Italia 18/04/2017

Un milione di tonnellate di formaggi italiani completamente tracciati

L'origine del latte e dei derivati dovrà essere indicata in etichetta in modo chiaro, visibile e facilmente leggibile. Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all'origine e il latte fresco già tracciato


Obbligatorio indicare la provenienza delle materie prime impiegate per la produzione di latte, yogurt, burro, formaggi, latticini e altri derivati prodotti e commercializzati in Italia. Con l’indicazione del paese di mungitura e di quello di condizionamento o trasformazione viene scritto un nuovo capitolo nel rapporto di maggiore trasparenza tra produzione e consumo nel sistema agroalimentare.

Si tratta di un cambiamento fondamentale soprattutto nel mercato italiano dei formaggi, che vedeva sinora tutelata l’origine solo per i formaggi Dop e Igp, e che ora vedrà complessivamente tutelati oltre un milione di tonnellate di formaggi prodotti e commercializzati in Italia.

Secondo i dati di Ismea, infatti, il provvedimento consentirà al consumatore di conoscere l’origine delle materie prime di potenziali ulteriori 510.000 tonnellate di formaggi non Dop prodotti e commercializzati in Italia, che si aggiungeranno alle 513.000 tonnellate di formaggi già certificati.

Nell’ambito degli acquisti domestici di latte e derivati, i formaggi e latticini costituiscono il 60% della spesa delle famiglie italiane, cui si aggiungono l’8% del latte fresco, il 13% del latte UHT, il 13% dello yogurt, il 2% della panna, e il 3% del burro.

"Questo è un traguardo storico per il nostro Paese – afferma il Ministro Maurizio Martina – che ci consente di creare un nuovo rapporto tra produttori e consumatori. Siamo da sempre in prima linea nella costruzione di politiche di massima informazione e trasparenza nei confronti di chi acquista prodotti agroalimentari e questa scelta lo dimostra. Una sperimentazione che ora auspichiamo possa trasformarsi in uno standard europeo. I cittadini, infatti, devono essere informati per poter scegliere consapevolmente cosa mettere a tavola. Questo vuol dire tutelare il Made in Italy, il lavoro dei nostri allevatori e fa crescere una vera e propria cultura del cibo. La nostra battaglia in Europa quindi non finisce qui. Andiamo avanti collaborando ancora con la Commissione per rafforzare sempre più gli strumenti a disposizione e affermare così un modello distintivo di qualità ed eccellenza.”

di C. S.