Economia 25/06/2011

Il G20 dei ministri agricoli? Prevale l’immobilismo

Il G20 dei ministri agricoli? Prevale l’immobilismo

Tanto clamore per nulla, è il caso di dire. Non si prevedono aiuti per rafforzare le politiche agricole dei Paesi poveri. E così, contro la speculazione finanziaria sul cibo, si è ipotizzata solo la definizione di limiti alle posizioni di trading. Contraddizioni di un’Europa che combatte la fame nel mondo solo a parole


La riunione dei ministri dell’agricoltura del G20 sulla sicurezza alimentare, che si è svolta nei giorni scorsi a Parigi, si è conclusa con un accordo che prevede un impegno comune su cinque punti:

1) maggiori investimenti in ricerca e sviluppo e intensificazione dei trasferimenti tecnologici Nord-Sud e Sud-Sud del mondo per accrescere la produzione agricola e la sua produttività;

2) creazione di una banca dati internazionale gestita dalla Fao con l’obiettivo di dare maggiore trasparenza alle informazioni sulla produzione e il consumo degli stock delle materie prime agricole;

3) maggiore coordinamento a livello internazionale delle politiche riguardanti la sicurezza alimentare;

4) riduzione degli effetti della volatilità dei prezzi con la creazione di riserve di emergenza e di una scatola di strumenti per facilitare l’accesso al credito tramite la Banca Mondiale;

5) definizione di limiti quantitativi alle posizioni acquisite nei mercati finanziari.

Ma al di là dell’effetto declamatorio dell’accordo, che cosa in concreto impegnerà i Paesi che si sono riuniti a Parigi? Di certo, non sono previsti aiuti da parte dei Paesi sviluppati per rafforzare le politiche agricole dei Paesi poveri, ma solo trasferimenti di tecnologie ideate per le agricolture dei Paesi ricchi o emergenti. Inoltre, la Fao raccoglierà i dati sulla produzione e il consumo di materie prime, ma non è prevista alcuna sanzione per i Paesi che si rifiuteranno di fornire le informazioni richieste.

Non si fa alcun cenno alla creazione di una governance globale delle politiche di mercato, della sicurezza alimentare e della cooperazione internazionale. Si pone, è vero, la necessità di creare riserve di emergenza per fronteggiare gli effetti della volatilità dei prezzi delle materie prime agricole, ma non si prefigura la progressiva costruzione di un mercato comune. Infine, contro la speculazione finanziaria sul cibo, su cui la presidenza francese del G20 si era molto spesa nella fase preparatoria del vertice, si ipotizza soltanto la definizione di limiti alle posizioni di trading.

Tutti hanno esultato al “consenso storico” conseguito perché in realtà non si è smosso quasi nulla. E dunque al vertice conclusivo di Cannes, previsto per il prossimo autunno, si porterà molto poco.

Negli stessi giorni, si è svolto il dibattito nel Parlamento europeo sulla riforma della PAC, il quale si è concluso con l’approvazione di una risoluzione che impegna la Commissione a mantenere integro, anche per il futuro, il finanziamento della politica agricola europea. Non si vuole rinunciare nemmeno ad un euro per sostenere le politiche agricole dei Paesi poveri. Eppure i padri fondatori del mercato agricolo europeo erano profondamente persuasi che per raggiungere la sicurezza alimentare del vecchio continente bisognava creare un meccanismo di riequilibrio distributivo. E per questo rinunciarono a politiche agricole nazionali protezionistiche e fondarono la PAC. Oggi si ritiene, invece, di sfamare i poveri del mondo, conservando strettamente le risorse finanziarie pubbliche ad esclusivo vantaggio delle agricolture dei Paesi ricchi.

Nella stessa giornata, in Italia, il Senato della Repubblica ha approvato una mozione presentata da un gruppo di parlamentari del Pd dal titolo “Costruire una politica globale del cibo”. La mozione impegna il governo ad attivarsi in Europa e nelle relazioni internazionali sui seguenti punti:

a) dare nuovo valore e centralità al cibo come questione che attiene non solo ai produttori ma all’insieme dei cittadini e delle comunità;

b) costituire una partnership globale sui temi dell'agricoltura, della sicurezza alimentare, della nutrizione e della cooperazione, superando le attuali divisioni e sovrapposizioni;

c) rilanciare le istituzioni internazionali scongiurando il ritorno alle politiche protezionistiche;

d) regolare i mercati finanziari per proteggere il cibo dalle mire speculative;

e) fissare le linee guida internazionali sullo sviluppo rurale per promuovere la diversificazione delle attività economiche e il welfare locale e sulle strategie per stabilizzare i mercati alimentari globali e l'estrema volatilità dei prezzi agricoli;

f) coordinare gli incentivi delle diverse fonti energetiche rinnovabili al fine di trovare il giusto equilibrio tra il bisogno di disporre di energia a basso costo per la ripresa economica, la necessità di uno sviluppo sostenibile, a cui le agroenergie danno un contributo straordinario, e l'esigenza di assicurare il diritto al cibo, che mal si concilia con la sottrazione di terreno fertile per finalità agroenergetiche;

g) cogliere l'occasione di Expo 2015 dedicata al tema "Nutrire il pianeta, energia per la vita", in programma a Milano, non solo per rendere visibili la creatività e la capacità innovativa dei singoli sistemi alimentari nazionali ma, soprattutto, per far emergere l'esigenza di una governance globale del cibo.

Ma questa mozione che pone questioni così rilevanti, non affrontate seriamente né a Parigi né a Strasburgo, è stata approvata insieme ad altre mozioni presentate da Pdl, Lega Nord, Idv e Udc con un voto unanime. I contenuti della mozione del Pd non sono analoghi a quelli delle altre mozioni. Soprattutto quella presentata da Scarpa Bonazza non affronta per nulla i problemi internazionali intorno al cibo, ma si limita a riproporre una PAC così com’è.

Nel dibattito sono intervenuti oltre ai primi firmatari della mozione, Bertuzzi e Di Giovan Paolo, anche Giaretta, che ha posto l’esigenza di disincentivare l’uso di materie prime di prodotti alimentari a fini energetici e a controllare la speculazione finanziaria, e Tonini che ha evidenziato la contraddizione di un’Europa che, da una parte, vuole a parole combattere la fame nel mondo e, dall’altra, persegue politiche agricole antitetiche all’obiettivo della cooperazione internazionale.

Perché allora i senatori del Pd hanno votato anche le altre mozioni che non contengono le stesse indicazioni della propria? Perché il vento di immobilismo e di conservazione che arrivava da Parigi e da Strasburgo in quegli stessi giorni e vedeva compatti i governi europei e le organizzazioni agricole, ha indotto i senatori democratici a ritirarsi in buon ordine, a non far emergere le differenze della propria posizione e ad esprimere, ancora una volta, un consenso unanime su tutto e il contrario di tutto?

 

di Alfonso Pascale

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Commenti 4

andreina marenco
andreina marenco
27 giugno 2011 ore 08:17

Fin che l' economia sarà in mano ai finanzieri non ci sarà scampo.
I finanzieri sono dei parassiti che succhiano senza pietà affamando intere nazioni soltanto premendo dei tasti su un computer.
Presto travolgeranno anche noi.
Nonostante gli aiuti pac (che vanno a finire nella gran parte in tasca agli speculatori)le nostre aziende stanno arrancando e le multinazionali puntano a mettere le mani sui terreni e a monopolizzare semati, concimi e antiparassitari.
E intanto noi stiamo a guardare, i nostri politici stanno a litigare, i poveri continuano a emigrare....

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
25 giugno 2011 ore 14:57

Sostengo che oltre che lamentare il disgusto potremmo orientare le nostre forze alla costruzione intelligente e di stimolo al diritto di autosostegno più umano e civile delle genti a convivere nel proprio territorio non solo con l'autosufficienza di cibo e di energia, ma anche con il desiderio di migliorare le condizioni di benessere in equibrio con le risorse disponibili. Libertà per ogni comunità di trovare l'organizzazione sociale più adatta a non farsi sopraffare dalla speculazione che incombe in quasi ogni società del pianeta.
Non è un sogno, o utopia, ma un legittimo diritto civile e umano, possibile e incoraggiabile con la solidarietà di Andreina da chi ha la fortuna di essere meno egoista.
Forse il pianeta potrà progredire in pace su questa strada, premiando cultura, intelligenza e buona volontà. Una agricoltura "vera" è il nocciolo duro del progetto, a costi e prezzi giusti e con buon "commom sense" per una sdrammadizzabile riserva di contromisure al rischio di emergenze imprevedibili e una reazione umana al meglio. Stiamo passando la soglia di 7 miliardi di bocche e menti di "sapiens".

andreina marenco
andreina marenco
25 giugno 2011 ore 11:30

E' disgustoso vedere come l' egoismo stia affamando molti popoli.
Se fossimo tutti disposti a spendere 10 centesimi in più per ogni chilo di farina (pane, biscotti ecc..) si risolverebbe il problema della fame nel mondo. Quando il ricavato del raccolto dei cereali non permette di mettere il gasolio nei trattori e di pagare le rate di un eventuale mutuo, i popoli continuano a morire di fame.
Troppo semplice? Purtroppo sì. Il nostro progresso è iniziato così, quando con i prodotti agricoli si poteva acquistare di tutto. Ora i popoli poveri sono condannati alla fame e alla miseria dai prezzi troppo bassi.

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
25 giugno 2011 ore 10:35

Ok, ma anche il G 20 non è stato negativo, anzi un progresso rispetto alle precedenti riunioni. Ti mando le riflessioni, positive, sulla discussione e presentazione delle mozioni su Cibo e sicurezza al Senato. E' ora che si sveglino anche a Milano, dato che il tema EXPO finora ha raccolto solo un rimprovero ufficiale di non avere ancora preparato nulla sul tema di fondo.
Forse posso ritenermi ottimista: usciamo da indirizzi ormai anziani di una dozzina d'anni dal lancio, aggiorniamoci e prendiamo coscienza dei mezzi a disposizione per sapere e costruire gli scenari, delle alternative energetiche al di la delle biomasse, facciamo bene il conto di quanti siamo e cosa vogliamo, proponiamo strategie per ogni singolo territorio e popolazione, combattiamo ogni tipo di speculazione coscienti dell'egoismo delle comunità e del diritto civile a sostenere un modello di vita in armonia con territorio ed ambiente e con diritti e doveri dell'uomo. Agricoltura vera,cultura, scienza e volontà di empatia globale. Non è un mito. Senza vincolo di campanile, ma rispettando il gusto: come per l'olio.

Enzo Lo Scalzo