Mondo 06/12/2016

Il vino si fa anche con l'uva e i cinesi se ne innamorano

La Cina, ormai, è il quarto paese importatore di vino al mondo. L'Italia è rimasta un passo indietro. A fine 2016 i cinesi consumeranno vino per un valore di 2,2 miliardi di euro, più di quanto speso per il vino di riso


In Cina il 2016 sarà l’anno del sorpasso nel consumo di vini da uva rispetto a quelli da riso.

Un risultato storico che segna un ulteriore passo verso la maturità dei consumatori cinesi, e fa tris con altri 2 traguardi. In soli 2 anni infatti i consumi domestici hanno superato quelli più da ‘status symbol’ del fuori casa e le vendite dell’off trade hanno raggiunto e staccato quelle dei ristoranti. Con il web che ha cannibalizzato le market share dei tradizionali canali di vendita, registrando un balzo dal 2 al 19% in soli 5 anni. L’analisi del mercato cinese dell’Osservatorio Paesi terzi Business Strategies-Wine Monitor Nomisma, presentata oggi al wine2wine di Veronafiere, fotografa una situazione sempre più fluida del 4° Paese buyer di vino al mondo (solo il 10° per l’Italia). E il vino del Belpaese, dopo anni da comprimario, sembra aver intrapreso nel 2016 una lunga rincorsa: +28,8% nei primi 10 mesi del 2016 (contro una crescita media delle importazioni cinesi a +18,2%) con un valore che per la prima volta sfiora la soglia dei 100mln di euro (96,5mln). Ancora micro però la quota di mercato (5,6%) che rimane più bassa di Francia (43,3%), Australia (24,1%), Cile (11%) e Spagna (6,7%).

Per Silvana Ballotta, Ceo di Business Strategies che al wine2wine ha organizzato il convegno “Il mercato del vino in Cina: quali sviluppi?”: “Ci sono indicatori importanti che dimostrano come la partita del mercato cinese si giocherà ancor più attraverso il brand e il posizionamento del prodotto. Ne è esempio il sorpasso – negli 2 ultimi anni - dell’off trade sulle vendite nei ristoranti, una forbice che è destinata a crescere da qui al 2020, quando i consumi off trade rappresenteranno quasi i 3/4 delle vendite. Un sintomo di maggior conoscenza e autonomia da parte del consumatore, comprovata anche dalla crescita dei consumi e della cultura del vino non solo nelle grandissime metropoli ma anche in diverse regioni importanti, come Hebei o Anhui, Shandong o Jilin, Liaoning o Hubei”.

Nel giro di soli dieci anni le importazioni cinesi di vino sono passate da 60 milioni ad oltre 1,8mld di euro, con una proiezione a fine 2016 vicina a un valore di 2,2mld di euro. Si tratta – come emerge dallo studio - di un livello e di una dinamica che, qualora dovesse essere confermata anche nel 2017, porterebbe la Cina a diventare il terzo mercato di importazione a livello mondiale, surclassando di fatto anche la Germania che da tre anni a questa parte registra all’opposto un calo continuo negli acquisti di vino estero (-4% nei primi 9 mesi di quest’anno).

In evidenza, nello studio dell’Osservatorio Paesi terzi che ha incrociato i dati Euromonitor, Oiv e Gti, anche la crescita del canale web – ora al secondo posto tra i canali di acquisto, dopo la Gdo e prima dei negozi specializzati – e la prevista escalation dei consumi a casa, con una crescita media annua da qui al 2020 del 16,2%. Sul fronte italiano, buone notizie oltre che sul valore, anche sul prezzo medio dell’imbottigliato fermo, che a ottobre passa da 3,27 a 3,98 euro/litro (+21,5% a/a e 82,9mld di euro complessivi). Prezzi in calo invece per gli sparkling (-10%) passati da 2,76 a 2,48 euro al litro.

di C. S.