Editoriali

Usa e getta. La gente è stanca

26 maggio 2012 | Luigi Caricato

Si dice in giro che la società consortile per azioni I.O.O. %, con sede a Roma nell’enclave di via Rocca di Papa, si sia sciolta. Non è ancora ufficiale, e in cuor mio – credetemi – spero ardentemente che la notizia diffusa nei giorni scorsi tra gli addetti ai lavori sia falsa.

Vorrei infatti una chiara ed esplicita smentita da parte dei diretti interessati. Anche perché, in questa stagione tanto buia per le sorti dell’Italia, sapere che non sia vera tale voce, così fastidiosa e urticante nella sua cruda evidenza, un po’ mi rassicurebbe, contribuendo a risollevare almeno in parte il morale, decisamente a terra, dei tanti agricoltori nostrani, poco inclini come sono ad aprisi a sentimenti di fiducia di fronte al terribile perdurare della crisi.

Gli agricoltori hanno sempre sofferto per una mancanza di remunerazione nonostante i loro continui sforzi e sacrifici. Le tante energie spese per coltivare i campi non li hanno mai resi ricchi, ma nemmeno soddisfatti rispetto a un ritorno economico almeno apparente, che in qualche modo ripaghi per gli investimenti sostenuti. Oggi la pancia grida vendetta e non sente ragioni di fronte ai continui sprechi da parte delle amministrazioni pubbliche e alle tante – e dire esose è poco – tasse che sottraggono perfino l’anima ai lavoratori della terra. Sapere che il danaro speso a favore dell’agricoltura non sia stato ben speso un po’ amareggia e sconforta.

Perciò, di fronte a notizie raggelanti, come lo scioglimento della società I.O.O.%, le speranze che in tanti avevano riposto nell’acronimo Italian Olive Oil, con la chiara intenzione di risollevare le sorti dell’olivicoltura italiana, se fosse vera la notizia si affievolirebbero inevitabilmente sempre di più. Sono perciò convinto che si sia trattato solo di un malinteso, e che la società I.O.O.% -che pur tanti benefici ha avuto in tutti questi anni in termini di finanziamenti pubblici – possa d’ora in avanti proseguire dignitosamente e coraggiosamente la propria attività a favore degli olivicoltori, e – perché no? – anche dei trentacinque frantoi artigiani dell’alta qualità.

La storia di questa società consortile è ben impressa nella mia mente. Ricordo infatti che quando ci fu il varo, anni fa, tutti i media salutarono con gioia ed entusiasmo la nascita di tale consorzio di filiera, paragonandolo per certi versi a una sorta di deus ex machina risolutore di ogni problema. Tutto, infatti, di lì a poco si sarebbe risolto, con grandi successi per l’olio 100% italiano, quello vero. Successo che ha inflitto le stimmate della speranza ai poveri olivicoltori, cui era stato sottratto nel frattempo il sorriso, complice una situazione di mercato poco soddisfacente. Ora, sapere che si scioglie questa gloriosa macchina di successo, un po’ mi inquieta, anche perché i risultati tanto attesi ancora si attendono, senza mai perdere del tutto la speranza.

Il solo pensare che si possa sciogliere un consorzio di filiera siffatto semina panico tra chi nel frattempo ha riposto in esso la massima fiducia. Per questo noi speriamo in una pronta smentita, rassicurante. Non vogliamo che si ripetano gli errori commessi nel passato. Anche perché non si possono bruciare le speranze, anche quelle più flebili, di chi si affida all’associazionismo per riprender fiato e guardare al futuro con meno preoccupazione. Non se ne può più, infatti, dei castelli di sabbia che oggi ci sono e domani non più.

La gente è stanca. Il fatto è che nessuno vuole più proseguire nella logica dell’usa e getta che ha caratterizzato finora l’agricoltura italiana. Va bene assegnare finanziamenti pubblici, ma almeno si imponga una linea di condotta coerente.

Attendo con apprensione la smentita ufficiale dei diretti interessati. Spero con tutto il cuore che la società consortile I.O.O. % non si sia sciolta, come si sussurra. Non importa se non ne ho mai condiviso l’approccio e lo stile, ma l’Italia agricola ha bisogno comunque di queste realtà, purché siano pensate per la lunga durata, non per il tempo di una sveltina.

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massimo occhinegro

29 maggio 2012 ore 21:14

Vorrei avere un' opinione dal lettore Ermete Sangalli, sarebbe possibile avere un suo contatto? Grazie.

Raffaele Giannone

27 maggio 2012 ore 11:22

Una proposta forse provocatoria, ma da tecnico del settore:
perchè per un appalto pubblico, un servizio, etc. si chiedono a imprese, aziende e professionisti polizze fidejussorie, polizze, etc a garanzia della prestazione dichiarata e offerta e non a questi "mangiapane" dei carrozzoni coldiretti, Unaprole..e chi più ne ha più ne metta?

Forse di fronte al "rischio" di dover restituire i soldi PUBBLICI o di avere le Assicurazioni (quelle non scherzano!) alle spalle... sorgerebbero meno (fenomeni da.. ) carrozzoni.. !
Raffaele Giannone, olivicoltore e frantoiano in terra di Molise

Leonardo Laureti

27 maggio 2012 ore 11:01

Legge della conservazione della massa: in una reazione, nulla su crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Il buon Lavoisier lo diceva circa 300 anni fa.
E' proprio così a quanto pare, prima si inizia con un consorzio I.O.O.%, poi come se non bastasse la FILERA AGRICOLA ITALIANA. Un nome quest'ultimo che solo a sentirlo fa sudare a freddo.
Premesso che, in linea di principio, ogni forma di aggreggazione dell'offerta deve essere ben vista, anche perchè questo ci viene chiesto dall'UE (OP, consorzi, filiere...), quello che non accetto è veder nascere queste forme di aggregazione mordi e fuggi, studiate ad hoc per qualche finanziamento e via... Montare e smontare, un pò come le Lego dei bambini. Peccato che di mezzo ci sono soldi pubblici e che il primo anello della produzione quello agricolo, (quelo per il quale tutto si muove) come sempre di tutto ciò non avverte un minimo di beneficio.
Perchè invece di parlare degli strumenti di aggregazione, non si parla dei risultati che questi portano? Vabbè, andiamo avanti, finchè non riusciremo ad uccidere questa benedetta "mosca" ce ne sarà per tutti, o meglio, per pochi.

massimo occhinegro

26 maggio 2012 ore 17:15

Caro Direttore, che strano! Su Italia Oggi odierno leggo un articolo di Alberto Grimelli che spiega in maniera giustificativa l'assorbimento del consorzio IOO% di Unaprol, che solo nel 2011 aveva beneficiato, lo ricordo di ben 9.500.000 Euro di contributi e lascio stare il resto, in un'ennesima società , questa volta la FOI srl, destinata ad avere altri contributi. Solo nel 2011 lo stesso Grimelli scriveva su TN questo articolo: http://www.teatronaturale.it/tracce/italia/11690-il-gioco-delle-scatole-cinesi-made-in-unaprol-e-coldiretti.htm
L'inglese fa più fine , infatti annoveriamo Tom Mueller, cosa e' ,m " The Strange Case of Dr Jekill and Mr Hyde?