Salute 22/09/2015

I test su intolleranze alimentari e allergie al cibo bocciati dagli esperti

Solo in Italia si spendono più di 300 milioni di euro all'anno per analisi inutili. Vega test,  test della forza, test del capello,  biorisonanza sono esami non validati dalla scienza e che spesso danno risultati che sono falsi positivi, individuando allergie e intolleranze alimentari laddove non ci sono


Si spende troppo e male in Italia per i test su allergie e intolleranze alimentari. E' l'indicazione della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic).

Nel nostro Paese, ogni anno, si eseguono 3-4 milioni di analisi per intorlleranze alimentari e presunte allergie, con una spesa che supera i 300 milioni di euro.

Otto milioni i concittadini che, spesso a torto, pensano di non tollerare qualche cibo. Spesso non è così, anche se qualche test ha indicato il contrario.

A finire sotto accusa da parte dei medici allergologi italiani proprio alcune analisi, fortemente pubblicizzate e reclamizzate, ma che sono prive di qualsiasi riscontro scientifico. Il Vega test, il test della forza, il test del capello, la biorisonanza dannotroppi falsi positivi, fin nel 90% dei casi.

"Purtroppo – afferma Walter Canonica, Presidente Siaaic – le intolleranze alimentari, confuse per di più dalla maggioranza con le allergie vere e proprie, sono ormai una moda con cui si spiegano i sintomi più disparati: chi non riesce a dimagrire spesso si convince che sia per colpa di un’intolleranza, mentre nessuna di quelle reali può far ingrassare. Orticaria acuta, sintomi gastrointestinali e anafilassi sono i segni distintivi delle allergie, ma oggi basta avere una stanchezza inspiegabile, qualche difficoltà digestiva, mal di testa, dolori alle articolazioni o altri disturbi aspecifici e non facilmente inquadrabili per autodiagnosticarsi un’intolleranza alimentare prendendo di mira un cibo quasi a caso".

Ma come è davvero possibile essere certi di essere intolleranti o allergici a un cibo?

"Le metodiche diagnostiche attuali sono molto raffinate e ci consentono, nel caso delle allergie alimentari, di individuare con precisione a quale porzione, proteina, dell’alimento si è realmente ipersensibili – afferma Mario Di Gioacchino, vicepresidente Siaaic – Questi strumenti sono essenziali, perché permettono di dare indicazioni ai pazienti più accurate rispetto al passato, migliorando nettamente la loro qualità di vita: in alcuni casi per esempio è possibile consumare un frutto a cui si è allergici togliendone la buccia, oppure un alimento si può mangiare una volta cotto. Dipende dalle proteine specifiche che sono coinvolte nell’allergia, conoscerle oggi è possibile e significa anche sapere se il paziente è a maggiore o minor rischio di reazioni severe fino allo shock anafilattico".

di C. S.