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Perché io non soffra più, bisogna che tu sparisca

In Lasciami sola, di Marcelle Sauvageot, la storia disperata ma coraggiosa di una donna che reagisce con fierezza all’uomo che ama e da cui viene lasciata per un’altra. La recensione di Elena Pigozzi

25 settembre 2010 | Elena Pigozzi



Cosa dice una donna all’uomo che ama, quando lui le annuncia che sposerà un’altra e le propone una cordiale amicizia? Lasciami sola, primo e unico romanzo breve – o forse, racconto lungo, se è possibile etichettare un libro di nemmeno novanta pagine che si leggono d’un fiato e che, ancor di più, tolgono il fiato – della francese Marcelle Sauvageot, uscito per la prima volta nel ’34 in Francia e riproposto da Guanda nella traduzione di Alessia Ugolotti.

Difficile classificare Lasciami sola con le convenzionali categorie letterarie, tanto la prosa è sostenuta da una liricità che si snoda, con toni equilibrati e asciutti, a tratti persino scarni, ad un ritmo narrativo incalzante e capace di penetrare i più profondi e oscuri recessi dell’animo umano. Forse, nemmeno l’etichetta di “monologo interiore” si adatta a definire Lasciami sola, meglio parlare di reazione disperata ma coraggiosa, o ancora, più semplicemente, di canto di libertà della protagonista, mai vittima, mai patetica, mai rassegnata.

Lei, - l’io narrante – è una giovane donna malata di tubercolosi che, sulla strada del sanatorio, riceve la lettera dell’uomo che ama: poche righe per farle sapere che troncherà la loro relazione per sposare un’altra e pertanto le offre la sua amicizia.
Di qui un percorso interiore che scava nei grovigli più intimi non tanto di una relazione, ma di un modo d’amare, e dopo averli sciolti e lucidamente analizzati – anzi “vivisezionati” – con il coraggio di chi non teme il giudizio dell’altro, ma soprattutto il più terribile dei giudizi, cioè il proprio – li propone all’altro con la dignità estrema di chi ha il coraggio di non accontentarsi e di preferire la solitudine, purché vissuta e sofferta, a un rapporto finto, ma pacato, quale l’amicizia con chi si è amato.

Eccola allora la protagonista, intenta a illuminare i lati più oscuri di sé e del suo modo di amare, ed eccola pronta a riannodare ogni passaggio della sua riflessione, per consegnarsi senza ombre tanto all’altro, quanto a se stessa.
“Felicità è essere travolti e non capire più niente” afferma e quindi “certo che voglio perdere la testa – scrive, – ma voglio cogliere il momento in cui la perdo, e spingere la conoscenza più lontano della coscienza che desiste. Bisogna essere presenti alla propria felicità.”

Ed eccola ancora, pronta a smontare ogni giustificazione dell’altro e ogni luogo comune, a partire dalla predestinazione dell’amore. “Credo che la leggenda, come tutte, non sia altro che una consolazione poetica. L’uomo per cui è fatta una donna non è forse quello per cui accetta di esserlo?”

Infine, il suo rifiuto a ogni forma di relazione con l’ex amante, senza acrimonia né patetismi inutili, ma al contrario con la fierezza di chi ha raggiunto una consapevolezza lucida.
“Dentro di me la tua immagine occupa tutto lo spazio; perché io non soffra più, bisogna che tu sparisca, che il tuo nome pronunciato al mio cospetto mi passi davanti come un soffio, senza nemmeno sfiorarmi.”

Lasciami sola alla sua prima uscita, seppur senza registrare un successo di pubblico, divenne un caso letterario perché entusiasmò intellettuali quali Paul Valery – “un’opera d’armonia e di contrappunto, in cui ogni tema ha una risposta” – e Paul Claudel – “Saremmo tentati di definirlo uno dei capolavori della scrittura femminile, se non fosse sconveniente introdurre una categoria letteraria in questa confessione, che dà prova di una lucidissima e straziata dignità” -.

Lo scrisse a trent’anni un’insegnante malata di tubercolosi durante il suo ricovero nel sanatorio di Hauteville (Ain), quindi lo chiuse in un cassetto e il romanzo venne stampato in seguito. Lei, Marcelle Sauvageot, che sarebbe morta a Davos un anno dopo la sua prima edizione, in poche pagine riuscì a dimostrare l’autenticità della sua voce e della sua parola.



Marcelle Sauvageot, Lasciami sola, Guanda, pp. 89, euro 9