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Terre dell’Etruria non smette più di crescere, creando un sistema agroalimentare toscano
La coop amplia base sociale e migliora i servizi con centri di stoccaggio e vendita. Il punto con il presidente Massimo Carlotti
25 novembre 2020 | Federico Creatini
Al termine di un importante confronto collettivo e costruttivo, con l’Assemblea straordinaria del 20 Novembre 2020 si è concluso l’iter del progetto di fusione delle cooperative Co.Pa.Ca di Albinia, San Rocco di Grosseto e Airone Green Center di Donoratico in Terre dell’Etruria. Una sfida impegnativa, un progetto ambizioso che vedrà la Cooperativa di Donoratico sempre più protagonista sul territorio della Maremma grossetana. A parlarne con noi è stato il presidente di Terre dell’Etruria, Massimo Carlotti, il quale ci ha fornito obiettivi e prospettive di un processo che intende anzitutto valorizzare le potenzialità dei soci.
Quando è maturata l’idea della fusione e perché?
Le cooperative interessate sono tre. Ognuna di esse ha avuto percorsi eterogenei, dovuti a diverse situazioni individuali, economiche e gestionali. Se per Co.Pa.CA l'interlocuzione era già stata avviata un paio di anni fa, con San Rocco i contatti sono iniziati nei primi mesi del 2019. La Cooperativa non aveva particolari problemi, ma i dirigenti vedevano poche possibilità di sviluppo futuro e stavano cercando delle alleanze costruttive. Nel frattempo siamo intervenuti assieme ad altre due cooperative toscane per trovare una soluzione ad una cooperativa forestale di Radicondoli, rilanciando l’attività e mantenendo attivo tutto il personale. Abbiamo infatti dato vita ad una S.r.l. che ha investito nel progetto anche la Cooperativa Airone Green Center, nata da una idea di Terre dell'Etruria e cresciuta come supporto ai soci della Cooperativa per i servizi agricoli in campo. Circostanze diverse – unite alla necessità di Terre dell'Etruria di espandere la propria attività in altre aree, ampliare la propria base sociale e migliorare i servizi con ulteriori centri di stoccaggio e punti vendita – hanno quindi portato alla realizzazione del progetto, facendo comunque attenzione che tutta l'operazione non avesse ricadute negative sui bilanci della cooperativa ma, anzi, portasse dei benefit organizzativi e nuove relazioni.
Sul piano amministrativo e assembleare, quando è stata concretizzata l’operazione?
L’operazione di fusione si è concretizzata a fine giugno 2020, quando alla prima approvazione del progetto da parte del CdA di Terre dell’Etruria sono seguite quelle delle rappresentanze di Airone, San Rocco e Co.Pa.Ca. Il percorso assembleare è partito invece il 6 novembre 2020 e si è perfezionato tra il 19 novembre ed il 20 novembre, giorno in cui si sono svolte le assemblee straordinarie in seconda convocazione per le cooperative Co.pa.c.a., San Rocco e Terre dell’Etruria. Le assemblee si sono tenute anche in modalità videoconferenza, utilizzando la piattaforma Google Meet per dare ai soci interessati la possibilità di assistere ai lavori assembleari. Tutte le cooperative hanno usufruito delle possibilità concesse dal voto per corrispondenza, strumento che – vista l’emergenza sanitaria in corso – ha permesso ad ogni socio di esprimersi sui punti all’ordine del giorno. L’esito ha portato all’approvazione del progetto di fusione, con 204 favorevoli, 4 astenuti e altrettanti contrari.
Avete trovato delle resistenze? E, se sì, da parte di chi?
Le resistenze ci sono quando le strutture sono sane e patrimonializzate. Infatti per San Rocco abbiamo dovuto lavorare molto con i soci per spiegare loro il nostro progetto. Come Terre dell'Etruria abbiamo sempre tenuto un atteggiamento corretto e trasparente, presentando un piano finanziario dettagliato e supportato – dobbiamo dirlo – da C.I.A, Confagricoltura e –finanziariamente – anche da Banca Tema, con la quale da subito abbiamo instaurato un buon rapporto. È stato un cammino lungo ma interessante che ci ha permesso di valutare la cooperativa, i soci ed anche gli interlocutori politici del territorio. Alla fine abbiamo convinto tutti quanti della bontà delle nostre proposte. Siamo così partiti con un contratto di locazione con Co.Pa.CA e un contratto di affitto di ramo d'azienda con San Rocco.
Oltre a rafforzare il patrimonio, che altri valori porterà in Terre dell’Etruria questa fusione?
Sicuramente rafforzerà la nostra reputazione in un territorio importante come quello della Maremma grossetana. Non abbiamo guardato al patrimonio, ma al fatto che l'operazione avesse basi finanziarie solide pur sapendo che – in ogni caso – avremmo dovuto assorbire alcune posizione debitorie (ampiamente previste nel nostro piano industriale). Queste operazioni devono servire ai soci e devono portare maggiori possibilità di conferimento alla cooperativa. Noi non facciamo acquisizioni immobiliari e neppure finanza creativa; cerchiamo semmai di costruire strutture e opportunità per i nostri soci agricoltori. La Cooperativa è loro, e proprio a loro deve saper dare le migliori risposte nel tempo.
Luci e ombre nel futuro dell’agricoltura maremmana. Terre dell’Etruria che tipo di aiuto può dare ai nuovi soci di Co.Pa.CA e San Rocco?
Sicuramente una struttura multifiliera come la nostra in questi anni ha rappresentato un punto di equilibrio tra i consorzi agrari e i privati. Sono convinto che senza Terre dell'Etruria oggi il prezzo pagato per i conferimenti dei prodotti sarebbe di gran lunga inferiori e quello per l'acquisto dei mezzi tecnici diametralmente superiore. Abbiamo rappresentato l'equilibrio giusto per dare forza agli agricoltori. Penso che di questo molti inizino a darcene atto.
E sul fronte del personale?
Credo che Terre dell’Etruria abbia rispettato i patti, mantenendo attivo tutto il personale impiegato nelle precedenti cooperative. Quando facciamo queste operazioni pensiamo sempre a garantire il lavoro e la dignità alle persone. È ovvio che le situazioni economiche siano diverse da cooperativa a cooperativa, e Terre dell'Etruria rappresenta un aspetto virtuoso in questo ambito. È stato perciò inevitabile che alcuni soggetti abbiano dovuto ricontrattare la propria busta paga. Non abbiamo in alcun caso cambiato i livelli, ma abbiamo dovuto adeguare superminimi e ulteriori bonus a quelli dei nostri oltre 180 dipendenti. Devo dire che sia le parti sindacali, sia i lavoratori, hanno capito le nostre motivazioni. Abbiamo quindi garantito a tutti quanti il passaggio a Terre dell'Etruria, tranne per due soggetti che ricoprivano ruoli apicali: uno a dicembre maturerà la pensione; l'altro ha optato per un altro rapporto di lavoro. Inoltre alcuni operai a tempo determinato hanno preferito fare altre scelte.
Un momento, una telefonata, un intervento che più ti ha colpito in questo percorso che è durato oltre un anno.
Di momenti particolari, positivi e di tensione ce ne sono stati molti. Un episodio però mi è rimasto impresso, e cioè quando alcuni soci della Co.Pa.Ca che sapevano di aver perso il loro capitale sociale mi hanno detto: «abbiamo perso tutto e nessuno, nonostante le promesse, ci ha dato una mano. Rischiavamo di dover andare a mendicare altrove. Per questo dobbiamo ringraziarvi per quello che state facendo». Vedi, in una realtà in cui ognuno pensa per sé e dove anche in agricoltura si vedono cose che con questo settore non dovrebbero avere niente a che fare, fa piacere riuscire fare qualcosa che provi a mantenere attivo questo mondo. A questo servono le cooperative, e credo che nei prossimi anni anche coloro che ci ritengono uguali agli altri si renderanno conto del contrario: già in molti si stanno avvicinando. Non voglio dire che siamo perfetti, né che abbiamo le carte in regola per affrontare con serenità un futuro che sarà sicuramente difficile e che necessiterà di un totale cambio di mentalità. Ma una cosa è certa: Terre dell’Etruria ci sta provano e lo sta facendo non correndo dietro agli altri, ma impostando un proprio metodo di lavoro, una propria visione improntata sulla sobrietà, sull'etica e sull'equità sociale e economica. Sappiamo bene che da soli difficilmente riusciremo a centrare a pieno gli obiettivi, magari qualcuno lo mancheremo, ma non ci perderemo d'animo e daremo battaglia affinché la politica concentri le risorse che arrivano dall'Europa su progetti importanti, che uniscano le persone in processi economici in grado di moltiplicare l'investimento, distribuire reddito agli agricoltori e creare nuove opportunità di lavoro.
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