Cultura 09/01/2010

Luciano Dal Falco, il percorso di una vita




Luciano Dal Falco nasce a Verona, il 10 maggio 1925, in una famiglia che conduceva una vita dignitosa, pervasa come ricorda lui stesso «da alti sentimenti morali e sociali».
Il padre, Nicola (1888-1956) veronese da generazioni, era un uomo volitivo dal fisico atletico e dal portamento fiero. Viaggiava spesso, essendo funzionario delle Ferrovie. Da giovane, aveva praticato alcune discipline sportive, tra cui la lotta greco-romana.
La madre, Anna Geccarle (1895-1952) il cui cognome rivela origini cimbre, era dolce e di grande umanità. A Verona, Luciano Dal Falco vive fino alla prima giovinezza.
Si diploma all’Istituto Magistrale nel luglio del 1943 e nell’ottobre dello stesso anno, con il sostegno del filosofo Monsignor Giuseppe Zamboni, che già frequentava, consegue anche la licenza classica.
Monsignor Zamboni diventa suo maestro e guida spirituale fino alla morte nel 1950.
Si iscrive all’Università di Padova, alla facoltà di Giurisprudenza, ma nel corso di un rastrellamento viene prelevato e avviato al lavoro coatto per conto dell’organizzazione Todt lungo la ferrovia adriatica, colpita dai bombardamenti alleati.
Dopo qualche tempo, riesce a fuggire approfittando della grande confusione nelle retrovie tedesche in seguito allo sbarco di Anzio e a rientrare fortunosamente a Verona. Si unisce, allora, ad un gruppo di partigiani veronesi cattolici, appartenenti alla Brigata Manara.
Appena avvenuta la Liberazione, frequenta insieme a pochissimi giovani la sede provinciale della Dc in Stradone Maffei, 2. Fa parte della Fuci (Federazione Universitaria cattolica Italiana) e conosce il capo spirituale della sinistra Dc, Giuseppe Dossetti.
In seguito, con il suo incoraggiamento si stabilisce a Roma (1949) frequentando la Comunità del Porcellino, in via della Chiesa Nuova, insieme a La Pira, Fanfani, Lazzati, Glisenti, Malfatti, Baget Bozzo.
Consegue il suo primo incarico alla Svimez (1949-1952) che si occupa dello sviluppo nel Mezzogiorno. Nel 1949, al III congresso della Democrazia Cristiana a Venezia, viene eletto Consigliere nazionale.
È nel gruppo di giovani che, nel 1951, si reca a Rossena per prendere commiato da Dossetti, ricevendone il testimone. Con la rinuncia di Dossetti alla politica attiva entra a far parte della direzione del partito come componente della minoranza (1951). Si costituisce il gruppo di Iniziativa democratica, composto in parte da giovani della cosiddetta terza generazione. Dal 1952 al 1954, collabora come esperto nell’ambito del Comitato dei Ministri per le zone depresse.

Iniziativa democratica vince al Congresso di Napoli (giugno 1954, Segretario politico Amintore Fanfani) e Dal Falco è eletto con un cospicuo numero di voti tra i non parlamentari. Subito dopo, nel luglio 1954, è scelto da Fanfani per ricoprire la carica di Segretario organizzativo del partito che terrà fino all’ottobre del 1956, rinnovandolo radicalmente e trasformandolo da movimento in partito di massa. Nel 1955, fa parte del Comitato Jean Monnet per gli Stati Uniti d’Europa.

A fine ottobre 1956, accetta, suo malgrado, l’incarico di Segretario amministrativo; incarico che, seppur ingrato e di poche soddisfazioni, espleterà con la dedizione che gli è solita. Nello stesso anno viene eletto Consigliere provinciale di Verona.
Per quattro anni (1960-1964) è Vicepresidente dei Democristiani europei riuniti nella Nouvelle Equipe Internationale. In tale veste è fra i fondatori dell’Unione democratica cristiana dell’America Latina.

Il suo primo appuntamento come candidato della Camera dei Deputati alle elezioni politiche risale al 1953, quando si presenta per il collegio di Verona-Vicenza-Padova-Rovigo, risultando il primo dei non eletti con uno scarto di pochi voti.
Viene, invece, eletto nel 1958 con circa 39.000 preferenze e si apre per lui la lunga stagione parlamentare in cui sarà promotore di disegni di legge, partecipando ai lavori delle due Camere con interventi e interrogazioni.
Per imprescindibili divergenze politiche e personali, dal 1959 in poi, fa parte del vasto gruppo di democristiani che, in contrasto con Fanfani, danno vita alla corrente dorotea.
Dal 1960 al 1964 è Sindaco di Caprino Veronese. Dopo aver, precedentemente, ricoperto l’incarico di Segretario organizzativo e amministrativo, il partito gli affida l’Ufficio partiti Dc e problemi europei. Successivamente, l’Ufficio esteri.
Tra il 1958 e il 1963 è componente della Commissione Industria e Commercio estero e più volte relatore di bilancio.
Nel 1963: sfortunate elezioni politiche alla Camera. Per una serie di circostanze, legate alla politica locale, non viene rieletto.
Accetta nel dicembre dello stesso anno la carica di presidente dell’Istituto del Credito sportivo che ricoprirà fino al 1968, quando il partito lo candida per il collegio senatoriale di Verona città, dove vince con 85.000 voti, superando di gran lunga il precedente candidato democristiano.
Due anni prima è eletto Presidente dell’Ente Fiere di Verona, rimanendo in carica fino al 1977. Sotto la sua guida e per sua iniziativa l’Ente Fiere realizza nuovi appuntamenti a livello internazionali tra cui il Samoter, il Vinitaly, l’Eurocarne ed Herbora.

Nel 1968, diventa anche Presidente dell’Unione Fiere Internazionali con sede a Parigi, istaurando i primi rapporti di collaborazione tra le fiere europee e quelle dei Paesi in via di sviluppo.
In qualità di giornalista, autore di circa duecento articoli su argomenti che spaziano dall’economia alla politica interna, estera, comunitaria e agricola, è socio del Rotary Club di Verona centro.
Nel 1969 assume l’incarico di vicepresidente della Commissione d’inchiesta sul fenomeno del banditismo in Sardegna e nel 1970 è membro effettivo della Commissione inquirente per i procedimenti d’accusa.
Sempre al Senato, dove viene rieletto nel 1972 nello stesso collegio, incrementando ulteriormente i voti (95.000) e nel 1976 nel collegio di Verona pianura, è più volte relatore del bilancio del Ministero dell’Agricoltura e Foreste ed estensore di pareri e mozioni sulla politica agricola in generale e comunitaria. Al suo impegno di allora si deve, tra l’altro, la legge che istituisce la Doc, denominazione di origine controllata dei vini. Inoltre, per tre anni, dal 1973 al 1976, è Vicepresidente del Gruppo Dc al Senato.

Nel febbraio del 1976 entra a far parte del V Governo Moro come Ministro della Sanità. Riconfermato nel luglio dello stesso anni nel III Governo Andreotti fino al febbraio del 1978. Durante la sua esperienza di governo stipula, per la prima volta, due accordi di cooperazione scientifica con i Ministri della Sanità dell’Urss e degli Usa, elaborando nel contempo il testo della Riforma sanitaria che presenterà alla Camera dei Deputati in prima stesura (1977).
Come Ministro della Sanità si troverà ad affrontare le due grandi emergenze nazionali di quegli anni: la tragedia di Seveso, provocata dalla fuga di diossina nella fabbrica dell’Icmesa e il terremoto in Fruili.
Per il suo ruolo pubblico finisce nel mirino del terrorismo di sinistra, minacciato di morte dall’organizzazione Prima Linea.
Due giorni prima che Aldo Moro fosse rapito dalle Brigate Rosse, Luciano Dal Falco riceve un biglietto vergato a mano in cui il Presidente della Dc lo ringrazia per il suo lavoro a favore della Riforma sanitaria, dispiaciuto che per ragioni interne al partito non sia riconfermato come Ministro della Sanità. La Riforma, promossa da Dal Falco, verrà quindi trasformata da Tina Anselmi.

Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, è presidente dell’Associazione d’amicizia Italia-Israele e in quella veste, stringe un rapporto di stima con il presidente del Parlamento Shamir, promuove incontri e pubblica diversi articoli.
Sempre gli inizi degli anni Ottanta, si reca spesso a Bruxelles per partecipare alle riunioni del Partito popolare europeo; gli viene affidata la Presidenza della Commissione d’inchiesta per la ricostruzione delle zone terremotate del Belice (1980) ed effettua una prima missione in Cina, guidando una delegazione di Verona Export.

Alle Politiche del 1983 (Segretario politico Ciriaco De Mita) viene sorprendentemente estromesso dal suo collegio senatoriale di Verona pianura e candidato, con un preavviso di venti giorni, alla Camera dei Deputati, nel collegio di Verona-Vicenza-Padova-Rovigo. A causa di alcuni strani episodi di boicottaggio e nonostante gli sforzi, non viene eletto.
Da questo momento in poi dedica la maggior parte del suo tempo all’economia che è sempre stata alla base del suo operato, volgendo comunque un occhio alla politica. Nel 1984, effettua un viaggio in Libano per valutare la situazione politica all’indomani dei massacri di Sabra e Chatila e una seconda missione in Cina con imprenditori veronesi.
Sempre negli anni Ottanta, ricopre una serie di incarici pubblici e privati, presiedendo vari Enti come l’Apti e l’Unitab (Associazione produttori tabacchi italiani ed europei) l’Itpa (Istituto di tecnica e propaganda agraria) l’Ismea (Istituto per studi ricerche e informazioni sul mercato agricolo) e consulenze per numerose società internazionali tra cui la Canon e la Nikon.
Nel 1990, è chiamato dal Segretario politico Arnaldo Forlani a riorganizzare il Movimento Anziani della Dc che segue fino alle ultime settimane di vita. Nell’autunno del 1991, già ammalato, affronta l’ultimo impegno, recandosi a Brescia, su invito di Forlani, per ricomporre i contrasti sorti tra i due esponenti della Dc Martinazzoli e Prandini in difesa dell’unità del partito. Obiettivo raggiunto nell’imminenza delle elezioni amministrative.
Scompare a Roma il 20 dicembre 1992 e viene sepolto nel cimitero di Verona.
Tra le personalità conosciute nell’arco della sua quarantennale attività pubblica in Italia e all’estero vanno ricordati Adenauer, Schuman, Monnet, Erhard, Strauss, Tindemans, Frei.
Lo ebbero in considerazione alti prelati quali i cardinali Samoré, Lercara, Poletti, Palazzini e l’amico Monsignor Castellano, arcivescovo di Siena.
L’incontro con il Santo Padre Paolo VI avvenne a Pescara nel 1977 in occasione del Congresso eucaristico al quale partecipò come rappresentante del Governo.

Luciano Dal Falco era un uomo dalle forti tensioni ideali, di profonda forza interiore, tenacia, concretezza, senso del dovere. Era un fervente cattolico e di lui traspariva l’integrità morale, l’innata gentilezza, la pazienza, ma anche una certa durezza
se venivano ostacolati un suo disegno, una sua convinzione.

In famiglia, che amava profondamente, sapeva offrire, nonostante le ansie della politica, quei “colpi d’ala” che rendevano la vita accanto a lui interessante e, spesso, imprevedibile. Si è sposato nel 1956 con Carla Turano dalla quale ha avuto quattro figli.
Luciano Dal Falco ha tenuto, regolarmente, i suoi diari dal 1950 al 1968 e in maniera discontinua dal 1979 al 1991.




di T N