Mondo 11/06/2014

Ora la Spagna olearia guarda con invidia all'Italia

Sale l'export di olio iberico ma non le quotazioni. Gli agricoltori contestano i dati del loro Ministero dell'agricoltura e denunciano “le pratiche abusive e speculative dei tre grandi operatori commerciali, Sovena, Migasa e Deoleo, che rappresentano una quota di mercato del 75%”


Gli spagnoli cominciano a guardare con apprensione al proprio modello produttivo-commerciale, creato negli ultimi 30 anni, con la paura di aver generato un mostro che non è più possibile controllare e che sta portando al collasso migliaia di olivicoltori e frantoiani.

Fino al 30 aprile 2014, secondo i dati forniti dal Coag (coordinamento delle associazioni agricole) le esportazioni sono arrivate a superare le 600 mila tonnelalte, con un incremento dell'80% rispetto alla scorsa stagione. Bene anche il mercato interno, con vendite per 337 mila tonnellate (+20% rispetto alla scorsa campagna).

Queste condizioni di mercato, tuttavia, non sembrano aver minimamente influenzato il prezzo all'ingrosso.

Il Coag denuncia come false le quotazioni diffuse dal Ministero delle politiche agricole spagnole (2,49 euro/kg), affermando come la scorsa settimana la quotazione è scesa fino a 1,80 euro/kg.

Questo contrasta, sottolinea Coag, con l'andamento nei principali paesi produttori della zona euro, in l'Italia e la Grecia l'olio è scambiato rispettivamente a 3,40 e 2,46 euro/kg, o fuori dall'Ue, in Tunisia, dove si attesta a 2,41 euro/kg.

Coag ha quindi denunciato “le pratiche abusive e speculative dei tre grandi operatori commerciali, Sovena, Migasa e Deoleo (che rappresentano una quota di mercato del 75%) e le catene di distribuzione. Gli investimenti effettuati dagli agricoltori e frantoi per ottenere materie prime di alta qualità non viene ricompensato.”

Il Coag ha chiesto al Ministero delle Politiche Agricole di convocare immediatamente il comitato di sorveglianza, per arrivare ad attivare misure di supporto qualora i prezzi precipitino sotto la soglia di redditività.

Coag chiede all'industria e retailer di rispettare gli impegni e alla politica di fare la propria parte: "Nel mercato nazionale quasi il 70% di olio in bottiglia è venduto con marchio del distributore ed è ancora usato dai supermercati e iper come prodotto di richiamo per offerte molto aggressive e promozioni. Attualmente la filiera non genera valore per gli agricoltori. Una situazione ricorrente che è insostenibile. Abbiamo bisogno di meccanismi di regolazione del mercato più flessibili ed efficaci per dotare una certa stabilità prezzi dell'olio di oliva.”

di C. S.