Associazioni di idee 08/06/2023

Il mondo vitivinicolo italiano preoccupato da guerra e etichette salutistiche

Il mondo vitivinicolo italiano preoccupato da guerra e etichette salutistiche

La ripresa post Covid frenata dagli aumenti delle materie prime e dai costi in rialzo. Ora le minacce sono la guerra e la demonizzazione del vino


Vini, spiriti e aceti italiani valgono oltre 20 miliardi di euro di fatturato e rappresentano il 21% dell'export complessivo Food & Beverage italiano, con 2.600 imprese e 30.000 occupati.

Il 2022 si è aperto con uno slancio di ottimismo grazie al rilancio dell’economia mondiale che, dopo il Covid-19, ha registrato una forte ripresa dovuta alla riapertura delle economie in un contesto di aumento dei tassi di vaccinazione e come risultato del sostegno delle politiche economiche messe in atto dai governi.
La ripresa, però, è stata in parte frenata dagli aumenti delle materie prime e dai costi in rialzo che già alla fine del 2021 iniziavano ad affacciarsi. Inoltre, l’inizio del conflitto russo-ucraino ha complicato ulteriormente la situazione economica, lasciando il posto ad una serie di preoccupazioni e creando uno squilibrio nei rapporti politici e commerciali.

Un 2022 da ricordare per il settore dei vini, degli aperitivi, degli amari, dei liquori, dei distillati e degli aceti Made in
Italy, nonostante le ombre e le incertezze. Il 2022 si chiude con dati da record, secondo quanto riportato dall’Osservatorio Federvini elaborato da Nomisma e TradeLab.

Grazie alla ripresa del turismo e al cambio favorevole Euro/dollaro si raggiunge un nuovo record per l'export agroalimentare italiano, che supera i 59 miliardi di Euro a fine anno (+16 rispetto al 2021) trainato anche dalle vendite oltre frontiera di vini, spiriti e aceti.
Il 22 dicembre 2022 scadono i termini per la presentazione di pareri circostanziati e dei commenti sul provvedimento
irlandese. Alla procedura TRIS hanno partecipato: Italia, Francia, Spagna, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, Portogallo, Slovacchia e Croazia con un parere circostanziato, mentre Grecia, Lettonia, Polonia e Danimarca hanno inviato commenti per manifestare anch’essi il proprio disappunto sul provvedimento. Nessuna reazione da parte della Commissione europea: di fatto, un via libera all’Irlanda.

"La scelta irlandese mette sullo stesso piano consumo e abuso, senza intervenire sull'educazione ad un approccio responsabile e moderato - ha commentato Micaela Pallini, presidente di Federvini - e quel che è peggio è che si rivelerà sostanzialmente inutile. Sulla questione, l'Italia ha saputo muoversi compatta, istituzioni e imprese, ma dobbiamo ora continuare a fare squadra sul piano internazionale per evitare che il caso irlandese possa indurre altri Paesi a seguire la stessa strada. Alla base della decisione irlandese c'è la mancata comprensione che l'abuso si sradica e si combatte con l'educazione, non con il proibizionismo. L'Irlanda e più in generale Bruxelles guardino all'Italia, ai valori della dieta mediterranea e alla sua cultura di consumo consapevole".

L'Assemblea Generale della Federazione ha offerto l'occasione per presentare le nuove "Linee Guida sull'autoregolamentazione nella comunicazione commerciale e promozionale delle bevande alcoliche", un documento organico che riepiloga le raccomandazioni che tutte le aziende associate devono prendere a riferimento nelle proprie azioni di comunicazione al pubblico.

Scopo delle Linee Guida è quello di garantire uno standard di comunicazione commerciale e promozionale di bevande alcoliche che sia corretto e trasparente e che promuova modelli di consumo ispirati ai criteri di misura e responsabilità. 

di C. S.