L'arca olearia
L'impollinazione artificiale dell'olivo, un'opportunità per le annate di scarica

Le temperature superiori ai 22-25°C. molto frequenti in questi ultimi anni durante la fioritura, tendono a ridurre la percentuale di allegagione. Occorre quindi considerare anche soluzioni tecnologiche per ridurre l'alternanza di produzione e aumentare la produttività e redditività degli oliveti
26 maggio 2017 | Claudio Cantini
Come in altre colture anche in olivicoltura si è iniziato a parlare della possibile applicazione dell’impollinazione artificiale di cui abbiamo dato notizia in precedenti articoli. Presso l’Azienda Sperimentale Santa Paolina dell’IVALSA CNR di Follonica si è svolta una giornata tecnica per approfondire questo tema e fare il punto sulle conoscenze relative all’impollinazione e fecondazione dell’olivo. L’incontro è stato organizzato nell’ambito del Gruppo Operativo OLIMPOLLI “Aumento Della Produttività Agricola Attraverso L’impollinazione Artificiale” finanziato dalla Regione Toscana sul Bando PSR 2014 -2020. Obiettivo del Gruppo Operativo, capitanato dal Centro Assistenza Imprese Coldiretti Toscana con il supporto scientifico del CNR e dell’Università di Siena è quello di prendere in considerazione pro e contro dell’impollinazione artificiale e valutarne la possibile applicazione pratica su larga scala all’interno delle aziende toscane.
Numerosi gli interventi che si sono susseguiti: l’IVALSA ha illustrato le problematiche relative alla fattibilità pratica degli interventi prendendo in considerazione modalità di raccolta, conservazione e redistribuzione del polline, i ricercatori del dipartimento di Scienze della Vita hanno spiegato ai presenti la botanica e la fisiologia dell’impollinazione e della fecondazione dell’olivo esponendo le criticità dovute alla autosterilità di molte varietà coltivate.
Nella mattinata sono state esposte inoltre le esperienze triennali fatte da Aipol nella zona gardesana ed il presidente dell’associazione ha ricordato la peculiarità delle zone dove è stata effettuata fino ad adesso l’impollinazione artificiale, caratterizzata da piccoli impianti, spesso isolati da altri oliveti, ad alto reddito. All’evento erano presenti anche aziende che forniscono già servizi agli agricoltori e i partecipanti hanno potuto assistere ed eseguire raccolta e distribuzione di polline negli oliveti, assistere a prove eseguite con droni e discutere con i fornitori dei diversi servizi pro e contro di tali modalità di applicazione.
All’interno del laboratorio dell’IVALSA erano esposti al pubblico alcuni kilogrammi di polline di olivo in essicazione raccolto da una ditta della Repubblica Ceca (Pharmallerga) che esegue questo servizio per le ditte farmaceutiche di tutto il mondo.
La discussione finale, alla quale hanno partecipato i numerosi imprenditori agricoli presenti, ha infine fatto il punto su quanto emerso nel corso dell’intera giornata.
L’impollinazione artificiale in olivo è una tecnica sicuramente realizzabile con modalità e mezzi che devono essere messi a punto e modulati azienda per azienda e che quindi deve fare i conti con le diversità presenti sui territori. Certamente potrebbe essere più utile in zone dove esistono forti specializzazioni culturali quali ad esempio in Toscana la zona dell’Amiata dove predomina l’Olivastra Seggianese con pochi impollinatori presenti e con epoca di fioritura sfalsata nel tempo rispetto alle zone limitrofe.
L’impollinazione artificiale non può probabilmente essere risolutiva nelle annate di forte carica produttiva naturale ma potrebbe portare benefici soprattutto nelle annate di scarsa fioritura anche riducendo l’alternanza come esposto dei primi risultati delle zone lombarde.
Dal punto di vista fisiologico, come sottolineato anche da una ricercatrice della Scuola di Sant’Anna specializzata in fecondazione dell’olivo, si deve tener presente che in questa pianta, a differenze di altre specie frutticole, tra il momento dell’arrivo del polline sul fiore e l’effettiva fecondazione passano molti giorni e che gli andamenti stagionali quali le piogge o le alte temperature possono fortemente influenzare gli esiti.
Le temperature superiori ai 22-25°C. molto frequenti in questi ultimi anni durante il periodo di fecondazione tendono a ridurre la percentuale di allegagione.
L'atro problema pratico è l’individuazione del miglior polline per le varietà di interesse dato che il grado di fertilità cambia varietà per varietà e non per tutte si conosce il migliore impollinatore. Da tutti i partecipanti è infine emerso il problema dei costi/benefici che questa tecnica potrebbe portare ad una coltivazione già soggetta a problemi economici e con scarsa remunerazione del prodotto.
La conclusione è quella per la quale è nato in realtà il Gruppo Operativo: al termine dei lavori dei partecipanti al progetto la parola passerà alle aziende che associate in un progetto integrato di filiera (PIF) potranno, in caso di finanziamento, eseguire direttamente gli interventi nelle modalità individuate per almeno due-tre anni valutando anche dal punto di vista economico il costo e l’eventuale beneficio. L’interesse immediato più forte è emerso tra gli agricoltori della zona amiatina dove l’alternanza di produzione è elevatissima e dove effettivamente, considerando tutte le problematiche esposte nel corso dell’incontro, gli interventi, perfino con i droni, potrebbero dare subito risultati interessanti come successo nella prima prova eseguita su monocoltura di Leccino in nord Italia.
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