Italia 06/12/2019

All'olio di oliva italiano serve una Ocm come quella del vino

All'olio di oliva italiano serve una Ocm come quella del vino

Accolta la proposta di una Commissione Unica nazionale per l’individuazione del prezzo unico indicativo di riferimento a livello italiano. Occorrono però aiuti diretti per rammodernamento oliveti e frantoi


“Se siamo qui oggi è perché c’è una tensione di mercato importante di cui voi conoscete meglio di me le cause e perché, evidentemente, dobbiamo affrontare più di qualche disfunzione. Non ci si può costantemente limitare a fotografare quello che non funziona. Dobbiamo costruire soluzioni. Questo incontro e gli altri che seguiranno ha questo obiettivo: disegnare insieme una nuova strategia per l’olio italiano. Facendoci carico dei limiti evidenti ma anche delle straordinarie potenzialità. Ad iniziare dal ruolo che devono avere innovazione e ricerca, per rendere qualitativamente sempre più competitivo il settore. La nostra sarà una novità vera”.

Così la Ministra Teresa Bellanova introducendo il Tavolo Olio convocato al Mipaaf per un confronto sulla situazione attuale e sulle prospettive di settore.
“Proprio perché abbiamo l’esperienza più che positiva di altri segmenti”, ha proseguito la Ministra Bellanova, “io dico: OCM olio come per il vino. Alla Commissione europea abbiamo chiesto di potenziare l’OCM olio con contributi diretti agli agricoltori per la ristrutturazione, la riconversione e l’impianto di nuovi oliveti, l’ammodernamento dei frantoi oleari. Ma anche per interventi volti alla conservazione del paesaggio, al miglioramento della sostenibilità ambientale, alla formazione e al trasferimento delle innovazioni. La dotazione finanziaria di 34,59 milioni di euro dovrà essere incrementata attraverso un trasferimento di fondi dallo Sviluppo Rurale”.

Quindi, per l’individuazione trasparente del prezzo unico indicativo di riferimento a livello italiano, la Ministra ha proposto, raccogliendo l’adesione dei presenti, l’attivazione della Commissione Unica nazionale. “Nel giro di dieci giorni”, ha ribadito, “attiveremo un tavolo tecnico per procedere”.

Quanto ai controlli a tutela del prodotto italiano, “per difendere l’olio italiano dobbiamo mettere fuori gioco chi inganna i consumatori”, ha affermato Bellanova. “Per questo voglio ringraziare l’Icqrf del lavoro che fa su questo fronte così come gli altri organismi di controllo, perché il falso olio è un nemico da battere. Allo stesso modo c’è bisogno di più protezione, perché i casi di furti che riempiono le pagine di cronache queste settimane sono allarmanti. Su questo punto ci confronteremo presto anche con la Ministra Lamorgese”.

Durante la riunione è emersa anche la proposta di rivedere alcuni parametri per la classificazione dell’olio extravergine d’oliva in seno al Consiglio Oleicolo Internazionale (Coi). La Ministra Bellanova si è detta disponibile ad approfondire, perché la difesa della competitività dell’olio extravergine made in Italy è una priorità assoluta. “Peraltro anche sul sistema delle nomine del Coi”, ha aggiunto, “abbiamo più di qualche perplessità”.

“La sfida più grande che abbiamo davanti è quella del valore. Abbiamo convinto i consumatori a spendere 10 euro e più per una bottiglia di vino che dura un pasto, non riusciamo a convincerli a spenderne 8 per una bottiglia di olio che dura 3 o 4 settimane. Abbiamo più di 500 cultivar, un patrimonio di biodiversità che non ha eguali: se non viene valorizzato adeguatamente rischia di essere un problema”.
Lo ha affermato la Ministra Teresa Bellanova nel corso del Tavolo Olio al Mipaaf convocato per un confronto sulla situazione attuale e sulle prospettive di settore.
“È sul valore che prima di tutto dobbiamo lavorare”, ha proseguito la Ministra, “e in questo. L’alleanza con il consumatore è strategica. Lo abbiamo abituato a vedere sempre l’olio in offerta. Svilendo spesso il prodotto. Non dico che il prezzo deve essere inaccessibile ma così la filiera non regge. Su questo chiediamo a GDO e ristoratori di darci una mano, di fare da tramite con i cittadini per un patto dell’olio.
E anche nella ristorazione serve più cultura dell’olio, dall’offerta al cliente al suo utilizzo in cucina. I ristoranti possono diventare i primi avamposti del cambiamento culturale, perché se valorizziamo lì il prodotto i benefici andranno a ricadere su ogni segmento. L’olio va considerato come un alimento e non solo come un semplice condimento”.
Infine, il ruolo strategico della comunicazione. “Con Ismea”, ha concluso la Ministra, “abbiamo lanciato una campagna di comunicazione dal titolo “Olio su Tavola – I Capolavori dell’extravergine” che lega il tema dell’arte all’olio, a confermare che Italia è sinonimo di cultura e di olio d’oliva. Un’azione di comunicazione che andrà avanti per tutto il 2020 e che chiedo a tutti voi di condividere il più possibile”.

di C. S.