Mondo 03/07/2015

Paure e opportunità. Il TTIP raccontato da Paolo De Castro: “potremo combattere il famigerato Italian sounding”

Paure e opportunità. Il TTIP raccontato da Paolo De Castro: “potremo combattere il famigerato Italian sounding”

Il trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti è in discussione da mesi. Il settore agroalimentare che potrebbe essere duramente colpito o potrebbe guadagnarne. “Ogm, carni agli ormoni e trattate non fanno parte di un negoziato” afferma, in esclusiva per Teatro Naturale, Paolo De Castro


Paolo De Castro è il referente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo per i negoziati di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti attualmente in corso.

Un compito che consente all'europarlamentare Pd e coordinatore di commissione per il Gruppo dei Socialisti e Democratici di partecipare alle riunioni negoziali della Commissione Ue e di far parte della Commissione per il Commercio internazionale (Inta), presieduta dal presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz, insieme agli altri relatori per le diverse aree di competenza.

E' quindi certamente la persona ideale con cui parlare e cercare di capire se il TTIP rappresenta più un rischio o un'opportunità.

- Due milioni di firme di cittadini europei contro il TTIP nel giro di pochi mesi. Un segnale forte di preoccupazione verso un trattato che da molti viene percepito come un via libera alle multinazionali e una cessione di sovranità. Come terrete di conto al Parlamento europeo di tale indicazione?

Il Parlamento europeo, è bene ricordarlo, è l’unica istituzione di Bruxelles eletta direttamente dai cittadini. Rappresentare gli oltre 500 milioni di abitanti dell’Unione è il nostro lavoro, la nostra missione quotidiana. Il confronto su un tema complesso e articolato come quello del negoziato Ttip per l’accordo di libero scambio tra Ue e Stati Uniti è stato e continua a essere vivo, spesso acceso, ma rimane sempre nel pieno rispetto delle differenti posizioni. È chiaro che Ue e Usa portano avanti le proprie istanze, ma dobbiamo tenere bene a mente che, se dovessimo arrivare a un accordo che recepisce le nostre richieste, l’Europa e l’Italia potrebbero ottenere grandissimi vantaggi. Poi, proprio a fronte della rappresentanza dell’Europarlamento, qualora l’accordo non fosse per noi soddisfacente, eserciteremo senza indugi il nostro diritto di veto e bocceremo la proposta.

- Nel TTIP ci sarebbe anche una norma che permetterebbe alle multinazionali di ricorrere ad arbitrati internazionali nel caso di norme, nazionali o europee, sgradite. Le regole varrebbero per i cittadini europei ma non per le multinazionali?

Su questo tema ritengo che ci sia un allarmismo prematuro. È sicuramente un campo delicato, che va discusso con grande attenzione per non creare zone d’ombra in un accordo che lavora per la crescita economica di entrambe i soggetti coinvolti. Ma siamo ancora in una fase embrionale del negoziato, tutto è in gioco ed è oggetto di discussione.

- E' la Commissione europea a trattare con il governo statunitense sul TTIP. Nel settore agricolo c'è preoccupazione per una scarsa tutela delle nostre tipicità, non solo Dop/Igp, ma anche della nostra identità culturale rurale e territoriale. Sensazione fondata o infondata?

Si sta trattando per raggiungere un accordo che potrebbe dare un’importantissima spinta alle nostre esportazioni, specialmente per quanto riguarda il settore agroalimentare italiano con le sue tipicità territoriali apprezzate e richieste in tutto il mondo. Più che parlare di sensazioni dovremmo però fare lo sforzo di attenerci ai fatti. Le voci che ormai da mesi minacciano il rischio di un abbassamento degli standard europei di qualità per un adeguamento alle richieste statunitensi non hanno fondamento. Ogm, carni agli ormoni e trattate non fanno parte di un negoziato che si prefigge l’obiettivo di abbassare o abolire le barriere, tariffarie e non, per agevolare gli scambi, e che non può materialmente modificare i sistemi preesistenti di protezione dei cittadini.

- Il TTIP, secondo alcune analisi, porterebbe a un aumento degli scambi commerciali. Ma sarebbe un beneficio per l'industria agroalimentare o per l'agricoltura? Quali i veri numeri del TTIP?

Sarebbe un beneficio per entrambi. Recenti studi d’impatto hanno stimato che a una riduzione del 25% delle barriere non tariffarie, accompagnata dall’azzeramento di quelle tariffarie, corrisponderebbe una crescita dei volumi scambiati tra i due player superiore al 40%, con un incremento delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti di oltre il 60%. Prime stime che mostrano un mercato con un altissimo potenziale per i nostri prodotti, mercato nel quale finalmente potremo combattere il famigerato ’Italian sounding’ essendo maggiormente presenti con le nostre eccellenze.

- Non solo TTIP. Sono state avviate negoziazioni per molti trattati di libero scambio tra diversi continenti e aree geopolitiche. Un modo per governare il processo di globalizzazione o per essere governati dalla logica del denaro?

Pensare che sia la logica del denaro a governare tutto sottintende un atteggiamento tendenzialmente passivo di una delle due parti che non trova corrispondenza nella realtà dei fatti né in una lettura attenta delle dinamiche globali specialmente per quanto riguarda il tema del cibo. Negoziati da poco conclusi (penso al Ceta tra Ue e Canada) e ancora in atto (penso, oltre al Ttip, al Tpp tra Stati Uniti e Paesi dell’area del Pacifico) hanno sicuramente l’obiettivo di incrementare gli scambi commerciali, ma si fanno anche interpreti di un importante cambio negli equilibri globali tra domanda e offerta di risorse naturali. Una sfida duplice che, se da una parte - alla luce della globalizzazione - chiede di ripensare i sistemi agroalimentari globali in una chiave più equa e sostenibile, dall’altra coglie le opportunità di crescita economica che questi inediti scenari rendono possibili.

di Alberto Grimelli

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Commenti 5

Francesco Donadini
Francesco Donadini
05 luglio 2015 ore 10:03

L'incubo prossimo venturo si sta pian piano concretizzando, alle faccia dell'incompetenza del nostro Paolo De Castro, pessimo interprete della vera qualità agroalimentare italiana. Invito tutti a leggere i documenti della FAO (sì proprio la FAO, organismo mondiale) che da vent'anni cerca invano di informare i governi (e quindi anche De Castro) sui danni delle multinazionali alle agricolture del pianeta, sulla logica dello standard in agricoltura, sulla distruzione delle biodiversità e conseguente vero impoverimento delle risorse del nostro pianeta, senza alcuna logica se non quella del denaro e breve e del deserto poi. TTIP non è dialogo, dibattito, crescita, è inoltre, da parte europea, senza interlocutori onesti, competenti e fautori di bene comune allargato, non lo dico io, lo dice la FAO, e ora anche papa Francesco.

pasquale di lena
pasquale di lena
04 luglio 2015 ore 13:06

Non posso che concordare con il commento di Alberto Zoratti postato due ore fa.
Con questa intervista l’on. Paolo De Castro dimostra di essere sempre stato favorevole al TTIP e, visto come stanno andando le cose, di essere preoccupato. Un Trattato che doveva essere solo firmato, se il diavolo, quello che fa le pentole e si dimentica dei coperchi, non ci avesse messo la coda. La riservatezza più assoluta, che ha caratterizzato la sua stesura, è venuta meno e già le prime notizie venute fuori a suo tempo hanno destato grandi preoccupazioni. Poi l’uscita dei documenti a confermare quello che l’ex Ministro De Castro non vuole ammettere. A far precipitare le certezze 2 milioni di cittadini che, nell’arco di una settimana, hanno firmato una petizione indirizzata a tutti i componenti del Consiglio d’Europa. La cautela (paura) ha portato il presidente Schulz a rinviare il consiglio previsto per il giorno dopo, con la motivazione che erano giunti 116 emendamenti e dovevano essere posti all’attenzione e parere della Commissione commercio. La commissione, che si è riunita il 29 u.s., ha impegnato solo due minuti del suo tempo rinviando a Schulz 113 dei 116 emendamenti ancora in vita.

Alberto Zoratti
Alberto Zoratti
04 luglio 2015 ore 10:59

Siamo molto contenti che De Castro si sia corretto, visto che alla Commissione agricoltura alla Camera nel dicembre scorso aveva consegnato dati fuorvianti (https://stopttipitalia.files.wordpress.com/2015/06/prometeia.pdf pag 67). Peccato che anche in questa intervista non chiarisca che a fronte di un +60% (un po' meno) di export, l'Europa riceverà un +118% di merci agro importate. Considerato che in questo momento siamo con un saldo attivo di 6 miliardi di euro nel comparto agricolo, capiamo bene cosa significherà questa inversione di tendenza.
La questione della tutela delle IG è pura retorica, l'unico tentativo degno di questo nome è stato fatto con il Canada (accordo CETA), i risutati sono: su 1200 e passa IG riconosciute in UE solo 141 sono nell'accordo CETA. Delle 273 italiane solo 41. Con, in aggiunta, la convivenza sul mercato con alcuni prodotti di punta (come il Parmesan, che continuerà a rimanere sul mercato canadese) e con la reciprocità (importeremo comunque prodotti tarocchi, anche se con un diverso packaging). Questo risultato è comunque rifiutato in blocco dagli Stati Uniti.
La Commissione UE sta facendo lo stesso gioco del Giappone nel TPP, l'accordo transpacifico cugino del TTIP: per convincere le associazioni agricole giapponesi, contrarie all'accordo, sta spingendo sulle IG giapponesi, e non è un caso che recentemente ne abbiamo approvata una. Ma puntare sulle IG significa concentrarsi su un settore, mettendo a rischio tutto il resto. Lo stesso che avviene ora sulla questione latte in polvere/formaggi: De Castro e Martina parlano di tutela del DOP, ma il vero problema è che una norma che si basa su una banale esigenza di mercato e di competizione rischia di far saltare le tipicità e le produzioni locali, DOP o non DOP. Non è un caso che la sua applicazione sia stata chiesta dalle imprese della trasformazione italiana (italiana? Mah, guardiamo e partecipazioni varie). Quindi De Castro dice quello che ritiene più utile per i suoi obiettivi, che non sono certo siano gli stessi della gran parte dei produttori, allevatori, consumatori e agricoltori italiani.

Alberto Grimelli
Alberto Grimelli
04 luglio 2015 ore 09:07

Italian sounding è l'espressione usata per indicare la contraffazione del made in Italy nel mondo, ovvero indica, genericamente, tutti quei prodotti che "suonano" come italiani, ovvero assomigliano a nomi e marchi italiani veri (es Parmesan al posto di Parmigiano Reggiano) non essendolo. L'Italian sounding sfrutta la fama e celebrità dell'enogastronomia italiana, commercializzando prodotti a basso costo e che possono trarre in inganno il consumatore, danneggiando però il vero Made in Italy. Cordiali saluti

Thomas Simpson
Thomas Simpson
04 luglio 2015 ore 02:05

Per favore, sarei grato di sapere cosa vuol dire "italian souding". La parola "souding" mi è del tutto nuova e non si trova neanche su Google!