Mondo Enoico 01/05/2015

Analisi dell'impatto ambientale dell'eccedenza di produzione di un vino rosso

In caso di surplus produttivo, avviare una parte del mosto alla produzione di succhi di frutta è una soluzione non solo economicamente conveniente ma anche ecocompatibile con un effettivo risparmio di CO2 da parte della cantina che lo adotta


Scopo del lavoro, all'interno del progetto SuJTe (Studio di fattibilità per la realizzazione di una bevanda innovativa analcolica ad elevato valore nutraceutico con ingredienti naturali locali), è stato quello di confrontare le performance ambientali di due processi produttivi di cantina:
1. lineare/convenzionale in cui tutto il mosto d’uva è utilizzato nella produzione di un vino rosso;
2.complesso/sperimentale in cui una parte del mosto è avviato al settore di produzione dei succhi di frutta, al fine di ridurre le giacenze di vino invenduto e allargare gli sbocchi di mercato della filiera enologica integrandola con altre, sempre del medesimo territorio.

Per definire gli impatti ambientali dei due processi, si è utilizzando un approccio di tipo “Life Cycle Thinking”, cioè uno studio sul ciclo di vita attraverso la metodica “LCA - Life Cycle Assessment”.

LCA (in italiano valutazione del Ciclo di Vita) è un metodo oggettivo di valutazione e quantificazione dei carichi energetici ed ambientali e degli impatti potenziali associati ad un
prodotto/processo/attività lungo l’intero ciclo di vita, dall’acquisizione delle materie prime al fine vita (“dalla Culla alla Tomba”). La rilevanza di tale tecnica risiede principalmente nel suo approccio innovativo, che consiste nel valutare tutte le fasi di un processo produttivo come correlate e dipendenti. LCA ha un ruolo rilevante tra gli strumenti per l’analisi dei sistemi industriali ed è in forte espansione a livello nazionale ed internazionale.

La ricerca è stata condotta in una cantina sita in Piemonte, con capacità produttiva di 200000 hL all’anno, che vinifica diverse tipologie di vino, sia bianco che rosso, e dalla quale si sono ricavati i dati necessari al calcolo degli impatti ambientali.

Dapprima, si è eseguita l'analisi del modello tradizionale per la produzione di un vino rosso da uve Barbera; successivamente s’è provveduto a modellizzare il processo alternativo in cui parte del mosto era avviato ad un’altra filiera produttiva (succhi di frutta), comunque fuori dalla presente analisi.

In questo caso si crea un network tra aziende per la produzione di un nuovo prodotto derivato dalla miscelazione di mosto d’uva (in questo caso uva rossa) e puree di frutta sempre da coltivazioni locali.

Lo studio ha dimostrato che il modello alternativo consente un effettivo risparmio di CO2 da parte della cantina che lo adotta, oltre a fornire una concreta e nuova alternativa d’uso del mosto d’uva.

Con future ricerche sarà possibile approfondire e completare l’analisi ambientale e capire se le emissioni risparmiate sono superiori o inferiori a quelle necessarie alla produzione di succhi di frutta, non valutata in questa esperienza.

Con il modello proposto, si riduce il rischio di vino invenduto perché si fornisce al mosto una nuova destinazione, con conseguente diminuzione di costi per la produzione del vino e si annullano quelli relativi allo smaltimento delle eccedenze. Per il produttore si creano nuovi sbocchi di mercato, creando proficue connessioni con altre aziende andando a migliorare la resilienza anche economica del tessuto produttivo locale.

di Maria Carla Cravero

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