Associazioni di idee 16/09/2021

Il sottocosto sull'olio d'oliva toglie dignità agli olivicoltori italiani

Il sottocosto sull'olio d'oliva toglie dignità agli olivicoltori italiani

La pressione della distribuzione ad abbassare i prezzi di vendita per acquisire la fedeltà dei clienti e per battere la concorrenza si ritorce contro non solo l’anello debole della filiera ma anche contro la stessa GDO


“Le vendite al dettaglio al di sotto dei costi di produzione rappresentano una pratica sleale non solo nei confronti dell’impresa olivicola, ma anche dei lavoratori, perché funzionano da incentivo ad abbassare le tutele economiche e i livelli di sicurezza per i lavoratori. Occorre interrompere la rincorsa al ribasso dei prezzi dei punti di vendita, quando è fatta a scapito della dignità, del giusto compenso e della sicurezza di chi opera in olivicoltura, nel ruolo di imprenditore agricolo e di lavoratore”. È quanto afferma Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola, la più grande organizzazione nazionale di produttori.       

Nei giorni scorsi il Ministro Stefano Patuanelli ha comunicato che il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera ad una prima versione del decreto legislativo di recepimento in Italia della direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali. Il provvedimento deve essere approvato in tempi brevi, perché incombe a carico dell’Italia e di altri Paesi membri ritardatari (in tutto 12) l’avvio della procedura di infrazione da parte dei servizi della Commissione europea che contesta ritardi nel processo di attuazione a livello nazionale.

“Italia Olivicola auspica che il nuovo intervento legislativo – continua Sicolo - rappresenti la propizia occasione per favorire rapporti equi, trasparenti, rispettosi e lungimiranti all’interno della filiera olivicola, ponendo fine a indiscriminate campagne di vendita sottocosto da parte dei distributori, le quali sono distruttive per il settore e incompatibili con la strategia italiana di puntare sulla qualità, la sostenibilità, la valorizzazione del territorio attraverso la tracciabilità e l’origine.

Alla lunga, la pressione della distribuzione ad abbassare i prezzi di vendita al consumo per acquisire la fedeltà dei clienti e per battere la concorrenza si ritorce contro non solo l’anello debole della filiera (l’olivicoltore), ma anche contro gli stessi propugnatori di questa criticabile pratica”.

La legge delega con la quale il Parlamento ha affidato al Governo il compito di recepire le nuove disposizioni europee, fornendo i principi ed i criteri direttivi generali ai quali ispirarsi, va nella giusta direzione e può consentire di migliorare ed equilibrare il funzionamento del mercato dell’olio di oliva in Italia.

Ci sono tre passaggi degni di nota e nei confronti dei quali Italia Olivicola resta in fiduciosa attesa. Il primo è il principio in virtù del quale si considera come pratica commerciale sleale la vendita a prezzi palesemente al di sotto dei costi di produzione. “Contiamo – afferma il Presidente Sicolo - di non vedere più promozioni di olio extra vergine di oliva a prezzi sviliti di 1,9 euro per litro, come talvolta ci è capitato di notare in alcuni punti di vendita della grande distribuzione attiva in Italia”.

Il secondo indirizzo politico fornito dal Parlamento prevede di considerare quale parametro di controllo per la sussistenza della pratica sleale la fissazione da parte dell’acquirente di olio di extra vergine di oliva di un prezzo del 15% più basso del costo medio di produzione calcolato periodicamente da ISMEA.

Infine, il terzo passaggio verso il quale Italia Olivicola guarda con interesse è la richiesta di rivedere la disciplina nazionale in materia di vendite sottocosto che è vecchia di oltre venti anni e ignora il grande lavoro che è stato compiuto a livello di Unione europea dal 2009 in avanti, per migliorare il funzionamento della filiera alimentare  e stabilire regole e buone prassi alle quali tutti gli operatori economici dovrebbero attenersi, a partire da coloro che detengono il maggiore potere contrattuale.

Gli orientamenti e le strategie politiche dell’Unione europea spingono verso la transizione ecologica ed il miglioramento delle prestazioni ambientali da parte di imprese e consumatori.

Gli olivicoltori non si tirano indietro e sono pronti a fare la loro parte per perseguire gli obiettivi di sostenibilità, sanciti nella riforma della PAC per il post 2022, nel Green Deal Europeo e nel Farm to Fork. 

“Appare evidente – ribadisce - come il nostro impegno esiga un cambiamento di comportamento anche da parte degli altri attori della filiera. Tutti insieme, olivicoltori, industria olearia e, distribuzione dobbiamo operare per raggiungere le tre dimensioni della sostenibilità e cioè quella ambientale, economica e sociale. Non è ragionevole, non è giusto e non è auspicabile che si scarichi tutto il peso della sfida della sostenibilità sull’agricoltura”.

Per ottenere risultati tangibili e duraturi è necessario partire da prezzi equi corrisposti a favore dei produttori di olive, in modo si possa ottenere un reddito adeguato e tale da assicurare il presidio del territorio, l’utilizzo di approcci agronomici razionali e il giusto compenso ai lavoratori (quelli famigliari ed i salariati).

Sotto tale specifico profilo, la riforma della PAC ha introdotto per la prima volta dopo 60 anni di storia il dispositivo della condizionalità sociale che mette in primo piano i diritti dei lavoratori ed il contrasto a pratiche illegali come il caporalato, le prestazioni in nero e l’insicurezza delle condizioni di lavoro.

di C. S.