Associazioni di idee 12/02/2019

Coldiretti vuole subito il piano Salva Olio Made in Italy

Coldiretti vuole subito il piano Salva Olio Made in Italy

L'associazione mette sotto accusa l'Unione europea e le frontiere colabrodo. Secondo il presidente Coldiretti, Ettore Prandini: “occorre difendere l’extravergine italiano nell’ambito dei negoziati internazionale e contro le frodi del prodotto straniero spacciato per italiano”


Lo scorso anno sono stati cancellati centomila posti di lavoro in Italia nella filiera dell’olio extravergine di oliva con un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare l’emergenza e rilanciare il settore. E’ quanto emerge dalla protesta Salva Made in Italy organizzata dalla Coldiretti in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento dove è arrivata la rabbia degli agricoltori colpiti dalle pesanti calamità, con il dimezzamento del raccolto nazionale di olio di oliva che ha messo in ginocchio migliaia di famiglie, mentre la Xylella continua ad avanzare e il conto dei danni ha raggiunto gli 1,2 miliardi di euro. Nel comparto secondo la Coldiretti trovano possibilità di occupazione duecentomila persone tra imprenditori, famigliari, dipendenti nelle campagne, nei frantoi e nell’industria per un settore che fattura 3 miliardi di euro grazie ad un patrimonio di oltre 200 milioni di piante su oltre un milione di ettari di territorio da Nord a Sud della Penisola.

Dal punto di vista qualitativo ltalia è leader nel mondo grazie al maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) e a 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. Una ricchezza economica, occupazionale, ambientale e turistica che sotto la pressione dei cambiamenti climatici che compromettono i raccolti e dell’avanzare della Xylella rischia ora di sparire bruscamente senza l’adozione di adeguati provvedimenti.

 

Olio di oliva Made in Italy razionato con le scorte di extravergine che saranno esaurite entro i primi quattro mesi del 2019, per effetto del crollo del 57% della produzione che scende ad appena 185 milioni di chili, su valori minimi degli ultimi 25 anni. E’ quanto emerge dalla protesta Salva Made in Italy organizzata dalla Coldiretti in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento dove è arrivata la rabbia degli agricoltori colpiti dalle pesanti calamità con il dimezzamento del raccolto nazionale di olio di oliva che ha messo in ginocchio migliaia di famiglie.  Con la produzione di extravergine Made in Italy che ha raggiunto quest’anno i minimi storici è – sottolinea la Coldiretti – Sos per gli ulivi italiani colpiti dai cambiamenti climatici, del propagarsi inarrestabile della Xylella e della concorrenza sleale provocata dalle importazioni low cost spacciate per italiane. In particolare sono state le Regioni del Mezzogiorno ad accusare le perdite maggiori, con la Puglia, che da sola rappresenta circa la metà della produzione nazionale, colpita da una flessione stimabile attorno al 65%, a causa delle gelate. I riflessi sul mercato della scarsità di prodotto nazionale non hanno tardato a manifestarsi con i listini dell'extravergine italiano hanno raggiunto alla produzione, infatti, a gennaio i 5,65 euro al kg (+31% rispetto allo stesso mese dello scorso anno), con valori all’origine superiori ai 7 euro al chilo in Sicilia e sui 6 euro nel Barese. Per la prima volta nella storia – sottolinea la Coldiretti – la produzione nazionale potrebbe essere sorpassata da quella della Grecia e del Marocco mentre si avvicina pericolosamente addirittura la Turchia e la Spagna allunga la distanza con ben 1,6 miliardi di chili e raggiunge un quantitativo quasi nove volte superiore.  Senza interventi strutturali l’Italia – precisa la Coldiretti – rischia di perdere per sempre la possibilità di consumare extravergine nazionale con effetti disastrosi sull’economia, il lavoro, la salute e sul paesaggio. Con il crollo della produzione nazionale a crescere – continua la Coldiretti – sono le importazioni dall’estero con aumenti record degli arrivi dalla Tunisia che fanno registrare un balzo in quantità di quasi il 150% secondo le proiezioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2018.

“Per affrontare l’emergenza serve un intervento mirato per consentire ai produttori duramente colpiti dalle gelate di ripartire con un efficace coordinamento istituzionale tra il livello regionale e quello nazionale” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre difendere l’extravergine italiane nell’ambito dei negoziati internazionale e contro le frodi del prodotto straniero spacciato per italiano”. In questo contesto – continua Prandini - va difeso il panel test, strumento utilizzato per la classificazione degli oli sulla base di una rigida procedura scientifica che, attraverso il lavoro di assaggiatori esperti, permette di valutare i parametri organolettici delle extravergine ma è anche necessario promuovere una maggiore trasparenza dell’etichettatura. Sul piano strutturale – precisa Prandini – per rimanere competitivi e non essere condannati all’irrilevanza in un settore fondamentale per il Made in Italy deve partire al più presto il Piano Salva Olio presentato dalla Coldiretti per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, anche per realizzare nuovi impianti, così come è stato fatto da altri Paesi concorrenti. Ma anche sul fronte Xylella, dopo i ritardi accumulati con il rinvio della presentazione alla conferenza Stato Regioni del decreto sul piano di interventi, serve – prosegue Prandini - un deciso cambio di passo con risorse adeguate per gli agricoltori colpiti e le necessarie “eradicazioni chirurgiche” che, se fossero state fatte prima, avrebbero risparmiato alla Puglia e all’Italia questa situazione drammatica.

In sei anni – ricorda la Coldiretti – si sono susseguiti infatti errori, incertezze e scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosamente a Monopoli. Anche in questo caso non mancano le responsabilità regionali e anche comunitarie e sotto accusa – conclude la Coldiretti – è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam.

 

di C. S.