L'arca olearia 02/09/2006

IL RAME CONTRO LA MOSCA DELLE OLIVE, OVVERO COME AUMENTARE LA MORTALITA’ LARVALE CON PRODOTTI AD AZIONE ANTIBATTERICA O BATTERIOSTATICA

Bactrocera olaea è in simbiosi con diverse specie di batteri dei quali si nutre e a cui è dovuta, almeno in parte, la digestione delle giovani larve. Ridurre sensibilmente la popolazione batterica nell’oliveto può produrre una forte mortalità a carico dei primi stadi di sviluppo della mosca, ma a che prezzo?


Nella lotta contro la mosca delle olive si applicano ogni genere di ingegnosi sistemi, alcuni dei quali decisamente fantasiosi, come l’appendere sardine maleodoranti o bottiglie piene di misture composte di inconfessabili ingredienti.
Esistono pure dei mezzi più canonici che riscuotono attenzione e consensi. Tra questi l’uso di prodotti ad azione battericida o batteriostatica, in primis il rame.
Sebbene vada ricordato che il rame non è un insetticida e pertanto non presenta alcuna efficacia diretta contro l’adulto o le larve di mosca delle olive, esso può essere un valido coadiuvante nella lotta contro Bactrocera oleae.

La mosca delle olive trae infatti notevoli vantaggi dalla presenza dei batteri sulle foglie e rami d’olivo, perché questi organismi rappresentano un alimento per gli adulti, oltre ad essere utili per i processi digestivi delle giovani larve.
Già nel 1909, Petri scoprì, proprio nella mosca delle olive, la presenza di una dilatazione sacciforme stomodeale caratteristica in cui evidenziò la presenza anche di Pseudomonas savastanoi, l'agente della rogna dell'olivo. Nel medesimo lavoro l'autore ipotizzò che i batteri fossero trasmessi durante l’ovideposizione.
E’ inoltre noto che la somministrazione di antibiotici nella dieta artificiale della mosca delle olive, produce rallentamenti nello sviluppo e mortalità larvale nei discendenti. Anche l'uso di prodotti rameici come il solfato di rame, l'idrossido rameico o altri prodotti come la formaldeide o l'ipoclorito di sodio, applicati sulla superficie delle olive determinavano, in esperienze di laboratorio, inibizione sull'accrescimento larvale.

Recenti studi in Toscana, così come in Puglia ed in altre realtà hanno messo in evidenza la validità del trattamento rameico per inibire, o quantomeno rallentare, la maturazione delle uova e l’ovideposizione, oltre che per produrre una certa mortalità a carico degli stadi larvali più giovani.
Il rame, al pari di altri prodotti quali la calce, il caolino, il silicato e l’estratto di aglio, sembra inoltre avere un effetto repellente tale da indurre la mosca a non ovideporre sulle olive trattate.

Una metodica non risolutiva
E’ necessario sottolineare come l’utilizzo di prodotti rameici non possa essere un’alternativa a metodi di lotta più tradizionali e consolidati, poiché, sebbene in grado di ridurre l’infestazione, non riesce a contenerla a livelli economicamente e qualitativamente accettabili.
Nel 2000 una prova a Canosa di Puglia (BA) ha evidenziato come, a pochi giorni dalla raccolta, la tesi trattata ogni due settimane circa con rame avesse un grado d’infestazione del 52%, inferiore certo al 73% della tesi non trattata. Un risultato però tutt’altro che soddisfacente.

Problemi di ecocompatibilità
Per una buona copertura delle olive e affinchè il rame esplichi la sua doppia azione, repellente e battericida, occorrono dosi di rame non trascurabili.
Per la sperimentazione in Puglia veniva, ad esempio utilizzato per ogni trattamento, 1,5 Kg/Hl di poltiglia bordolese (rame al 13%).
Vi è quindi la legittima preoccupazione, proprio in un momento storico in cui si cerca di limitare l’impiego di prodotti rameici anche in viticoltura, che tale tecnica presenti un impatto ambientale non trascurabile, almeno in areali dove la mosca è particolarmente attiva e compie più generazioni durante la stagione di crescita delle olive.
Giova infine ricordare che il rame è un prodotto che agisce per contatto e che è facilmente dilavabile. Le piogge potrebbero quindi costringere a moltiplicare, oltre il ragionevole, il numero di trattamenti.

Conclusioni
Il rame può svolgere un ruolo di contenimento nei confronti della mosca dell’olivo, agendo come inibitore delle simbiosi batteriche. Si tratta comunque di un sistema di lotta non risolutivo, soprattutto in aree dove Bactrocera oleae è maggiormente attiva e presente.
La metodica più efficace prevede interventi molto tempestivi, già a livelli di infestazione attiva inferiori al 5%.

di Alberto Grimelli