Italia 17/12/2013

Un decalogo per non trovare fregature sotto l'albero di Natale

Dieci mossi per dare scacco matto ai truffatori. I consigli del Corpo forestale dello Stato per una spesa sicura e per non incorrere nei rischi del falso agroalimentare


Il fenomeno illegale del falso agroalimentare ha raggiunto, infatti, un fatturato che sfiora i 14 miliardi di euro, mentre solo due anni fa questa cifra si attestava intorno ai 12,5 miliardi di euro. Ma spesso quando ci troviamo di fronte ad alimenti confezionati non abbiamo quasi mai la percezione di acquistare un prodotto contraffatto, eppure potremmo aver comprato un panettone prodotto con grassi vegetali insaturi idrogenati come il grasso di palma invece del burro o un formaggio che diventa un latticino utilizzando una crema trattata con fermenti e sale da cucina, invece di un formaggio prodotto esclusivamente con latte intero. In sostanza, il consumatore che acquista cibo contraffatto non è consapevole di averlo fatto, in quanto a differenza di altre tipologie di prodotti, molti alimenti non sempre sono caratterizzati da un costo notevolmente più basso rispetto a quelli non taroccati. È necessario quindi sensibilizzare ed educare i consumatori a prestare attenzione alla scelta dei prodotti da mettere nel carrello della spesa, a controllare l’origine degli alimenti e le loro modalità di produzione e conservazione. La questione dell’etichettatura dei prodotti diventa sempre più importante per la tutela dalle agropiraterie. Occorre, infatti, per i prodotti che riportano la lista degli ingredienti, controllare la denominazione di vendita, il luogo di produzione, verificare la data di scadenza o attenersi alle indicazioni relative al consumo entro la data riportata sulla confezione.

Cibi e bevande “taroccate”, pertanto, rischiano di finire sulle tavole degli italiani in occasione delle prossime festività natalizie e proprio a difesa dalle agropiraterie che nasce “Vero o Falso”, un’iniziativa organizzata a Roma dal Corpo forestale dello Stato sulla sicurezza agroalimentare e sulla tutela dei prodotti di qualità, che hanno fatto grande l’immagine dell’Italia nel mondo. All’evento parteciperanno alcuni dei principali Consorzi di Tutela, come l’Aidepi, Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, il Consorzio Gorgonzola DOP, quello dell’Olio extravergine Toscano IGP, quello del Parmigiano Reggiano DOP, quello del Prosciutto di Parma DOP, quello del Prosecco DOP, il Consorzio Cotechino e Zampone Modena IGP, il Consorzio Alba Export Sevinovà, l’Unaprol, l’Associazione Libera, il Gruppo Alce Nero, La Bella della Daunia DOP e Le Terre di Don Peppe Diana – Libera Terra.
Scopo dell’evento è stato non solo quello di evidenziare l’attività svolta contro le agropiraterie ma, attraverso l’ausilio di personale specializzato, comprendere come il consumatore, adeguatamente informato, possa imparare ad acquistare in modo consapevole e riconoscere i veri prodotti di qualità.
A margine delle degustazioni dei prodotti tipici italiani sono stati dati preziosi consigli per non cadere nelle truffe alimentari e saper scegliere gli alimenti giusti da portare sulle nostre tavole.

 

COME DIFENDERSI DALLE AGROPIRATERIE


Leggere attentamente le etichette

Ovvero controllare la denominazione di vendita, il luogo di produzione, in particolare per i prodotti che riportano la lista degli ingredienti, verificare la data di scadenza o attenersi alle indicazioni relative al consumo entro la data riportata sulla confezione.

Prestare attenzione alla provenienza del cibo

Occorre ricordarsi sempre che le indicazioni dei luoghi geografici in etichetta sono consentite solo se siamo di fronte ad una Denominazione di Origine Protetta (DOP) o ad una Indicazione Geografica Protetta (IGP). La differenza fra una DOP e una IGP sta nel fatto che per un prodotto DOP tutta la filiera produttiva a partire dalla materia prima avviene in una determinata zona geografica a differenza della IGP. Ad esempio la mortadella di Bologna IGP può essere prodotta solo in Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Provincia di Trento, Toscana, Marche e Lazio, ma non c’è alcuna regola sulla provenienza delle carni. Stessa cosa per la bresaola della Valtellina (IGP).

Conoscere le regole e il processo di produzione dell’alimento

Per esempio, i prodotti lattiero caseari non DOP e IGP non hanno alcuna regola prestabilita sulla tipologia di latte da utilizzare. La mozzarella può essere prodotta anche non utilizzando il latte, basta “ravvivare” la cagliata (latte coagulato) congelata o refrigerata, in acqua calda, aggiungere sale e, se necessario, acido citrico, filare l’impasto e infine raffreddare e confezionare. Il sistema è veloce, non si usa il latte e i costi di produzione oscillano da 3,0 a 4,0 €/kg, che raddoppiano nel listino al dettaglio. La normativa vigente non obbliga le aziende a riportare sulle etichette l’indicazione di origine delle materie prime e nemmeno l'obbligo di precisare l'impiego di cagliate. Sull’etichetta dovrebbero essere indicati infatti i seguenti ingredienti: "cagliata, acqua, sale, - seguiti dagli additivi: - acido citrico, lattico e, se presente, sorbato di potassio". Tuttavia, poiché la legge non obbliga ad indicare il termine “cagliata”, raramente questa parola compare tra le diciture in etichetta. Il prodotto non ha il tipico sapore di fresco, il colore può tendere maggiormente al giallo, la struttura è meno “succosa” e, se si usa cagliata conservata da molto tempo, la mozzarella ha più il sapore di formaggio che quello di latte fresco. In Italia è vietato ricostituire il latte ed utilizzarlo per la produzione di formaggi, negli altri paesi dell’Unione Europea non è vietato.
In alcuni casi i formaggi a pasta filata usati nelle pizzerie hanno tutti la forma di parallelepipedo e sono utilizzati da molti pizzaioli perché contengono meno acqua. Quelli finti sono ottenuti con cagliate refrigerate o congelate, miscelate con proteine del latte in polvere e in qualche caso con formaggio fuso e costano meno per via degli ingredienti meno pregiati. Per evitare problemi legali sulle etichette non compare la parola mozzarella, ma solo nomi di fantasia come “pizzetto”, “pizzottelo”, “pizza fast”, “pronto pizza”

Fare attenzione al rapporto qualità/prezzo

Un prodotto biologico e/o DOP costa di più perché prima di andare in commercio viene analizzato e i costi sono a carico del produttore. Un olio extravergine acquistato al prezzo di tre euro vale tre euro. Un litro di vino acquistato al prezzo di un euro vale un euro.

Non farsi ingannare dai claims in etichetta

Il burro light non esiste e l’olio vegetale leggero, fragrante e robusto lo stesso. L’olio a bassa acidità non ha alcun significato da punto di vista organolettico in quanto l’acidità di un olio non è percepibile dai nostri sensi.

Conoscere le differenze all’interno della stessa categoria merceologica

Ad esempio fra vino da tavola e vino DOC e fra olio di oliva e olio extravergine di oliva

Il termine “Made in Italy” nel settore alimentare non significa che la materia prima è italiana

Evocare un’indicazione geografica quando il prodotto non proviene dalla zona dichiarata in etichetta quando non è un comportamento illecito perché il marchio è registrato è quantomeno ingannevole, Trasimeno, Santa Sabina, sono marchi ingannevoli.

Bisogna sempre segnalare le anomalie riscontrate agli organi di controllo

Per quanto riguarda l’origine degli alimenti, in ambito comunitario e nazionale, la normativa vigente prevede che sia obbligatorio riportare l’indicazione dell’origine in etichetta per specifiche categorie di prodotto:

prodotti ortofrutticoli freschi
carni bovine
latte fresco pastorizzato
uova
prodotti ittici
passata di pomodoro
miele
olio di oliva


I CONSIGLI PER I CONSUMATORI


1. Leggere sempre l’etichetta dei prodotti alimentari e il cartello degli ingredienti esposto negli esercizi pubblici;

2. controllare la data di scadenza del prodotto al momento dell’acquisto e rispettare il termine di consumo consigliato sull’etichetta;

3. seguire sempre le istruzioni per l’uso indicate sulle confezioni, soprattutto le modalità di conservazione, dal momento dell’acquisto sino a quello del consumo;

4. ricordare che tutti gli ingredienti utilizzati sono indicati sull’etichetta e sono elencati in ordine decrescente di quantità presente nel prodotto;

5. ogni additivo (conservante, colorante, ecc) autorizzato dall’Unione Europea presente nel prodotto è indicato sull’etichetta con la lettera E seguita da un numero;

6. mantenere sempre i prodotti refrigerati e quelli surgelati alla temperatura indicata sull’etichetta e collocare i cibi nel frigorifero o nel congelatore nel più breve tempo possibile dopo l’acquisto.

Inoltre per ogni segnalazione di illecito o per avere informazioni in tema di sicurezza agroalimentare telefonare al numero di emergenza ambientale 1515 del Corpo forestale dello Stato.

di C. S.