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Il terremoto nel mercato dell'olio di oliva secondo le Famiglie Olearie

Il terremoto nel mercato dell'olio di oliva secondo le Famiglie Olearie

In volume le vendite di olio extra vergine di oliva hanno subito un calo di solo il 9,7%. Il consumatore è più consapevole del valore del prodotto rispetto al passato ma è disorientato

16 marzo 2024 | C. S.

Un futuro tutto da riscrivere, dopo il terremoto climatico! È quello che è emerso a Bitonto, nella stupenda cornice del Traetta, il teatro comunale della località olivicola, durante una tavola rotonda “Olio di oliva al cambio epocale”1 organizzata da Cibus, GDO News e Unifol, l’Unione italiana delle famiglie olearie, costituitasi da meno di due anni, per iniziativa di 11 aziende di famiglie italiane del settore olivicolo-oleario.

Vederci chiaro per decidere dove andare! È lo spirito con il quale Unifol ha deciso di chiamare in terra pugliese insegne come Coop, Conad, Vègè, Maiora, Megamark e Apulia, per confrontarsi e decodificare le recenti tendenze del mercato dell’olio di oliva, data l’importanza che le aziende associate stanno assegnando agli investimenti in campo in oliveti moderni e al controllo della qualità sensoriale dei propri extra vergini sugli scaffali, per il quale Unifol ha incaricato un ente di certificazione terzo.

La tavola rotonda è stata preceduta dagli interventi dell’Istituto Piepoli, Nielsen e Areté, che hanno presentato i risultati inediti di alcune recenti analisi di mercato.  Un quadro complesso, quello ritratto dagli Istituti di ricerca, con un consumatore disorientato, che in parte riduce i consumi - in maniera contenuta rispetto agli aumenti di prezzo - e in parte privilegia il prodotto italiano - anche per il ridotto differenziale di prezzo rispetto al comunitario.

La fotografia è quella di un mercato che è cresciuto nell’ultimo periodo, su base annua, del 27% in valore con una contrazione del 9,7% in volume, travolto da due anni consecutivi di siccità che hanno decimato le produzioni.  Un futuro incerto, ma al contempo stimolante e foriero di cambiamenti è la conclusione a cui sono pervenuti l’Interprofessione spagnola in collegamento da Madrid e le aziende di marca presenti alla tavola rotonda in rappresentanza di Unifol.

Troppe le variabili in campo per tratteggiare un quadro previsionale: dall’avvento delle nuove generazioni, sempre più abili e rapide nell’acquisire informazioni, approfondire e comparare prodotti e più recettive alle innovazioni che alla tradizione, all’invecchiamento della popolazione, dalla crescita dei nuclei familiari monocomponenti, alle migrazioni e alle contaminazioni culturali.

Una certezza è emersa dai dati snocciolati dagli Istituti. Il consumatore non ha abbandonato l’extra vergine quando il prezzo è raddoppiato, piuttosto ha preferito ridurne il consumo e differenziarne l’impiego. Le catene stesse hanno sottolineato di avere ben chiaro che il consumatore non è più quello che in passato si rifugiava nell’oliva quando il prezzo dell’extravergine aumentava oltre misura.

Il consumatore è più consapevole del valore dell’extra vergine rispetto al passato, ma non a sufficienza per orientarsi e riallocare i propri consumi nel mare magnum della categoria.

Oggi che ci si è spinti oltre limiti di prezzo inimmaginabili e che lo tsunami è sotto controllo, abbiamo l’occasione di imprimere un cambio di marcia, dove la categoria extra vergine, inflazionata da prodotti così diversi per costi di produzione, proprietà nutrizionali e sensoriali, torni ad essere più autentica, leggibile e trasparente e riconosca dignità e identità a prodotti che oggi sono solo vicini di casa.

La distribuzione presente a Bitonto ha lanciato un messaggio tra le righe: ben venga quel cambio epocale che tutti auspichiamo, che tradotto significa più margini, più valore e meno promozioni, ma non senza un’iniziativa da protagonista da parte di una filiera, con una visione organica.  

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