Salute

Da un fungo la speranza per i malati di cancro

La ricerca dell’Istituto di biochimica delle proteine del Cnr espone una possibile modalità alla lotta contro la proliferazione delle cellule tumorali

27 luglio 2013 | C. S.

Scoperta una possibile modalità di lotta alla proliferazione tumorale attraverso l’inibizione del processo di divisione cellulare. Il risultato è di un gruppo di ricercatori guidato da Daniela Corda, direttore dell’Istituto di biochimica delle proteine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibp-Cnr) di Napoli, con lo studio ‘Molecular mechanism and functional role of brefeldin A-mediated ADP-ribosylation of CtBP1/BARS’, pubblicato su Pnas.

Come è noto le cellule cancerose si caratterizzano per una proliferazione incontrollata, per cui molti trattamenti antitumorali hanno come bersaglio i meccanismi regolatori della mitosi, cioè della divisione cellulare. “Ma le chemioterapie procurano spesso danni all’organismo, mentre il tumore può anche risultare resistente al farmaco”, spiega Daniela Corda. “Da qui la necessità di inibire la proliferazione in maniera mirata e specifica per le cellule cancerose. Il nostro studio parte dalla biomolecola NAD+, fondamentale per il metabolismo cellulare e che rende possibile, tra le altre cose, una delle modifiche delle proteine (la ADP-ribosilazione). Abbiamo scoperto che questa biomolecola, in presenza dell’enzima CD38 e insieme a una tossina fungina scoperta originariamente come antibiotico, la brefeldina A, forma una nuova molecola, detta BAC (BFA-ADP-ribosylated Substrate). Quest’ultima è in grado di legare specificatamente una proteina che regola il ciclo cellulare, CtBP1/BARS, la quale una volta modificata, viene inibita e quindi blocca la proliferazione delle cellule tumorali”.

“La proteina CtBP1/BARS ha molte funzioni: nel nucleo contribuisce a bloccare la trascrizione di geni che determinano la morte cellulare per apoptosi, una sorta di ‘suicidio’, nel citoplasma regola lo sdoppiamento di un organello cellulare, l’apparato del Golgi. Con BAC ne interrompiamo il lavoro durante la duplicazione”, conclude il direttore dell’Ibp-Cnr. “Lo studio assume particolare valore per l’elevata specificità, che permetterebbe di avere farmaci diretti contro una classe di tumori che esprimono l’enzima CD38, con la possibilità di curare in maniera specifica patologie come linfomi e mielomi. Per raggiungere tale obiettivo bisognerà però valutare i risultati ottenuti in modelli in vivo di questi tumori”.

Non è la prima volta che un fungo si è rivelato potenzialmente utile per combattere il cancro.

Un fungo commestibile usato da secoli in Cina e in altri paesi asiatici per le sue qualita’ medicinali, la ‘coda di tacchino’ o Coriolus versicolor, si e’ rivelato altamente efficace nel combattere il cancro alla prostata. colorius versicolor 300x225 Cancro alla prostata: efficace pare essere un fungo cinese commestibileScienziati dell’Universita’ di tecnologia del Queensland (Qut), in Australia, hanno dimostrato che il composto detto polisaccaropeptide (Psp), estratto dal fungo, ha avuto un’efficacia del 100% nel sopprimere lo sviluppo del cancro alla prostata in topi di laboratorio, colpendo le cellule staminali del tumore stesso e sopprimendo la sua formazione.