Mondo 30/11/2015

Il riscaldamento globale minaccia l'olivicoltura tunisina

L'80% dell'oliveto tunisino è in asciutto. Se il riscaldamento globale continuerà, come sembra probabile almeno nel breve e medio periodo, entro il 2050 la produzione potrebbe dimezzarsi


La Tunisia olivicola è a rischio riscaldamento globale, mettendo in ginocchio l'agricoltura del Paese.

Il settore attualmente dà infatti lavoro a 390mila persone e vale per il 5% delle esportazioni nazionali. Quest'anno la Tunisia ha prodotto 340mila tonnellate di olio d'oliva che hanno fruttato un miliardo di euro.

Nonostante la vicinanza alle plaghe desertiche del Sahara, l'80% degli 80 milioni di olivi tunisini è in asciutto, ovvero non è dotato di impianto di irrigazione. Ma il global warming produce un aumento delle temperature e una riduzione delle precipitazioni. Se il trend continuerà, come sembra probabile almeno nel breve e medio periodo, entro il 2050 la produzione potrebbe dimezzarsi. Una catastrofe ambientale ed economica che la Tunisia non può permettersi,

"Quando ho cominciato a lavorare nel settore - spiega Amar Slama proprietario di 125mila olivi a sud di Tunisi - non avrei mai immaginato di ricorrere all'irrigazione artificiale. Nei nostri campi sono sempre bastate le piogge e la produzione era eccellente. Adesso dobbiamo impegnarci a irrigare i campi per mantenere gli stessi livelli".

Il governo sta cercando di correre ai ripari. Favorendo la creazione di nuove piantagioni nelle zone più favorevoli nel nord del paese, la costruzione di canalizzazioni irrigue e incoraggiando i coltivatori a utilizzare le varietà locali più resistenti all'aridità.

Fonte: Askanews

 

di C. S.