanto emerge da una stima Coldiretti diffusa in merito alla notizia del Financial Times sul fatto che nei prossimi giorni la Commissione europea si stia preparando ad introdurre una tariffa di 95 euro la tonnellata sui cereali provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia.

Nel 2023 - precisa una nota di Coldiretti - si è registrata un’invasione di grano duro russo per la pasta mai registrata prima della storia, con quasi mezzo milione di tonnellate che sono entrate nel nostro Paese, più del 1000% in più rispetto all’anno precedente, con un effetto dirompente sui prezzi pagati agli agricoltori italiani a causa di speculazioni e concorrenza sleale, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

A tale invasione si è aggiunta peraltro quello dalla Turchia, Paese spesso oggetto di triangolazioni dello stesso grano russo, per un totale complessivo di oltre 1 milione di tonnellate di prodotto che hanno varcato i confini nazionali e abbattuto del 60% il prezzo del grano italiano. Si tratta di valori che – rileva la Coldiretti - portano la coltivazione ampiamente sotto i costi di produzione, rendendola di fatto antieconomica ed esponendo le aziende agricole al rischio crack, soprattutto nelle aree interne senza alternative produttive.

L’idea della Commissione di imporre dazi – conclude Coldiretti – è un primo passo verso uno stop deciso alle importazioni sleali, al quale devono essere aggiunte più risorse per i contratti di filiera del grano. Solo così sarà possibile tutelare il reddito degli agricoltori.

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