Economia 09/01/2024

La fotografia del settore agrituristico italiano

La fotografia del settore agrituristico italiano

Degustazione, alloggio e ristorazione rappresentano il core dell’offerta economica. Il valore medio della produzione per azienda nel 2022 supera i 50mila euro ma rimane al di sotto dei 63mila euro del 2019


Nel 2004 le aziende agrituristiche erano poco più di 14mila, oggi il loro numero è pressoché raddoppiato. Il tasso di crescita medio annuo è del 3,8% ed è praticamente omogeneo per tutte le macroaree, con valori che vanno dal 5,5% e 4,3% del Nord-ovest e del Centro, al 3,6% e al 3% delle Isole e del Sud fino al 2,8% del Nord-est.

Se si guarda all’offerta economica, sempre nel periodo 2004-2022, aumentano le strutture con il servizio di degustazione, per le quali il tasso medio annuo di variazione è +4,5%. Questo risultato è probabilmente dovuto anche alla connessione del settore agrituristico con quello dei prodotti di qualità DOP e IGP. Nello stesso arco temporale crescono le aziende con alloggio e ristorazione, con tassi medi annui, rispettivamente del 3,4% e del 3,2%.

Degustazione, alloggio e ristorazione rappresentano il core dell’offerta economica e, per molti versi, rispecchia e connota le diverse peculiarità territoriali del Paese.

Il tasso medio anno di crescita dell’offerta di degustazione è maggiore al Nord-est e nelle Isole e per entrambe le macroaree è del 6%. La crescita della ristorazione è maggiore nel Centro (5,3%) e quella dell’alloggio è più alta nel Nord-ovest (4,5%) e nelle Isole (4,1%).

La positiva performance economica e la crescente diffusione territoriale sono due indicatori del successo e dalla solidità del settore agrituristico. Per quanto riguarda il primo aspetto, rispetto al 2004, il valore della produzione del settore è aumentato al ritmo del 4,2% all’anno, triplicando in termini assoluti la capacità produttiva del settore. Per avere un dato di confronto, nello stesso arco temporale il tasso medio anno di crescita del comparto agricolo è dello 0,51%. Questo è sicuramente un indicatore del dinamismo performativo del settore e della crescente abilità imprenditoriale dei conduttori nell’intercettare la domanda e mettere in campo adeguate strategie di risposta.

Sotto l’aspetto della diffusione territoriale, va segnalato che nel 2004 i Comuni che ospitavano almeno un agriturismo (Comuni agrituristici) erano 3.352, tra il 2004-2022 si sono aggiunti 1.677 nuovi Comuni “agrituristici”, portando il totale ad oltre 5.029 Comuni (quasi il 64% dei Comuni italiani).
Il tasso medio annuo di variazione della diffusione territoriale è del 2,2% e raggiunge il 3,8% al Nord-ovest, mentre per tutte le altre macroaree varia tra l’1,7% del Centro e l’1,4% del Nord-est.

Migliora la performance economica e supera l’impatto della crisi pandemica

Nel 2022 il valore corrente della produzione agrituristica è di poco inferiore a 1.517milioni di euro e contribuisce per il 4,4% alla formazione del valore economico dell’intero settore agricolo, sul quale gli agriturismi incidono per poco più del 2,3%. Rispetto al 2021 il valore economico del comparto aumenta del 30,5% e sembra aver così superato la forte flessione dovuta alla crisi sanitaria da Covid-19, in controtendenza rispetto all’intero comparto agricolo.

Il 76,8% dell’intero valore economico è prodotto dalle aziende del Nord-est e del Centro, con quote rispettivamente pari al 39,9% e al 36,9%. Ben al di sotto si posizionano il Nord-ovest (11%), il Sud (9,9%) e le Isole (2,3%). Questo divario territoriale, tuttavia, è bilanciato – aspetto questo non secondario – da una crescita omogenea in tutte le macroaree geografiche che, rispetto allo scorso anno, è del 32,5% per il Nord-est, del 30,5% per il Nord-ovest, il Sud e le Isole e del 28,4% per il Centro.

Il valore medio della produzione per azienda (valore economico del settore diviso numero delle aziende agrituristiche) nel 2022 supera i 50mila euro (era circa 45.700 nel 2021), ma rimane ancora molto al di sotto dei 63mila euro del 2019. Da segnalare che il valore medio della produzione nel Nord-est è di circa 81mila euro (+18.400 euro rispetto allo scorso anno).

Fino al 2019 il settore delle aziende agrituristiche con alloggio segue, anche se con fluttuazioni più contenute, quello delle presenze e del ciclo economico. Nel 2020, in seguito all’emergenza sanitaria, si registra una differenziazione tra il valore economico, le presenze e il numero di agriturismi che aumenta di pochissimo. Gli effetti del lockdown a distanza di due anni sembrano oramai superati.

Grande ritorno degli agrituristi stranieri

Nel 2022 gli arrivi nelle strutture agrituristiche hanno superato i quattro milioni, registrando quindi un forte recupero non solo rispetto al 2021 (+35%), ma anche rispetto al 2019 (+8,5%), l’anno pre-pandemia.

Dal confronto con lo scorso anno gli agrituristi italiani aumentano dell’11,5% e quelli stranieri oltre il 73%. Il 3,4% dei turisti sceglie l’“agriturismo” per trascorrere le vacanze.

Nel leggere questo dato si tenga presente che le strutture con alloggio sono poco più del 9,5% del totale delle strutture ricettive.

Complessivamente le aziende agrituristiche del Centro e del Nord-est ospitano il 73% degli agrituristi (rispettivamente il 40,3% e il 32,9%). Tra le regioni si conferma la forza attrattiva della Toscana (28,8%) e del Trentino-Alto Adige/Südtirol (16,9%) con la forte incidenza sul totale nazionale della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (13,5%). Per tutte le altre regioni la quota di agrituristi è inferiore del 10% e variano tra 9,5% del Veneto e 0,3% della Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste.

Rispetto al 2021 crescono gli arrivi in tutte le cinque macroaree geografiche. In particolare, sono le Isole, con il 44,5%, a registrare la variazione più alta. Segue il Nord-est (+41%) il Nord-ovest (+33,3%), il Centro (+32%) e il Sud (+25%). Sempre rispetto allo scorso anno l’aumento maggiore di stranieri si registra nelle Isole (+45,4%), mentre nel Nord-est aumentano gli agrituristi italiani (+22%).ù

Il rapporto tra agrituristi italiani e stranieri è 11 a 10 (era di 17 a 10 lo scorso anno). A livello regionale questo indice segnala una forte prevalenza degli italiani in Molise (6,6), Basilicata (4,2) e Abruzzo (4).

Al contrario, gli stranieri prevalgono nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (0,6), in Toscana (0,8) e nella Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste (0,9).

Le presenze superano i 15,5 milioni (+29,2% rispetto il 2021), di queste il 58% è composto da agrituristi stranieri (lo scorso anno erano il 47%). La durata media della permanenza nelle strutture in generale è 3,8 giorni, per gli stranieri 4,6 e per gli italiani 3,1 giorni.

di C. S.