Mondo Enoico 21/03/2018

Meno piombo nel vino nel prossimo futuro ma è scontro sui limiti

Il Codex Alimentarius pronto a varare una revisione dei limiti di contenuto di piombo nel vino. Un limite massimo di 0,05 mg/kg porterebbe all’eliminazione di circa il 3% dei vini, ovvero 7,5 milioni di ettolitri


Il coordinatore scientifico dell’OIV, Jean-Claude Ruf, ha partecipato alla 12ª riunione del Comitato del Codex sui contaminanti negli alimenti (CCCF), che si è tenuta dal 12 al 16 marzo 2018 a Utrecht, Paesi Bassi.

Tra i punti all’ordine del giorno della riunione, le delegazioni degli Stati membri presenti hanno discusso della revisione dei limiti massimi di piombo negli alimenti, compreso quello per il vino. In tal senso, il gruppo di lavoro istituito nel 2017 ha raccomandato di ridurre il limite massimo del Codex dagli attuali 0,20 mg/kg a 0,05 mg/kg.

Diverse delegazioni hanno fatto notare che i dati considerati dal gruppo di lavoro telematico comprendono quelli relativi a bevande diverse dai vini d’uva. Per stabilire dei limiti massimi sarebbe altrettanto opportuno tenere in considerazione le caratteristiche specifiche di alcuni tipi di vino, quali i vini fortificati.
Le raccomandazioni dell'OIV

Il rappresentante dell’OIV ha fatto presente che l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino ha adottato da alcuni anni diverse raccomandazioni relative al piombo nei vini, in particolare, nel 1996 l’OIV ha stabilito un limite massimo di 0,20 mg/L che è stato approvato dal Codex nel 2001. Nel 2006 l’OIV ha stabilito un nuovo limite massimo di 0,15 mg/L, che è tuttora in vigore.

L’OIV ha portato l’attenzione del CCCF sul fatto che un limite troppo basso, basato esclusivamente su un’analisi statistica dei campioni e che non è specificamente giustificato da un punto di vista strettamente sanitario, potrebbe avere conseguenze notevoli sul commercio internazionale.

Sulla base dei dati del gruppo di lavoro, un limite massimo di 0,05 mg/kg porterebbe all’eliminazione di circa il 3% dei vini, ovvero 7,5 milioni di ettolitri di vino che verrebbero esclusi dal commercio vinicolo internazionale e, in particolare, all'esclusione di una quota importante dei vini fortificati (24%).

Jean-Claude Ruf ha inoltre sottolineato che l’OIV prosegue i suoi lavori al riguardo e che, in particolare, ha già avviato una discussione sulla possibile riduzione del limite attuale (0,15 mg/L) e ha invitato il CCCF a tenere in considerazione i nuovi lavori dell’OIV su questo argomento al fine di evitare in futuro duplicazioni o incoerenze relative limiti potenziali.
Il rappresentante dell’OIV ha fatto presente che l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino ha adottato da alcuni anni diverse raccomandazioni relative al piombo nei vini

Dopo averne discusso, e dopo aver tenuto conto di tutte le informazioni, in particolare quelle menzionate dall’OIV, il CCCF, su proposta della sua presidente, ha deciso di rinviare il dibattito sul limite massimo di piombo nel vino al prossimo anno.

Il gruppo di lavoro presieduto dagli Stati Uniti è stato riconfermato su questo argomento ed è stato spronato a valutare la specificità dei vini fortificati.

Inoltre, il Comitato ha convenuto l’avvio di un nuovo lavoro di revisione del Codice delle pratiche per la prevenzione e la riduzione della contaminazione da piombo negli alimenti, adottato dal Codex nel 2004 (CAC / RCP 56-2004) al fine di integrare i mezzi di riduzione del contenuto di piombo nei vini.

Il CCCF ha deciso inoltre di presentare alla Commissione del Codex per l’adozione finale una riduzione del limite massimo di piombo nel succo d’uva da 0,05 mg/kg a 0,04 mg/kg.

di C. S.