Cultura 24/06/2006

JOLE BALDARO VERDE: DOBBIAMO ESSERE SESSUALMENTE ATTIVI FINO A 120 ANNI! E INTANTO CI CREDIAMO ONNIPOTENTI

Molte volte consideriamo i figli come uno specchio della nostra identità. Occorre stare attenti. Non tutte le donne hanno intanto l'istinto materno. Questo, e altro, ci ha confidato la nota sessuologa, andando come al solito al di là dei soliti luoghi comuni. Oggi gli adolescenti maschi sono tra l'altro in crisi perché vorrebbero avere un pene più aggressivo e non un pisello piccolo!


In fatto di sessuologia, Jole Baldaro Verde è considerata tra le massime personalità del panorama scientifico internazionale. E' stata docente di Teorie della personalità all’Università di Genova, dove poi ha fondato la Scuola superiore di sessuologia. E' autrice di vari volumi, tra cui: Gli specchi dell'eros maschile (Cortina, 2005), La sessualità tra piacere, colpa e vergogna (Edizioni Universitarie Romane, 2001), Illusioni d'amore (Cortina, 1992), L'enigma dell'identità. Il transessualismo (Gruppo Abele, 1991), Lo spazio dell'illusione. Viaggio intorno alla coppia (Cortina, 1990), Donna, maschere e ombre. Ontogenesi dell'identità femminile (Cortina, 1987). L'abbiamo incontrata lungo il mare di Gallipoli, in spiaggia, per un'intervista su "Teatro Naturale".



Si parla sempre più spesso di fecondazione assistita come risposta compensativa alle sterilità del singolo o della coppia, lei ha iniziato a farlo ben vent’anni fa nel saggio Avere un figlio o essere genitori...
L’ho scritto come parte di un convegno quando si iniziava a parlare del figlio come diritto.
Mi sono opposta perché significa non riconoscere i limiti della condizione umana stiamo andando verso l’onnipotenza: dobbiamo essere sessualmente attivi fino a 120 anni, seduttivi ed anche fare i figli quando li vogliamo. Il problema è avere figli o essere genitori, e questo significa che la maternità e la paternità responsabile debbono attuarsi quando noi siamo pronti a dare ai figli quello di cui essi hanno bisogno. Molte volte consideriamo i figli come specchio della nostra identità. Cioè se non siamo riusciti ad avere un’identità completa - intendendo lavoro, seduttività, realizzazione nel sociale - è come se fossimo privi di identità.
Per millenni l’identità è stata legata per l’uomo al ruolo lavorativo e per la donna al ruolo materno. Nei secolo passati essere donna perbene significava diventare madre, e questo significava che molte donne, che l’istinto materno non lo avevano, ed io sottolineo che l’istinto materno non lo hanno tutte le donne, produceva quello che io in alcuni miei libri ho chiamato le madri di fil di ferro cioè le madri che lo dovevano avere altrimenti non avrebbero potuto essere chiamate donne. Per queste donne il figlio rappresentava uno specchio dell’identità con il risultato di mettere sul figlio il peso di tutte le proprie aspettative perché un figlio che deve corrispondere allo specchio dell’identità materna deve anche essere bello, bravo a scuola e nello sport.

Oddio, quante aspettative!
Essere genitori significa accettare il figlio per quello che è e cercare di rispondere ai suoi bisogni, ai suoi desideri e quindi farlo crescere rispetto alle sue aspettative e non alle nostre. E’ famoso l’esempio del figlio di Agnelli, parlo di Edoardo: il padre desiderava che diventasse un manager della Fiat, lui invece ha studiato filosofia, non è stato mai felice perché non gli è stato mai permesso di essere se stesso; è finito come ricordiamo, suicida.

Mi sembra di capire che per lei le aspettative che si ripongono sui figli siano anche la motivazione che la porta a rifiutare il figlio della fecondazione assistita, un figlio da cui evidentemente dopo tanto cercare si pretende ancor di più?
Le dirò di più. La scienza ha fatto alla donna quattro doni bellissimi:
1° la contraccezione;
2°, la farò ridere, ma sono gli assorbenti igienici; pensi come si poteva andare a lavorare prima, le donne necessariamente finivano per essere prigioniere delle mestruazioni almeno un mese l’anno;
3°, gli elettrodomestici, e,
4°, la possibilità di autorealizzarsi nelle professioni.
Tutto ciò ha creato una situazione in cui la maternità può esserci o non esserci; pur tuttavia esistono ancora delle donne che ritengono di non essere realizzate se non hanno un figlio biologicamente proprio, e quindi la scienza è andata loro incontro con la fecondazione assistita.
Io continuo a dire che nei centri di fecondazione assistita ci dovrebbe essere uno psico-sessuologo, che verifichi le motivazioni reali ad avere un figlio in modo da non farne un figlio del miracolo, ma un figlio della vita.

A proposito di evoluzioni scientifiche, parliamo del computer, di ragazzi che vivono nel mondo virtuale, leggendo il suo libro Gli specchi dell'eros maschile (Raffaello Cortina Editore) ho constatato che ha approfondito la questione...
Il mondo è cambiato, vorrei fare un congresso: "Uomini e donne naufraghi del terzo millennio".
Nel terzo millennio la tecnologia ha modificato talmente le cose che la comunicazione è diventata assolutamente diversa da un tempo. Allora il computer rappresenta il compagno, i ragazzi sono molto soli perché non ci sono luoghi di aggregazione oltre la scuola; però, assurdamente, nessuno ha mai parlato di tempo pieno per le scuole superiori. Quando i genitori lavorano, spesso i ragazzi dai 14 ai 18 anni sono soli in casa, e la maggior parte di loro sono anche figli unici, magari non possono ospitare amici.
Con chi possono parlare allora i ragazzi? Con le chat trovano gli amici che hanno i loro stessi problemi, ed allora parlano con quelli. Non bisogna demonizzare le chat perché hanno sicuramente aspetti positivi. Si hanno gli aspetti negativi quando i ragazzi si concentrano solo su quelle - come sta succedendo in Giappone - dove i ragazzi non escono dalla camera e stanno a chattare tutto il giorno, o quando poi vivono una realtà virtuale e non quella in cui il corpo viene messo in gioco, perchè nella realtà virtuale il corpo non viene messo in gioco, anche se adesso con le fotocamere si ritraggono. Ma quello che ritraggono sono i genitali come se questi avessero la massima importanza e quindi ci ritroviamo con adolescenti maschi in crisi perché hanno il pisello piccolo e quindi non è il pene aggressivo maschile che desidererebbero avere.

A questo proposito colpisce molto l’esempio che fa, sempre in Specchi dell’eros maschile del film Viol@. Pensa che l'omosessualità e il rifuggire degli adolescenti nel mondo virtuale possano essere due facce della stessa medaglia?
Questo è un altro problema, secondo me omosessuali si nasce. Qualcuna c’è, ma poche sono le omosessualità cosiddette di ripiego; certamente però le donne sono diventate troppo aggressive, perché in questo famoso cambiamento culturale, iniziato nel mitico ’68 ed andato avanti sempre più felicemente, non siamo riusciti ad inventare un nuovo modello di mascolinità ed un nuovo modello di femminilità, il che significa che l’unico modello vincente è il modello arcaico.

Viene a questo punto una questione, parlando di omosessualità, come si può giudicare l’attuale esibizione?
C’è sempre stata, ed esiste anche nel mondo degli animali; soltanto che noi continuiamo ad essere eredi della Genesi, in cui l’unico rapporto sessuale possibile è quello eterosessuale.
Quindi l’omosessualità era accettata solo nel periodo dei greci ed un po’ dai romani; ma, subito dopo, il Cristianesimo l’ha riportata fuori dalla giurisdizione normale ed adesso l’identità sessuale fatta di identità di genere.
La meta verso cui si dirige la sessualità è il ruolo sessuale che può essere di padre o di madre o di lavori, perché purtroppo ancora oggi si tende a dividere i lavori in femminili e maschili. Nel momento in cui la cultura permette all’omosessualità di essere richiesta, persone che hanno sempre dovuto tenerla nascosta la sbandierano; è una reazione come quella adolescenziale, si chiama di controtendenza: cioè, dipendo da voi ma vado contro di voi, perché mi state sull’anima; quella degli omosessuali è: dipendo ancora dall’opinione della cultura di massa, ce l’ho contro di voi e ve la sbandiero dicendo che omosessuale è bello.

Noi riteniamo che essere omosessuale è essere contro natura , cioè una persona che non si attiene ai canoni della Genesi sino ad arrivare al momento di una frattura tra scienza e fede, eppure il corpo dovrebbe essere teologicamente centrale...
Il celibato dei preti ha permesso a molti uomini e donne, e quindi preti e monache, di essere protetti dalla riprovazione sociale, e quindi di avere una veste pubblica e di continuare ad essere omosessuali.

Ma la chiesa non da' risposte circa le contraddizioni del corpo...
Il Cristianesimo è stata una grande rivoluzione; è stato il cattolicesimo che l’ha riportato indietro, è stato S. Paolo un misogino con problemi.

Prima di salutarla possiamo chiederle quale libro sta leggendo in questo momento?
Lo dico con piacere, perché mi sta coinvolgendo particolarmente sto leggendo La fine è il mio inizio (volume di Tiziano Terzani, pubblicato postumo da Longanesi, ndr).

di Antonella Casilli