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Gli olivicoltori spagnoli scendono in piazza a Madrid contro la crisi dei prezzi
Le principali rappresentanze denunciano speculazioni e chiedono più soldi per effettuare i controlli necessari in termini di tracciabilità, per garantire la qualità e la purezza, prevenire le pratiche fraudolente relative alle miscele di oli
24 settembre 2019 | C. S.
Stavolta le associazioni agricole iberiche decidono di ritrovarsi nella capitale.
A Madrid, Asaja, Upa e Coag hanno convocato per il 10 ottobre una grande manifestazione olivicola.
Saranno migliaia di agricoltori che arriveranno nella capitale per reclamare prezzi decenti per l'olio d'oliva.
Le organizzazioni hanno denunciato "la situazione critica in cui versano più di 250.000 olivicoltori e loro familiari in Spagna a causa delle perdite subite a causa dei bassi prezzi dell'olio d'oliva alla fonte".
Secondo Upa e Coag, nonostante la Spagna sia il principale produttore mondiale di olio d'oliva, ha i prezzi alla fonte più bassi di tutta l'Ue, addirittura al di sotto dei costi di produzione.
La campagna è iniziata nel 2018 con un calo dei prezzi del 26%, ad una media di 3,53 €/kg, secondo i dati dell'Osservatorio dei prezzi e dei mercati del Ministero dell'Agricoltura dell'Andalusia, e ha continuato la tendenza al ribasso durante questo anno 2019, attestandosi al 44% in meno, media di 1,99 €/kg nella prima settimana di giugno, in un contesto internazionale di minore produzione, soprattutto nei paesi extracomunitari.
"Questa situazione dei prezzi non è dovuta a ragioni di mercato, in quanto si tratta di un settore in cui la domanda cresce al di sopra dell'offerta, ma a manovre speculative che cercano di guadagnare quote di mercato affondando i prezzi all'ingrosso", hanno detto i dirigenti di Asaja, Coag e Upa.
Le associazioni agricole rivendicano anche più fondi per effettuare i controlli necessari in termini di tracciabilità, per garantire la qualità e la purezza, prevenire le pratiche fraudolente relative alle miscele di oli e certificare che l'etichettatura offra informazioni complete e rigorose. A tutto ciò si aggiungono le pratiche commerciali sleali delle catene distributive che utilizzano l'olio d'oliva come prodotto civetta, demolendo l'immagine di un prodotto d'eccellenza e contribuendo alla tendenza al ribasso dei prezzi.