Economia 27/04/2018

Boom a scaffale ma anche dei prezzi per i cibi light

I prezzi degli alimenti light, biologici, senza lattosio e senza lievito ammontano al 47,2% in più dei prodotti ordinari. Ecco i risultati della prima indagine di Federconsumatori sui fenomeni di tendenza nel consumo alimentare


In questi anni la scelta e la selezione degli alimenti compiuta sulla base della valutazione delle proprietà organolettiche e nutrizionali dei prodotti stessi ha assunto un’importanza centrale nella nostra vita quotidiana. Recenti indagini evidenziano una crescente attenzione da parte del consumatore alla qualità dell’alimentazione, nonché una sensibilità al tema della corretta nutrizione e alla salubrità dei cibi inesistente fino a qualche decennio fa. Gli acquisti sono sempre più orientati a privilegiare la salute rispetto alla gola, mirando ad una minore assunzione di cibi ritenuti eccessivamente calorici o allergizzanti. Si tratta di un mercato alimentato – è proprio il caso di dirlo – non solo da chi compie determinate scelte di acquisto sulla base di criteri etici o nutrizionali, ma anche dai soggetti che soffrono di allergie e intolleranze: secondo le stime del Ministero della Salute, nel nostro Paese circa 1.800.000 persone sono affette da allergie alimentari. Non a caso le vendite dei cibi light, integrali, senza lattosio, senza olio di palma o arricchiti con fibre e Omega 3 fanno registrare un notevole incremento, a cui si aggiunge il vero e proprio boom del biologico.

Ma quanto costa l’attenzione alla dieta? Proprio per rispondere a questa domanda l’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha realizzato la Prima Indagine sui prezzi degli alimenti light, biologici, senza lattosio e senza lievito, da cui è emerso che i prodotti con determinate caratteristiche vengono venduti a prezzi decisamente più alti rispetto a quelli “ordinari”, con differenze in termini percentuali che arrivano ad un massimo del +82%.

Per ciascuna tipologia sono stati presi in considerazione vari alimenti di largo consumo commercializzati nei punti vendita della Grande Distribuzione, rilevando appunto le differenze di prezzo.

Per i prodotti light (che per poter essere definiti tali devono presentare un valore energetico ridotto di almeno 30% rispetto al normale), la maggiore differenza è stata rilevata nel costo dei wurstel (53%), alle patatine in busta (25%) e ai biscotti (23%).

Tra quelli senza lattosio spiccano le brioches confezionate e la panna da cucina (59%), il latte (39%) e lo yogurt (32%).

Per quanto riguarda il biologico la forbice dei prezzi risulta particolarmente ampia per polpa di pomodoro (116%), farina (96%) e spaghetti (87%).

Le difformità più eclatanti si registrano comunque per gli alimenti senza lievito, in particolare nel caso dei prodotti da forno: le brioches confezionate e i biscotti raggiungono rispettivamente il 141% e il 135%, mentre le merendine si attestano sul 77%.

di C. S.