Italia

Made in Italy non significa 100% italiano, ma quasi nessuno lo sa

Gli italiani ritengono sia importante che un prodotto alimentare sia costitutito da materie prive nazionale, ma Made in Italy non significa necessariamente questo. Se 100% italiano, il consumatore è disposto a spendere fino al 73% in più per averlo

21 ottobre 2015 | C. S.

Troppi italiani credono ancora che Made in Italy nell'agroalimentare significhi fatto con prodotti interamente italiani.

L'idangine, presentata a Expo,  è stata realizzata dall’Osservatorio permanente sulla Filiera italiana del Latte costituito da Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Movimento Consumatori insieme al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e Granarolo.

La ricerca è stata condotta su 1.021 cittadini italiani (313 Nord, 389 centro, 319 sud), ben divisi per fascia di età (di età compresa tra 18-30 anni (17%), 31-50 (38%), 51-70 (35%), sesso e livello di istruzione (istruzione elementare (2%), media (15%), superiore (42%), universitaria (36%)

Dall'indagine è emerso che il 96% (quasi totalità) ritiene importante un prodotto realizzato con materie prime italiane ed è disposto a spendere fino al 73% in più per averlo.

Lo studio rileva inoltre Il 95 per cento degli intervistati ritiene importanti le etichette alimentari, ma soltanto il 18% le legge integralmente. L’attenzione maggiore riguarda soprattutto la data di scadenza (per il 63%). I ricercatori segnalano inoltre che l’84% è sfavorevole all’uso di latte in polvere per produrre formaggi. Dalla ricerca emerge tra l'altro che il 96% ritiene importante avere una filiera agroalimentare controllata. Un intervistato su tre si rivolge alle associazioni di consumatori in caso di cibo avariato. Il 95% degli intervistati è a conoscenza del significato di almeno una delle più comuni certificazioni europee indicate in materia di prodotti agroalimentari.(Dop., Doc., Igt., Docg), ma quando viene chiesto di specificarne meglio la differenza, gli intervistati entrano in difficoltà.