L'arca olearia 08/01/2015

L'Efsa mette in guardia contro l'uso sistematico di insetticidi contro Xylella fastidiosa

L'Efsa mette in guardia contro l'uso sistematico di insetticidi contro Xylella fastidiosa

In un parere dell'Autorità per la sicurezza alimentare palesato il rischio di impatti ambientali per l'uso intensivo di insetticidi. Xylella fastidiosa ha molti ospiti, tra cui molte piante selvatiche e coltivate, comuni nell'areale mediterraneo


L’Efsa ha eseguito una valutazione del rischio fitosanitario e delle possibili misure di riduzione del rischio da Xylella fastidiosa, batterio che ha colpito parecchie migliaia di ettari di oliveti in Puglia.

Xylella fastidiosa, che ha interessato oltre 300 specie di piante sia coltivate che spontanee nel mondo, viene trasmesso da alcuni tipi di insetti, le “sputacchine” e le “cicaline”, che si nutrono di linfa grezza.

Tutti gli insetti che si nutrono di linfa xilematica sono potenziali vettori, non quindi solo Philaenus spumarius (Hemiptera: Aphrophoridae), un polifago diffuso in tutta l'area, identificato come vettore in Puglia.

La probabilità di ingresso di Xylella fastidiosa da paesi in cui ne è riportata la presenza è molto alta se consideriamo le piante infette, molto più basso se invece si prendono in considerazione gli insetti vettori.

Secondo l'Efsa è quindi “molto probabile” che Xylella fastidiosa si diffonda in Europa, diventando endemica, con conseguenze importanti a causa dei cali produttivi e delle costose misure di controllo da adottare.

Nonostante questo l'Efsa mette in guardia dall'uso sistematico di insetticidi per il controllo degli insetti vettori per il possibile impatto ambientale.
Secondo l'Autorità per la sicurezza alimentare è necessario un approccio integrato che parta dai vivai, con produzione di piantine in serre schermate e termoterapia.

L’Efsa ha infine raccomandato di proseguire e intensificare le attività di ricerca sulla gamma dei possibili organismi ospite, sull’epidemiologia e sul controllo della Xylella fastidiosa in Puglia, dove si è sviluppato l’unico focolaio dell’Unione europea.

di C. S.